Venezia-Trieste, il giorno dopo: l’approccio biancorosso è da applausi
Ok, alzi la mano chi pensava alla vigilia di arrivare punto a punto con la corazzata Umana, alla prima di campionato. Nessuno? Bene, mi accodo pure io alla schiera. Perché non c’era una, e dico una, variabile pre-partita che poteva pendere da parte giuliana. E di per sé, chiudere solo sotto di cinque lunghezze alla fine, dopo un match in cui Trieste ha condotto per buona parte, è davvero un buon affare. E che paradossalmente presenta anche qualche recriminazione.
L’approccio mentale giusto e il pensiero che presentarsi al Taliercio come vittima sacrificale avrebbe fruttato almeno un ventello finale di divario tra le due squadre: nel ko di ieri sera non arrivano i due punti, ma qualcosa che va al di là delle più rosee aspettative. La banda biancorossa ha risposto presente nella maniera giusta, dopo un pre-campionato dove spesso si è guardato più ai limiti strutturali di questa squadra piuttosto che alle potenzialità. Premesso che i primi quaranta minuti poco possono dire, se non dare solo alcune semplici indicazioni post esordio stagionale ufficiale, il giorno dopo la sconfitta con onore contro i campioni d’Italia è di quelli che se non ti fanno alzare col sorriso dal letto, poco ci manca. E quel retrogusto amaro di un match sfumato nel momento-chiave, che ci ha accompagnato lungo tutta la A4 dopo la serata veneziana, prende il posto alla positività. Perché vedere Justice fare già il… giustiziere (segnatevelo: molti ultimi tiri passeranno dalle sue mani, nel prossimo futuro), vedere il tanto vituperato duo Cooke-Mitchell fare onestamente il proprio lavoro in pitturato (anzi, a rimbalzo Trieste ha addirittura vinto contro la squadra di De Raffaele) e il “pulcino” Elmore non farsi intimorire nell’uno contro uno offensivo, gettandosi spesso e bene in penetrazione (ma molto di più dovrà fare nella costruzione di gioco, perché spremere Fernandez in cabina di regia avrà effetti potenzialmente nefasti, più avanti…) non sono certo cose da lasciare dentro a un cassetto.
La verità è una sola: che la Pallacanestro Trieste, senza Strautins e senza Jones (e su quest’ultimo, dispiace e non poco non averlo avuto a disposizione: la speranza è di non vedere più autogol e leggerezze del genere, da parte di chi in società si occupa di tesseramenti…) ha davvero fatto paura all’Umana. E se è vero che una gara del genere, come tante come questa, si “prepara” da sola perché sai che non puoi minimamente permetterti di essere molle sul parquet del vetusto Taliercio, dall’altra presentarsi alla prima di campionato con questa convinzione nei propri mezzi non era affatto scontato. Ci siamo sorpresi dunque a vedere spesso i biancorossi mettere alle corde i lagunari nei quaranta minuti di Mestre. Cosa è mancato nel finale? Sicuramente l’energia nervosa e fisica per poterla portare a casa, così come quella gestione poco accorta del vantaggio che ha finito poi con l’essere la vera nemica di Trieste. Ma ci sarà modo e metodo di rimediare, già domenica contro Varese. E guai a pensare che sarà una gara facile, guardando ciò che i nostri prossimi avversari hanno “non fatto” nel -22 rimediato ieri sera in casa contro Sassari.
Resettare tutto, ripartire da zero e regalarsi la prima gioia dell’annata: gli ingredienti per la “prima” all’Allianz Dome sono già sul taccuino giuliano. E con i più di 4000 persone a incitarti all’ora di cena, è e sarà sempre un bell’andare.
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