Valentina Primossi, il bilancio di un anno “canadese” a Cape Breton University
25 ore di viaggio d’andata. Sensazioni, durante il “coast-to-coast”, del tipo “Chi me l’ha fatto fare?”. Ma, immediatamente dopo, la soddisfazione di aver probabilmente fatto la miglior scelta possibile.
Valentina Primossi, dopo aver calcato i parquet triestini e rivieraschi, la scorsa estate ha voluto mettersi in gioco. E lo ha fatto con una sorta di triplo salto mortale senza rete di sicurezza: una scelta quasi al buio, quella di volare oltre oceano e di piantare le tende in Canada, per un’esperienza che ti cambia letteralmente la vita. “Alla fine della scorsa stagione agonistica fui chiamata da FIBA Europe, che a sua volta mi fece contattare dal mio attuale allenatore canadese che era interessato al mio profilo: l’idea di poter continuare giocare a basket, unita all’ottenimento di una borsa di studio sportiva e alla possibilità di proseguire gli studi, era un qualcosa da non farsi sfuggire. Accettai dunque all’istante, senza pensarci due volte”.
Oltretutto, il corso di 4 anni in “Common Law” e il conseguente congelamento della carriera di giurisprudenza già intrapresa all’Università di Trieste, darà in futuro a Valentina la possibilità di ottenere due lauree distinte. Farlo, con l’opportunità di avere la palla a spicchi tra le protagoniste della propria giornata al campus, diventa sicuramente un’opzione non trascurabile: a Cape Breton University (in Nova Scotia), l’ex SGT e Interclub ha sicuramente trovato…l’America. “Sono entrata a far parte delle Capers, la squadra del college dove studio. Siamo un team giovane, con tanta voglia di crescere ma soprattutto con un profondo legame di amicizia: di fatto, mi sono trovata benissimo sin da subito. La nostra è una sorta di “squadra-famiglia”, con cui condividi tutti i momenti della giornata, dallo studio al gioco in palestra. Proprio questa particolarità ci ha permesso di creare un gruppo fantastico e di diventare amiche nel vero senso della parola”.
Di stimoli, Valentina durante il suo primo anno a Cape Breton ne ha avuti a bizzeffe: dai quintetti-base conquistati, all’inno nazionale canadese che le è risuonato nelle orecchie alla stessa stregua della più dolce delle litanìe, sino alle mascotte che le scorrazzavano davanti agli occhi e ai “back-to-back” fatti durante le trasferte con i pullman di squadra, dotati di connessione Wi-Fi…”E’ innegabile: è stato tutto fantastico, con un’esplosione di sensazioni positive mai provate prima”, commenta Primossi: “Lì si vive la pallacanestro in un modo diverso dal nostro, sia a livello dei tantissimi tifosi che popolano gli spalti ad ogni partita, che per il modo di giocare che si discosta profondamente da quello di casa nostra. La fatica degli allenamenti molto duri fatti durante la preparazione, con sedute anche al mattino presto, passa però in secondo piano quando trovi un ambiente del genere”.
In tutto questo “paradiso terrestre”, c’è però una piccola – e naturale – nota dolente: la lontananza dai propri affetti. “Sicuramente la mia famiglia e i miei amici più cari mi sono un po’ mancati, ma per fortuna Internet e Skype ci ha aiutato a restare in contatto e a lenire la mia personale nostalgia di casa”, afferma Valentina. “Anche in questo caso, il gruppo di amici canadesi mi ha agevolato tantissimo nel vivere nella maniera giusta questa esperienza: per questo, non finirò mai di ringraziarli per il calore con cui mi hanno letteralmente coccolato in questo primo anno”.
In attesa di riprendere il proprio cammino nel paese della foglia d’acero, “Vale” si gode sino ad agosto un periodo tra le mura domestiche triestine: ma il pensiero ricorrente è proiettato nuovamente a Cape Breton. “Ri-abbracciare le mie compagne di squadra, assieme a coach McKenzie e a tutto l’entourage dei Capers, diventa davvero il desiderio più bello nell’immediato”. Valentina Primossi ha mai fatto un pensierino a…piantare definitivamente le tende in Nord America, e magari costruire lì la propria famiglia? “Perché no – conclude l’atleta – “ma c’è tempo per pensare a questo”.
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