Trieste, devi crescere ancora tanto. Ma qualche buon segnale è comunque arrivato
Diciamocela tutta: vincere così un derby vale doppio. Ma quanto quel 57-54 di ieri sera potrà realmente spostare l’ago del barometro ben lontano dai punti interrogativi di inizio stagione, lo scopriremo strada facendo. Di fatto – e alla fine va bene così, perché è giusto che l’eco del risultato di ieri contro l’Apu si propaghi ancora per un po’ – per la Pallacanestro Trieste due punti catturati in questa maniera sono grasso che colano. E guardando a ciò che accadeva qualche settimana fa, tra la “ripassata” data dalla Fortitudo a Valmaura e la poco convincente prestazione con annessa sconfitta sette giorni dopo a Verona, è evidente che le ultime “W” con Piacenza e Udine hanno rimesso in marcia una squadra biancorossa che sembrava sfiduciata. E che di riffa o di raffa è tornata a regime con i ritmi delle prime della classe, pur sapendo perfettamente di non brillare ancora di luce propria.
Non nascondiamoci dietro un dito: la Trieste di Jamion Christian dovrà lavorare ancora tanto per trovare una quadra necessaria per essere tra le migliori della classe. Ma indubbiamente, se c’era un segnale da lanciare, i giuliani lo hanno fatto sia al PalaBanca mercoledì scorso che al PalaTrieste ieri. Non belli da vedere, certo, ma la crescita di squadra passa inevitabilmente anche da vittorie come quelle di ieri. Sporche ma terribilmente utili, di quelle che cementano un gruppo che sembrava già in balia di se stesso. E con protagonisti diversi (lo era stato Filloy a Piacenza, a suo modo lo è stato Brooks ieri con quella tripla che ha tirato giù mezzo palazzo dello sport), perché di zampate improvvise e importanti ne servono tante anche in serie A2.
La strada è lunga e tortuosa, c’è un altro derby che attende i biancorossi domenica prossima contro una Cividale ben nota per essere da sempre una sorta si mina vagante. Ma al tempo stesso forse val la pena godersi ancora per un attimo l’orgoglioche questo team ha fatto vedere negli ultimi passaggi, così come quella sorta di insperato killer instinct trasudato nelle fasi decisive degli 80 minuti di gioco che ci siamo messi alle spalle. Certo, conta recuperare tante individualità ancora non all’altezza della situazione, ,a in questo momento, con così tanti sorci verdi già passati davanti, era tutt’altro che scontato rimettere velocemente la barra dritta a livello di risultati positivi. E da qui si può ripartire, perché in mezzo ai tanti passaggi a vuoto questo team dimostra sicuramente di avere un’anima. Per il “basket champagne” c’è ancora da attendere…
(da Citysport.News di lunedì 6 novembre 2023)
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