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È disponibile online, sulla pagina ufficiale Facebook del settimanale sportivo City Sport, la puntata speciale del Tiggì – condotta da Alessandro Asta con ospite Raffaele Baldini – tutta dedicata al derby che domenica 15 aprile vedrà protagoniste Alma Trieste e Gsa Udine:

 

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Non ci si inventa niente, parlando dei possibili scenari di un derby: ovverosia, una partita che sfugge a qualsiasi tipo di schema, scritto o non scritto. La Trieste-Udine che farà il pienone domenica all’Alma Arena crea poche eccezioni alla regola, soprattutto perché arriva in un momento di campionato in cui – a 80 minuti secchi dalla fine della regular season – i giochi non sono fatti né per i giuliani, tantomeno per i bianconeri friulani.

Ecco quali sono, da ambo le parti,  gli elementi che potrebbero spostare l’ago della bilancia da una parte o dall’altra:

ALMA TRIESTE

  1. L’IMBATTIBILITÀ CASALINGA BIANCOROSSA -> 558 (cinquecentocinquantotto, per esteso): è il numero di giorni consecutivi in cui il palasport di Valmaura, all’interno della stagione regolare, non viene violato da una formazione diversa da quella triestina.Sono cambiate le squadre, così come gli obiettivi prefissati a inizio di ogni campionato, ma il trend in via Flavia non è mutato minimamente: la poco rilassante sensazione di cadere in una vasca piena zeppa di piranha è una sorta di abitudine che nell’ultimo anno e mezzo ha accompagnato tante malcapitate avversarie dell’Alma. E anche qui scopriamo l’acqua calda nell’affermare che – di quei attuali 42 punti in classifica a Est – 28 sono il fatturato del “14-0” di record interno: ben più di una semplice polizza assicurativa per Trieste. In barba anche al numero esponenziale di infortuni stagionali.
  2. IL PUBBLICO -> altra “cosina” più ovvia del fatto che ogni giorno, sul colle di San Giusto, sorga il sole. Il muro biancorosso fa sempre la differenza, in ogni ambito. E sicuramente lo farà anche domenica prossima contro la Gsa, poiché è ormai scientificamente provato che il “sesto uomo” all’Alma Arena è da molto tempo l’elemento che si unisce in maniera indissolubile con la squadra di Eugenio Dalmasson. Alla stessa stregua di un atomo di ossigeno che si lega a due di idrogeno…16300227_1302130379845553_4601289315268426440_o
  3. QUEL PRIMO POSTO ASSOLUTO A PORTATA DI MANO -> Domenica nella Venezia Giulia si potrebbe festeggiare ben più di una semplice vittoria in un derby. Perché combinazioni astrali favorevoli (unite al ben più serio quoziente canestri che sorride a Trieste, volgendo lo sguardo verso le prime della classe a Ovest) metterebbero il sigillo notarile sulla casella numero 1 della griglia play-off. Che, per un Alma che tanto ha faticato (e anche perso punti) in trasferta nel girone di ritorno, è indiscutibilmente un valore aggiunto non indifferente per tutto quello che vedremo dal 29 aprile prossimo in poi.Ecco allora che i due punti contro Udine fanno davvero venire maggiormente l’appetito, confidando che nelle migliori delle situazioni Trieste potrà andare poi a Montegranaro quasi in…ciabatte. E tirare un pochino il fiato, prima del rush finale di post-season, diventa sì un bel valore aggiunto.

GSA UDINE

  1. L’IMBATTIBILITÀ CASALINGA BIANCOROSSA -> No, non è un errore di copia/incolla di quanto già scritto sopra. È che a Udine ci sperano eccome, che si possa far saltare il banco dell’Alma Arena proprio in occasione del derby, nonostante il filotto aperto giuliano sembra non concludersi mai. E, come disse un po’ di tempo fa Ethelda Bleibtrey, nuotatrice statunitense che vinse 3 medaglie d’oro alle olimpiadi di Anversa 1920:


    I record sono come le bolle. Scompaiono velocemente.

     

    Le bamboline voodoo con annessa canotta giuliana sono già in vendita in Friuli e dintorni, ne siamo certi. Ma alla Gsa servirà anche qualcosa in più per vincere a Trieste, e qui ci colleghiamo al punto successivo…

  2. TROY CAUPAIN -> Buona parte degli occhi saranno su di lui. Primo, perché a parte i video su YouTube, del prodotto cresciuto ai Cincinnati Bearcats si sa pochino (se non che tira discretamente, sa prendersi anche un buon numero di rimbalzi e possiede una spiccata abilità nel passare bene la palla in transizione). Secondo, perché il play di stanza sin poco tempo fa ai Lakeland Magic potrebbe essere la pescata giusta in un contesto che ha perso per strada la fiducia dei mesi migliori.

    Saprà un newyorkese classe 1995 ridare a Udine la leadership che Rain Veideman – prossimo nel contesto Gsa a essere…”rottamato” –  non è stato in grado di fornire ai bianconeri nell’ultimo periodo? Di certo, il rischio che il nuovo play americano diventi domenica per l’Alma il pericolo pubblico numero uno è tangibile.os-pictures-orlando-magic-player-troy-caupain--014

  3. L’ORGOGLIO FRIULANO NELLE SFIDE CONTRO TRIESTE -> Tre sconfitte di fila e un coltello tra i denti: Udine è in piena corsa per i play-off, ma la brusca frenata intercorsa proprio prima del prossimo derby ha raffreddato gli entusiasmi. E arrivare a giocarsi (quasi) tutto all’ultima di campionato per staccare il biglietto per la post season è roba che dalle parti del “Carnera” nessuno vuole correre il rischio.

    Anche il magazziniere dell’Apu sa bene che uscire domenica sera dall’Alma Arena con i due punti in tasca sarà impresa titanica: ma c’è sempre quello smisurato orgoglio su lato bianconero – nelle partite contro i rivali biancorossi – che può diventare il propano per incendiare sportivamente una sfida come quella di Valmaura. Lo è sempre stato storicamente, lo sarà sicuramente anche in questo appuntamento. Perché il pensiero di potenziali caroselli friulani strombazzanti, da Via Miani sino al casello di Udine Sud, fa venire l’acquolina in bocca a tutti quelli con sciarpe Gsa… 

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Importante per l’Alma, quasi fondamentale per Udine: il derby di per sé non è mai una sorta di sfida “scapoli contro ammogliati”, tantomeno lo sarà la partita che domenica prossima riempirà le tribune dell’astronave di Valmaura. Su sponda friulana si respira sin da adesso l’aria dell’attesa, poco mitigata da un finale di stagione in cui la Gsa si sta complicando la vita da sola: ne è consapevole Davide Micalich, general manager e a.d. dell’Apu.

Micalich, arrivate dunque allo scontro più atteso del campionato con qualche difficoltà di troppo: ve lo aspettavate? «Decisamente no. Siamo un po’ col fiatone dopo un girone di andata più che positivo: nelle ultime settimane pensavamo che il peggio fosse ormai alle spalle, obiettivamente però ci stiamo trascinando troppo nel cercare di blindare una posizione per i play-off. Certamente paghiamo a caro prezzo sconfitte sanguinose come quella casalinga contro Bergamo: ora continuiamo a lavorare, le somme le tireremo solamente alla fine».

È evidente che, nel momento-no, abbiate cercato costantemente di cambiare rotta. E qualcosa è arrivato ultimamente dal mercato. «L’arrivo di un giocatore come Troy Caupain è da considerarsi propedeutico dopo un’analisi attenta che è stata fatta nell’ultimo periodo. Per qualche settimana abbiamo preferito rimanere con questi effettivi finché la situazione ce lo permetteva, poi ci siamo resi conto che dovevamo fare qualcosa. Abbiamo rinnovato la fiducia a coach Lino Lardo, sapendo che un cambio in panchina a poche giornate dal termine non avrebbe portato alla scossa desiderata. E dopo aver constatato che Veideman sta facendo molta fatica rispetto alla scorsa annata, la scelta è ricaduta su un atleta che ha fatto molto bene in G League e che saprà ritagliarsi un ruolo da protagonista anche da noi. Chissà, magari già contro l’Alma…».

A proposito di derby: è anche una sfida tra diverse tifoserie. La vostra, dopo alcune partite infelici, ha raffreddato un po’ il proprio entusiasmo…«A Udine stiamo vivendo di euforia, dopo essere ripartiti dalla C sino alla A2. Io credo che, al di là dei risultati non brillantissimi dell’ultimo periodo, i nostri supporters non faranno mancare il proprio apporto domenica prossima. Un derby è sempre memorabile, per coreografia e per il calore che entrambe le tifoserie sanno sprigionare. L’importante è fermarci agli sfottò, per poi andare tutti insieme a bere una birra a fine partita: è questo ciò che conta».

E Trieste, come la vede? «Ho grande rispetto per l’Alma e per quello che ha saputo costruire in questi mesi: conosco Mario Ghiacci per averci lavorato molto bene assieme in passato, c’è l’entusiasmo di Gianluca Mauro e la forza di una proprietà che sta investendo forte. Si vede ad occhio nudo che le cose sono cambiate rispetto a solo qualche stagione fa. E anzi: nel momento in cui saremo fuori dai giochi, farò il tifo proprio per Trieste».

Come si affronta una squadra che, in casa durante la regular season, non perde un colpo all’Alma Arena da un anno e mezzo? «Con la consapevolezza che sul proprio parquet Trieste è quasi imbattibile, per organico e per la forza dei tifosi: il pronostico pende dalla loro parte, ma è anche vero che abbiamo bisogno di riaccenderci. E non esiste un’occasione migliore per tentare di fare uno sgambetto all’Alma proprio a Valmaura: sono convinto che, indipendentemente dalla difficoltà del match, una bella fetta di play-off passa per noi proprio da un risultato positivo nel derby. Giocando senza pressioni, possiamo fare il colpaccio».

Chi vede come favorita per il salto di categoria? «Senza mezzi termini, la squadra che arriva prima in assoluto in regular season. E se a farlo sarà Trieste, far saltare il fattore-campo sarà difficile per tutti».

(da City Sport, lunedì 9 aprile 2018)

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Mettiamola così: se il Memorial “Piera Pajetta” – ultima parentesi pre-stagionale prima della Supercoppa LNP – doveva dare un briciolo di conferme all’Alma, un concetto su tutti balza fuori dopo la “due giorni” friulana: la necessità da parte di Trieste di aver dovuto nuovamente ricorrere a una sorta di metamorfosi kafkiana per evitare un esaurimento nervoso, causa l’ennesima tegola sul fronte degli acciacchi (in questo caso, i soli cinque minuti scarsi sul parquet di Janelidze, a riposo forzato per qualche noia alla schiena). Alla fine della fiera, i giuliani escono dal rinnovato “Pala Carnera” con un terzo posto nel torneo e paradossalmente con la consapevolezza di aver ancora una volta stretto i denti senza praticamente mai perdere la bussola: anche così si può crescere di squadra, in barba ai problemi.

“BLACK FRIDAY” A METÀ Non è un caso che il “Pajetta” tinto di biancorosso possa essere trasversalmente diviso in due parti distinte: quella della sconfitta contro la Bondi di venerdì è sicuramente il lato più sbiadito del week-end di gare a Udine, con un’Alma che per quaranta minuti ha corso prevalentemente sulle uova, quasi col timore di non farsi ulteriormente male sul piano fisico e mai realmente capace di cambiare registro in ambito dell’inerzia. Da un Fernandez tornato a essere “umano” e a prendere fiato, non riuscendo di fatto ad orchestrare con la consueta perizia la squadra sul parquet, a un complessivo 33% di realizzazione dal campo che ha denotato la difficoltà di Trieste ad andare a canestro. E – nota curiosa, ma che delinea perfettamente lo stato di emergenza sul piano delle rotazioni – passando anche per un quintetto che definire sperimentale è poco: Prandin, Baldasso, Loschi, Green e Coronica (col capitano biancorosso a fare da “5”) tutti assieme appassionatamente nell’ultimo quarto, è una “configurazione” difficilmente ammirabile e ripetibile in futuro. Con il solo Cittadini a cantare e portare la croce in pitturato (peraltro molto bene, sia con Ferrara che con Forlì), era naturale non aspettarsi un basket-champagne. Ma c’è un punto a favore per i giuliani: l’aver retto l’urto in difesa contro Hall e soci, vincendo la lotta a rimbalzo e chiudendo la contesa con un +30 nella valutazione totale. Una magia? Niente affatto: si è visto tanto spirito di sacrificio che, al netto del match in chiaroscuro, può far brillare gli occhi dello staff tecnico. E tutto questo vale molto di più di una sconfitta di misura, patita peraltro solo nei secondi finali.

I SORRISI POST-FORLÌ Dai “dolori” alle piccole “gioie”: cambiare registro nel giro di 24 ore non è facile per nessuno, figuriamoci per una Trieste come quella attuale che senza Bowers e Da Ros perde parecchi punti di riferimento su entrambi i lati del campo. Eppure l’Alma, nel match di sabato sera contro l’Unieuro dell’ex DiLiegro (a proposito, il centro di Lexington ha messo a posto anche il tiro dalla lunga distanza, oltre alla consueta efficienza in semi-gancio…), fa rispuntare bello come il sole quel fuoco sacro di una squadra che ha tanto orgoglio innato nel proprio DNA. Badate bene: anche in questo caso siamo lontani dalle prestazioni migliori, ma i pezzi del puzzle sparpagliati contro Ferrara si sono uniti in un colpo solo: con Cavaliero che torna ad essere uno dei leader della squadra, assieme al “solito” Green che realizza 21 dei 23 punti negli ultimi venti minuti dopo aver sonnecchiato nel primo tempo e a un Bobo Prandin che – tra serpentine in penetrazione e la buona mano dalla lunga distanza – diventa un rebus per la poco attenta difesa forlivese, ecco come l’intera squadra biancorossa ritrova una piccolissima quadratura del cerchio. Con una chicca annessa: la “2-3 bulgara” in difesa che, seppure solo per qualche azione, può rappresentare qualcosa di assolutamente nuovo nelle logiche di squadra. E che magari un bel giorno potrebbe essere riproposta…

ROAD TO…ALMA ARENA Come va interpretata la prima, vera parentesi di stagione in Supercoppa nel prossimo fine settimana? Una ricetta c’è: quella di onorare la competizione senza la pressione di dover arrivare per forza di cose sino in fondo. Che tradotto non significa necessariamente prendere sottogamba la competizione, ma di vederla invece come una tappa importante di avvicinamento al campionato. Si va in campo sempre per vincere, è palese: ma nell’Alma odierna c’è anche la volontà di costruire l’identità giusta. E l’evento dei prossimi giorni diventa perfetto per scoprire cosa Trieste vuol fare da grande.

(da City Sport, lunedì 18 settembre 2017)

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Dopo la vittoria nel torneo “Alfiero Bettarini” di Lignano , per l’Alma Pallacanestro Trieste è tempo di nuove amichevoli estive: i prossimi impegni in calendario per la formazione allenata da Eugenio Dalmasson saranno targati BSL, nel tradizionale torneo estivo di Grado organizzato da “Piubello Sport” che, nella sua quindicesima edizione, si sposta al palazzo dello sport di Monfalcone (precisamente alla palestra polifunzionale di Via Powell).

Questo il calendario delle partite in programma nel week-end del 9 e 10 settembre 2017:

Sabato 9 settembre 2017

ore 18.00
KK SKRLJEVO – GSA UDINE

ore 20.00
FORTITUDO AGRIGENTO – ALMA TRIESTE

Domenica 10 settembre 2017

ore 18.00
FINALE 3°-4° posto

ore 20.00
FINALE 1°-2° posto

Il costo del biglietto giornaliero – valido per entrambe le partite di giornata – è fissato a 15,00 Euro.

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Dopo il primo scrimmage estivo contro la Bluenergy Codroipo, l’Alma Trieste è attesa nel prossimo week-end al torneo “Alfiero Bettarini”, in programma venerdì 1 e sabato 2 settembre al Palasport di Viale Europa di Lignano Sabbiadoro. Per la formazione di Eugenio Dalmasson, sarà la De’ Longhi Treviso il banco di prova iniziale della manifestazione.

Questo il programma completo, comprensivo degli orari:

Venerdì 1° settembre

Ore 19.00: De’ Longhi Treviso-Alma Trieste

A seguire: Reyer Venezia-GSA Udine

Sabato 2 settembre

Ore 19.00: Finale 3°/4° posto

Ore 21.15: Finale 1°/2° posto

Per quanto riguarda i biglietti d’ingresso, il costo del tagliando unico giornaliero – che vale dunque per entrambe le gare in programma – sarà di 5,00 €, senza alcuna distinzione tra biglietti interi e ridotti: la vendita sarà disponibile presso i botteghini del palasport di Lignano, nei giorni delle gare.

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Ci sono partite particolari che restano nella mente dei tifosi. Ce n’è una, tra le tante viste in (quasi) 38 anni di età, che mi permetto di fare mia per tutto quello che seppe regalarmi, a livello di intensità emotiva e di adrenalina: il derby del “lontano” 8 aprile 2001  tra Udine e Trieste rappresentò – per chi scrive queste righe – un’esplosione di sensazioni, che colmarono con la gioia biancorossa di sbancare il “Carnera” forse nella maniera più bella possibile.

Quella del 2000/01 fu una stagione diametralmente opposta per quelle due squadre: una Snaidero col vento in poppa, che arrivava dalla promozione ottenuta nel precedente campionato di A2, nel girone di andata sorprese al PalaTrieste una Telit in difficoltà, tenuta a galla dai 36 punti di Scoonie Penn. Dopo quella sconfitta non si respirava una grandissima aria dalle parti di Via Locchi: per certi versi, fu forse proprio quel rovescio a dare un’ulteriore spinta alla serie di cambiamenti di carattere tecnico che si sarebbero succeduti qualche settimana più tardi.

La brillante Trieste, che riuscì solo qualche mese prima a conquistare i quarti di finale play-off scudetto, era divenuta  pressoché un lontano ricordo per i supporters biancorossi, costretti a soffrire per buona parte del campionato a causa di una situazione difficoltosa sul lato della classifica. L’avventura di Luca Banchi sulla panchina giuliana era ormai agli sgoccioli, si optò – con risultati poi fortunatamente confortanti – alla “cura Pancotto”, affidando al tecnico di Porto S.Giorgio un team in balìa della sua stessa sfiducia. Quella Telit riuscì alla fine della stagione a salvarsi in carrozza, vincendo addirittura a marzo in casa della Kinder Bologna dei vari Ginobili, Jaric e Griffith: ma per certi versi, con un mese di anticipo, più di qualcuno pensava già al “retour match” in Friuli. L’immagine degli arancioni trionfanti sul parquet di Valmaura (e con Teo Alibegovic, ex di turno, a fare il gesto del silenzio alla curva giuliana a fine partita) fungeva – a distanza di un girone – quasi come un blocco di cemento armato sul gozzo: restituire la pariglia alla Snaidero, proprio sul suo campo, era il desiderio che a Trieste si cullava con grande vigorìa. 

Grazie a una amica di Udine, riuscimmo a ottenere dei biglietti-omaggio per il settore centrale del “Carnera”. Eravamo lontani dai tifosi “amici”, tant’è che per quaranta minuti interi diventammo dei veri e propri spettatori…stitici, allo scopo di evitare inutili fastidi con chi ci stava accanto. Ricordo ancora adesso quanta tensione avevo in corpo: in fondo, ci tenevo pure io a uscire da quell’impianto con il sorriso stampato sulle labbra. Non fu una partita bellissima sotto il piano della spettacolarità, con le squadre stesse a fare i conti con pochissima tranquillità interiore (e con percentuali quantomai rivedibili dalla lunga distanza). L’allora Telit trovò grandi soluzioni sotto canestro, con Podestà e Shaw (con quest’ultimo che, dalle nostre parti, viene ricordato solamente per il tiro libero sbagliato senza prendere nemmeno il ferro, proprio nella gara di andata contro Udine…) a ergersi grandi protagonisti in pitturato: Trieste accelerò nel terzo quarto, con la “mano armata” di Gurovic a regalarle il +10 a dieci dal termine. Ma nel cuore di tutti i giuliani presenti quel giorno era grande la consapevolezza di non averlo già chiuso in anticipo, quel match. E l’“aracnofobia” della difesa biancorossa contro il “ragno” Charles Smith, indigesto in entrambe le sfide di quel campionato, portò la Snaidero avanti di un punticino a sette minuti dalla fine.

Stavo per diventare arancione pure io, alla stessa stregua delle tante sciarpette indossate dal pubblico di casa: un piccolo “incubo sportivo” si stava per materializzare nuovamente dopo quell’80-83 di inizio gennaio. Ma in quella Trieste targata 2000/01, con tanto talento individuale nel roster (Dante Calabria e lo “zar” Sergej Bazarevitch vi dicono niente?), proprio nel momento più opportuno strabordò l’incredibile leggerezza d’animo di Peter Sauer, sfortunatissimo atleta che una decina d’anni dopo lasciò questo mondo a causa del suo cuore ballerino. Ad eccezione della gara interna contro Rimini, risolta anch’essa allo scadere, “Pete” fu uno di quelli che sin lì aveva lasciato pochi segni in quella stagione, recitando più il ruolo di gregario che non quello di prima donna all’interno della squadra. Ebbene, quella palla rubata a Lasa a 35” dalla fine per il sorpasso definitivo della partita, rimane per il sottoscritto (e credo per tutti coloro che ebbero la fortuna di assistere dal vivo) un istante indelebile, che di fatto scrisse una piccola ma brillante pagina di storia giuliana prima del doloroso fallimento di qualche anno dopo. Alla sirena finale staccai provvisoriamente il cervello, feci una lunga corsa verso l’esterno e – lontano da occhi indiscreti – esultai come un pazzo in mezzo a una parte semi-deserta del parcheggio. Sì, la Telit ce l’aveva fatta. Ce l’avevamo fatta tutti noi triestini. E il viaggio di ritorno non poteva essere più dolce di quello che subito dopo intraprendemmo, alla volta di casa.

Perché scrivere questa filippica, oltre al puro ricordo e al semplice amarcord? C’è un motivo: la sfida tra Udine e Trieste, nelle gioie e nei dolori delle rispettive tifoserie, ha sempre regalato emozioni intensissime. E viverle nella maniera giusta, a partire da quello di domenica a Cividale tra Gsa e Alma, rappresenta potenzialmente un’altra, deliziosa pagina di basket delle nostre zone.  Vivetela tutti voi, friulani e giuliani, come una festa dello sport. E di questo fidatevi non del sottoscritto, ma delle parole sulle colonne del quotidiano locale pronunciate dal “Pec” che – in fatto di serenità – ha fatto ormai da anni un bellissimo “voto”…

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Pallacanestro Trieste 2004 comunica di aver perfezionato in data odierna l’accordo che legherà il giocatore Roberto Prandin alla compagine giuliana per la stagione 2014/15 di serie A2 Gold.

Guardia-play di 188 cm classe 1986, originario di Venezia, “Bobo” Prandin ha disputato tre stagioni con la maglia della Reyer, vestendo successivamente le casacche di Ozzano, Udine e Casalpusterlengo, prima di accasarsi nella passata stagione a Treviso.

Durante il campionato di DNB 2013/14, nelle 33 gare totali giocate in maglia De’ Longhi l’atleta è risultato essere il miglior marcatore di squadra con 16.4 punti segnati per singolo match, tirando con una media del 49.1% da due punti e del 35.2% dalla lunga distanza, conquistando inoltre 4 rimbalzi e dispensando 2.2 assist ad allacciata di scarpe.

L’atleta sarà a disposizione di coach Eugenio Dalmasson già per la prima gara di campionato, in programma domenica 5 ottobre a Casale Monferrato.

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La Pallacanestro Trieste 2004 torna alla vittoria nell’ultima amichevole pre-stagionale: nel derby contro Udine, i biancorossi si impongono al “PalaBenedetti” per 67-86 dopo una partita che i giuliani hanno saputo risolvere negli ultimi dieci minuti, grazie a un’ottima difesa che ha progressivamente bloccato le bocche da fuoco dei padroni di casa, permettendo poi ai biancorossi di trovare buone soluzioni in attacco per allungare definitivamente nel finale di gara. 

Si segna parecchio nel primo quarto di gara: Tonut da una parte e Pilotti dall’altra mettono sotto scacco le difese avversarie. Dopo un primo allungo da parte dei padroni di casa sul 12-6, Trieste riesce a stringere le maglie difensive riuscendo progressivamente ad alzare il ritmo con il duo Grayson-Marini: i giuliani vanno sul +4 al termine del primo quarto, subendo però un parziale di 11-0 su fronte udinese in apertura della seconda frazione (33-26). Trieste si sblocca offensivamente dopo cinque minuti, grazie alla “bomba” insaccata da Tonut, aprendo un contro-break che le permette di rimettere la testa avanti al 17′ (35-37): nel finale punto a punto di frazione, un canestro di Principe permette alla Gsa di andare alla pausa lunga avanti di due lunghezze.

Dopo il +6 friulano nei primi minuti del terzo quarto (49-43, con le realizzazioni di Zampolli e Zacchetti), gli ospiti danno una prima scossa al match: tre triple di fila, messe a segno da Carra e Grayson, permettono un primo importante allungo biancorosso al 25′ (49-58). Udine si riavvicina sino al -5, tuttavia i giuliani riescono a mantenere sette punti di vantaggio alla penultima sirena, prima dell’accelerata decisiva nei dieci minuti restanti: sono infatti due palle rubate, con annessi contropiedi vincenti di Carra e Mastrangelo, ad aprire un ulteriore parziale vincente per Trieste. La coppia americana Grayson-Holloway sale in cattedra, segnando con regolarità, con gli ospiti che vanno al massimo vantaggio proprio nei minuti conclusivi del match.

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Apu Gsa Udine-Pallacanestro Trieste 2004 67-86 (22-26, 41-39, 55-63)

Apu Gsa Udine: Anello 4, Zacchetti 10, Zampolli 11, Di Viccaro 11, Pilotti 14, Feruglio, Principe 8, Bacchin, Poltroneri 9. All. Corpaci

Pallacanestro Trieste 2004: Coronica 9, M.Norbedo, Tonut 12, Mastrangelo 4, Grayson 21, Candussi, Carra 12, Marini 6, Holloway 16, Fossati 6. All. Dalmasson

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A meno di quindici giorni dall’inizio della serie A2 Gold, la Pallacanestro Trieste 2004 affronta l’ultima parte di preparazione pre-campionato sfidando mercoledì sera il Lokomotiv Kuban nella cornice del ‘‘PalaBigot” di Gorizia (palla a due alle ore 19.00, ingresso gratuito con la possibilità di effettuare un’offerta libera in favore della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori).

Quella attualmente in corso sarà una settimana particolarmente impegnativa per i biancorossi, con ulteriori due amichevoli da poco ufficializzate da parte della società: nella giornata di giovedì 25 settembre, Trieste sarà impegnata a Parenzo (Croazia) per affrontare un’altra formazione russa – quella del Novosibirsk – con inizio della partita fissato per le ore 17.00. Sabato 27 alle 18.30 al “PalaBenedetti” di Udine i giuliani faranno invece visita all’Apu Gsa, nel secondo scrimmage estivo contro i friulani.

“E’ certamente un periodo con molti alti e bassi da parte nostra” commenta coach Eugenio Dalmasson, che per un momento torna a parlare del match perso venerdì scorso ad Aquilinia contro Forlì: “Era un test importante, anche perché i romagnoli sono tra le avversarie che affronteremo durante il campionato: da un aspetto positivo, quello degli 89 punti segnati in tutto, stonano però i 100 subìti. E’ chiaro che, nel nostro percorso di crescita, avremmo voluto disputare una gara diversa in difesa, ed è con spirito forte che sabato mattina eravamo già in palestra ad analizzare gli errori commessi. Di certo, dobbiamo mettere in preventivo quanto importante sia limare questo tipo di situazioni, prima dell’inizio della stagione”.

Con l’impegnativo e al tempo stesso suggestivo test contro il Kuban di coach Sergej Bazarevic, che tipo di gara c’è da aspettarsi da parte di Trieste? “Sicuramente, essendo un’amichevole, avremo la possibilità di giocare con grande serenità mentale una gara sulla carta proibitiva, visto anche il valore degli avversari” spiega l’allenatore biancorosso. Il Lokomotiv è una formazione da primi 15 posti nel ranking europeo, con diversi giocatori che hanno anche militato in NBA e che delineano a chiare tinte quale sia la forza del roster. Per noi sarà una serata di prestigio, con l’orgoglio di essere i sparring-partner di una delle squadre più forti del continente, ma questo diventa soprattutto un appuntamento dove sarà nuovamente fondamentale dare il 110% in campo. Stiamo per proiettarci verso la fase finale della preparazione e dobbiamo rafforzare il nostro impegno, mettendo da parte i problemi di varia natura che oltretutto sono intercorsi negli ultimi giorni”.

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