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Crescono i giovani, cresce ancor di più l’intera squadra e – come naturale conseguenza – migliorano anche i risultati sul campo. Ma per una così semplice equazione non sempre si trovano con facilità le variabili giuste per arrivare a un sospirato “lieto fine”. A meno di non chiamarsi Pallamano Trieste che, per tradizione prima che per necessità, ha saputo cavalcare con autorevolezza l’ onda lunga contrassegnata dalle difficoltà economiche del passato.

Per Giorgio Oveglia, allenatore della truppa biancorossa arrivata quest’anno a un passo dai play-off scudetto, il bilancio di fine stagione si sovrappone già a quello che sarà il futuro prossimo della compagine giuliana. Ma il coach, giustamente, si ritaglia un piccolissimo spazio per sottolineare la propria soddisfazione: “I passi in avanti fatti sono stati tanti, soprattutto per il rendimento che i ragazzi hanno dimostrato sul parquet – spiega Oveglia – “Non possiamo definirlo una sorta di anno-fotocopia rispetto a quello precedente, essendo riusciti ulteriormente ad assottigliare il gap con le migliori squadre. Era quello che ci auguravamo da questo gruppo, che già in questi giorni sta lavorando col professor Igor Pekica per proiettarsi al meglio verso il campionato 2014/15 che ci attende”. 

Certo è che, analizzando un po’ a fondo l’attuale divisione della massima serie, i biancorossi si sono fatti strada in un girone A nettamente più competitivo rispetto agli altri. Un “handicap” che Trieste ha esorcizzato con 11 vittorie su 16 gare di regular-season, ma che a conti fatti rischiava (e rischia in futuro) di creare qualche mal di pancia a confronto con gli altri raggruppamenti, a coefficiente di difficoltà meno elevato. “E’ evidente che il nostro fosse il girone con il maggior numero di formazioni a poter combattere per le posizioni di vertice”, continua il coach, “ma dobbiamo anche sottolineare che la divisione geografica della massima serie, decisa dalla Federazione, permette alle società di poter gestire al meglio le risorse economiche. E sappiamo tutti come in questo sport non si navighi certo nell’oro…”. Su una possibile alternativa di riorganizzazione dei campionati, Oveglia non ha dubbi: “Passare a un girone unico da 14 squadre sarebbe un’alternativa da poter riproporre più in là, ma torno a ripetere che il movimento dell’handball nazionale deve fondare la propria priorità nel mantenersi in vita ed evitare imbarcate. Per farlo, le attuali logiche sono le più valide, anche se non necessariamente le migliori”.

Come già sottolineato, la squadra giuliana è attualmente alle prese con una sorta di “preparazione propedeutica” alla prossima stagione. E la società, in contemporanea, si sta già muovendo per definire il roster del futuro: nel taccuino di Giorgio Oveglia, cosa è stato segnato per poter effettuare un ulteriore salto di qualità? “Innanzitutto la riconferma di Ales Cunjac, giocatore che ha dimostrato grande serietà e voglia di mettersi a disposizione di tutta la squadra. Assieme al suo rinnovo, che contiamo di chiudere a breve, siamo alla ricerca di altri due giocatori giovani da inserire nel gruppo: abbiamo le idee sufficientemente chiare su chi puntare e stiamo seguendo costantemente un paio di prospetti interessanti. Anche in questo caso, la nostra volontà è quella di trovare l’accordo in tempi rapidi, avendoli così a disposizione il prima possibile”.

Tuttavia, la sfida più grande – quella che Trieste ha dimostrato di saper vincere negli scorsi anni – è parallelamente un’altra: quella di ricreare una nuova nidiata di talenti, alla stregua di quanto già accaduto con i giovani classe ’92 e ’93 che, dopo aver fatto incetta di titoli giovanili, attualmente popolano con profitto la 1° squadra. “Premettendo che in questa annata abbiamo un po’ sofferto la mancanza di continuità di risultati rispetto al passato, nutriamo grandi aspettative dalle rappresentative U14 e U12, nonché abbiamo circa 1.200 bambini tra i 7 e i 10 anni da coinvolgere in un progetto che porteremo avanti all’interno delle scuole. A livello numerico siamo in tantissimi, sono sicuro che lavorando con questi gruppi potremo costruire le prossime generazioni biancorosse”. 

Ma il futuro della Pallamano Trieste potrà tornare mai a essere nuovamente tricolore? C’è un regalo che coach Oveglia chiederebbe al proprio Presidente, il professor Lo Duca, per ricucirsi sul petto un titolo che manca all’ombra di San Giusto da 12 anni? “Qualcosa di estremamente banale”, sorride: “Un main sponsor triestino che ci possa far tornare ai fasti di un tempo. Anche per cancellare quel “17” dal numero degli scudetti vinti che comincia un po’ a pesarci e, detta tra noi, forse inizia a portarci anche un po’ di sfiga…”.

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Qualcuno lo ha definito, usando forse il miglior termine possibile, una sorta di “perfetto ri-organizzatore”. E tale epiteto calza a pennello per Matija Jogan che, nella stagione che sta per chiudersi, ha avuto la possibilità di ritornare a tempo pieno nella gestione di un suo personale vecchio amore: il settore giovanile.

Si è vociferato in passato di una mera “auto-retrocessione” per chi era stato capace, per due anni di fila, di far raggiungere all’Interclub il miglior risultato della propria storia (ovvero, le semifinali play-off per la promozione in A1). La realtà era però diametralmente opposta: c’era bisogno di una ventata di freschezza anche ai livelli più bassi, quelli che però un domani potranno fare la differenza per la conquista di nuovi e floridi obiettivi. Col senno di poi, coach Jogan è più che mai convinto della scelta fatta la scorsa estate: “Ho preso in mano un giocattolo rotto”, esordisce senza mezzi termini, “quasi ogni gruppo del settore giovanile femminile lavorava per conto proprio, senza collaborare con gli altri. Vedendo quali erano queste divisioni, oltretutto con un importante potenziale a disposizione, ho presentato al direttivo un programma specifico subito dopo aver rassegnato le dimissioni da capo allenatore della 1° squadra. Eliminare i dissapori e riportare la serenità era uno degli obiettivi su cui lavorare in prima battuta: per fortuna il nostro intento è riuscito”.

Aldilà del progetto di “riordino”, contano anche i risultati sul campo. Variabili che non sono tardate ad arrivare in breve tempo per i gruppi guidati proprio dall’ allenatore rivierasco e dal suo staff, quest’ultimo composto da Giorgio Krecic, Emiliano Milocco, Giulia Fragiacomo e Stefania Lucia. La squadra U15 ha infatti vinto il titolo regionale, raggiungendo il conseguente accesso all’Interzona (che si terrà nelle Marche dal 31/5 al 2/6), oltre a essersi aggiudicata il Torneo di Pesaro che rappresenta il più importante appuntamento stagionale in Italia a livello giovanile. Anche le U14 sono fresche vincitrici del titolo regionale, con quattro componenti di questo gruppo che parteciperanno in questo fine settimana a Fano alla finale Nazionale del “3 contro 3” : tutto questo a dimostrare come la “cura-Jogan” abbia già prodotto un discreto successo. “Non sapevo quanto tempo ci sarebbe voluto per tornare a vincere, tuttavia la base iniziale era quella di aumentare la mole di lavoro a 4 allenamenti settimanali, con la presenza di almeno 3 allenatori per ogni singola seduta. Oltre a questo, una volta alla settimana le ragazze hanno lavorato con il prof. Paoli sul profilo della preparazione fisica: in questo modo la qualità in palestra non è mai venuta a mancare, permettendo loro di fare grandi progressi e, come naturale conseguenza, quella di gettare basi importanti sul futuro”.

Già, perché in un’ottica di portare molte di queste giocatrici in 1° squadra, il vero punto di arrivo per qualsiasi settore giovanile che si rispetti, la sfida che si para davanti è inevitabilmente tarata a lungo termine. “Personalmente, queste tipo di scommesse mi danno grosse motivazioni”, continua “Mat”, “specialmente in un ambito dove credo in quello che faccio e dove soprattutto non mi tiro mai indietro. Credo sia fondamentale capire, e far capire, che ci potranno essere tanti piccoli problemi in itinere: spero che la maggior parte di queste ragazze abbia la possibilità o le caratteristiche per arrivare a vestire la maglia più importante dell’Interclub. La nostra volontà è quella di premere sull’acceleratore, lavorando assieme a loro e  creando in queste giocatrici una mentalità vincente; tutte hanno subito dimostrato di voler migliorare e si allenano con grande abnegazione, senza mai risparmiarsi. In fin dei conti, è questa attualmente la nostra più grande vittoria, aldilà dei buoni risultati già ottenuti”.

E’ impossibile non fare una piccola deviazione in ambito 1° squadra, sodalizio che il coach ha seguito a distanza e di cui sente inevitabilmente un po’ la mancanza: “Tornando a ripetere che non mi pento minimamente del cammino scelto la scorsa estate, con grande sincerità posso affermare che il clima-partita di una serie A2 mi manca tanto. Guardando anche il grande risultato conseguito solo una decina di giorni fa dalla Ginnastica Triestina, alla quale faccio i miei complimenti, e paragonandolo a quanto siamo stati capaci di fare noi in passato, non nascondo che riprendere in mano anche questo discorso è un qualcosa che desidero parecchio. Non mi tirerò certo indietro se ce ne sarà bisogno e se arriverà una chiamata da parte della società“, conclude Jogan, “a patto che sussistano le giuste condizioni per lavorare con costrutto e senza che tutto questo possa influire col mio lavoro in ambito giovanile. E’ quest’ultimo ambito quello che in questo momento rappresenta la mia priorità”.

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Lo si vedeva ad occhio nudo, nell’immediato post-partita di quella gara-2 di play-off persa contro S.Martino di Lupari, di come la fine di un ciclo fosse ormai dietro l’angolo: a partire già dalla panchina. Troppe emozioni non si riescono a nascondere facilmente e il ritrovarsi davanti a qualcuno con i lucciconi pronti a scorrere lungo le guance, consapevole di aver dato tutto per la causa rivierasca, è l’immagine inequivocabile che il corso della vita, e più in particolare della carriera sportiva, porta a fare delle scelte.

Non è dunque una “Carrambata” la decisione presa da Matija Jogan (nella foto), il condottiero che ha saputo fare grande la piccola Muggia: l’head-coach che ha riportato l’Interclub in A2 lascia la prima squadra, restando comunque in società per allenare le squadre giovanili. Una scelta già presa nell’immediato finale di stagione, ma messa “nero su bianco” solo negli ultimi giorni: “Abbiamo deciso, assieme alla società, di aspettare lo sviluppo delle trattative per il prossimo anno”, spiega Jogan, “ma visto che ora  l’iscrizione in serie A2 sembra cosa certa, è giunto il momento di ufficializzare la cosa. Penso sia meglio lasciare nel momento più alto, piuttosto che voler rimanere ancorato alla panchina a tutti i costi: sono convinto che nella vita, come nello sport, bisogna seguire le proprie sensazioni. Ho avuto il sentore che il ciclo con questo gruppo fosse finito, per questo motivo ho voluto farmi da parte e non rimanere forzatamente, con il rischio di tirare troppo la corda per vederla poi spezzata.”

L’allenatore, che ha oltretutto vinto il premio di miglior allenatore dell’anno nel 2011 e nel 2012, fa capire che certi momenti passati con un gruppo solido e generoso rimarranno indelebili nella sua mente: “Sono stati anni indimenticabili e a dir poco incredibili: tutti assieme abbiamo raggiunto il risultato migliore dei 40 anni di storia della società, conquistando lo scorso anno la semifinale promozione. I traguardi conquistati sono il frutto di tanto lavoro, anche psicologico: abbiamo saputo competere con formazioni professioniste”, specifica Jogan, “nonostante la grande differenza di budget che avevamo con molte squadre avversarie. Voglio ringraziare la società per avermi dato la possibilità di allenare questo team, tutto lo staff e le giocatrici che mi hanno sopportato e seguito con tanta dedizione in questi anni“.

Per un ciclo che si chiude, c’è un altro che si apre. O meglio, che si ri-apre: Matija torna al “vecchio amore”, occupandosi di giovani e giovanissime. “Non reputo questa mia scelta un passo indietro, anzi: abbiamo la possibilità di lavorare bene con molti prospetti interessanti che vanno dai 13 ai 15 anni. Non ho accettato di andare ad allenare fuori Trieste per motivi lavorativi e familiari: ho preferito invece raccogliere una nuova sfida. Se lavoreremo bene in questo ambito, sono certo che tutti assieme potremo avere tante soddisfazioni”.

In bocca al lupo, coach. E ancora grazie.

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