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La stagione calcistica alabardata inizia con una serata poco fortunata. L’Ufm sbanca il “Rocco” nel finale del preliminare di Coppa Italia, grazie ad un tap-in vincente di Miraglia dopo un legno colpito da Acampora, in una gara condotta per larghi tratti dai ragazzi di Costantini, soddisfatto di tutto al termine del match, fuorché chiaramente del risultato.

L’Unione parte col 4-3-3, affidando il peso dell’attacco al tridente Bertoni-Bortolotto-Taddeucci, supportati dal dinamismo degli ‘under’ Zetto e Marco Piscopo; l’Ufm schiera dal 1’ l’esperienza difensiva di Alen Carli ed in attacco quella dell’ex Araboni, dietro al quale Acampora ha libertà di movimento.

Pronti-via e ‘il toro’ deve subito abbandonare la contesa, messo ko dopo appena 30” da un contrasto aereo che lo costringe al cambio al 6’, per lui sospetta frattura ad una costola e l’in bocca al lupo di tutti per un pronto ritorno in campo. La gara è logicamente segnata dai carichi di lavoro, dalla calda serata agostana, la Triestina si fa comunque preferire nel possesso palla, sfiorando il vantaggio al 9’ con Bertoni, in ritardo di una virgola su una grande verticalizzazione di Taddeucci.

Gli alabardati mantengono il pallino del gioco, l’Ufm lancia spesso e volentieri il solo Acampora in attacco, non riuscendo però mai a trovare supporto nei compagni e di conseguenza incisività nelle conclusioni. Non sorprende quindi se la successiva conclusione proposta dal match giunge al 40’, con una punizione calciata di poco alta da Bortolotto. Sul finale di frazione buona chance per l’Unione, Taddeucci pizzica di testa per Zetto in piena area, controllo del giovane centrocampista e tocco di punta contenuto di pugno da Contento. Si va al riposo dopo una prima parte di gara combattuta anche se tutto sommato avara di emozioni, ma con una Triestina comunque più propositiva degli avversari.

Il secondo tempo si apre con la prima conclusione ospite, Raffa vince un rimpallo con Potenza e spara col mancino a botta sicura dai 10 metri, Del Mestre si supera e devia sulla traversa con la punta delle dita. Gli alabardati si riprendono ben presto, al 3’ Taddeucci gira di prima intenzione di poco alto col destro a giro, mentre poco dopo è Bortolotto a prolungare di poco a lato di testa un centro tagliato di Bertoni. Al 13’ ancora Bortolotto ci prova col destro incrociato, la sfera però si perde alta di un paio di metri. Lo stesso Bortolotto al 20’ cede il posto a Da Ros, subito scatenato con un mancino da fuori contenuto da Contento. Ancora Da Ros al 25’, classica azione a convergere con sinistro a giro alto di poco. Al 28’ ancora Da Ros entra nell’azione che porta poi al tiro a volo Paolucci, conclusione dai 20 metri difficile ma terminata comunque non di molto alta. Al 33’ l’episodio che indirizza il finale di gara, Zetto subisce una carica da un avversario all’ingresso in area, il fallo sembra netto ma Sartori di Padova prima decreta la punizione a favore degli ospiti, poi ammonisce Zetto per simulazione facendo così terminare anzitempo la gara al centrocampista, già ammonito nel primo tempo. L’episodio negativo non abbatte la Triestina, vicinissima anzi al vantaggio al 37’ con Da Ros, abilissimo nel sedere Missio con una finta e nell’accentrarsi nel cuore dell’area, sfortunato nel trovare un miracoloso Contento che di piede d’istinto devia il mancino a botta sicura.

Insiste ancora l’Unione con il neo-entrato De Bona, sul cui tiro arriva una deviazione che fa terminare la sfera in angolo sfiorando l’incrocio. Sul capovolgimento di fronte l’Ufm passa, in pratica col secondo tiro nello specchio della sua partita. Bergamasco lavora un bel pallone sulla destra pescando centralmente Acampora ai 20 metri, finta e destro secco a centrare la base del palo, sulla respinta corta il primo ad arrivare è Miraglia, lesto ed abile a scaraventare in rete il gol-partita. Nel recupero l’Ufm avrebbe anche il contropiede per raddoppiare, ma Raffa recapita sui guantoni di Del Mestre un destro telefonato da buona posizione.

Finisce quindi con una battuta d’arresto la prima gara ufficiale della nuova stagione alabardata, una sconfitta che comunque non ridimensiona le buone sensazioni date dal campo in prospettiva campionato, sia dal punto di vista della manovra che della condizione fisica.

UNIONE TRIESTINA 2012 – UNIONE FINCANTIERI MONFALCONE 0-1 (I°t. 0-0)

UNIONE TRIESTINA 2012 (4-3-3): Del Mestre; Potenza, Piscopo L., Vianello, Cardin (88’ Monti); Paolucci, Piscopo M., Zetto; Bortolotto (65’ Da Ros), Bertoni (73’ De Bona), Taddeucci. A disp: Franceschin, Lapaine, Frangu, Pratolino, Cipracca. All. Costantini

U.F.M. (4-4-2): Contento; Cussigh, Gallinelli, Carli, Missio; Bergamasco, Coacci (70’ Miraglia), Raffa, Martincigh; Acampora, Araboni (7’ Bardini; 46’ Strussiat). A disp: Zwolf, Montina, Dallan, Costa. All. Zoratti

ARBITRO: Sartori (Sez. Padova); ASSISTENTI: Antonello e Zampese (Sez. Bassano)

NOTE: Spett. circa un migliaio. Rec. 1’ e 3’. Ammoniti: Zetto, Paolucci (Ts), Coacci, Missino (Ufm). Espulso: Zetto al 33’st per doppia ammonizione.

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Non si è ancora spento l’eco di delusione rosso-alabardata: la Triestina (nella foto di Matteo Nedok, uno dei momenti di scoramento in campo a fine partita) , col 3-3 rimediato in casa contro la Pro Dronero, ha dovuto dire addio alla promozione in serie D, conquistata invece dai piemontesi.

Pubblichiamo una bella ed emozionante testimonianza da parte dell’utente forest, assiduo frequentatore del Forum dell’SDS, che come tanti altri tifosi ed appassionati ha vissuto in prima persona gli ultimi 90 minuti di una stagione conclusasi malissimo per l’Unione:

“L’appuntamento sotto casa è anticipato di un quarto d’ora rispetto al solito, perchè oltre duemila biglietti venduti in prevendita fanno ben sperare.
Esco, guardo mio figlio e provo molta tenerezza: si è messo la maglia della Triestina, ha preso la bandiera della partita col Monfalcone e ha una sciarpa della Furlan quasi più grande di lui.
Arriviamo al parcheggio, e la quantità di gente che si avvia allo stadio è da big-match di serie B.
La biglietteria ha una coda chilometrica, ma il biglietto ce l’ho in tasca da giorni e non è un problema.
Entriamo, manca più di mezz’ora e faccio in tempo a salutare un sacco di amici e scambiare due chiacchiere.
Ci saranno già almeno quattromila persone, e un pò mi fa piacere un pò mi dà fastidio.
Perchè ce n’erano seimila per la finale di pallavolo e settemila per quella di basket, ma tutto l’anno questi perchè non vengono?
Comunque sia, continua ad arrivare gente e la Furlan si riempie come non accadeva da anni.
Daniel è emozionatissimo, perchè c’è il clima delle grandi occasioni.
A dieci minuti dal via, parte un coro con sventolio di centinaia di bandiere e discesa di uno striscione gigante dall’alto.
Roba da brividi.
Buona parte della cinquantina di tifosi ospiti, in tribuna, filma col telefonino, incredula che la loro squadra giochi in un contesto simile.
Squadre in campo, è ora.
Attacchiamo dall’altra parte, e per la prima volta un pò mi dispiace: spero in una partenza aggressiva, che sfrutti l’ambiente e il fatto che loro non potranno non esserne condizionati.
Attaccare sotto la Furlan aiuterebbe.
Invece la partita è una me**a, per usare un francesismo.
Nel senso che paiono cagarsi sotto in ventidue.
Noi giriamo palla a zero all’ora, loro guardano e lasciano fare.
Io penso che il loro piano sia far passare la buriana, arrivare vivi e vegeti a mezz’ora dalla fine e lì tentare il colpaccio.
Del resto, sanno di dover fare un gol, e che possono permettersi pure di prenderne uno senza essere fuori.
Ma non c’è nessuna buriana.
Non c’è niente di niente.
Solo una girata alta di Araboni, sulla quale la mia sensazione è che la palla gli arrivi troppo dietro al corpo per poter pensare di far gol.
A un certo punto loro sparacchiano un cross dalla trequarti, e per ragioni a me sconosciute Del Mestre anzichè arrivarci in comoda presa la smanaccia in corner.
Prima che lo battano, io e un amico contiamo nove alabardati (portiere compreso) nella nostra area piccola, e lui mi chiede: “Ma lasciare almeno Franciosi a centrocampo per non portarceli tutti in area, e magari ipotizzare un nostro contropiede, pare brutto?”
Io ridendo gli rispondo che se non altro possono farci gol solo da fuori, perchè in area piccola noi siamo in nove e loro in due o tre.
Infatti fanno gol.
Da dentro l’area piccola.
Come, me lo sto ancora chiedendo.
Iniziano a balenarmi orrendi pensieri sulla nostra tradizione negli spareggi con l’andata fuori: mai vinto uno che sia uno.
Ma c’è tempo.
Punizione per noi, un pò ci spero.
Sangiovanni manda via tutti, e automaticamente io smetto di sperare.
La sua milionesima punizione vale puntualmente le novecentonovantanovemilanovecentonovantanove che l’hanno preceduta.
Perchè continui a batterle è un mistero, perchè per il calcolo delle probabilità (ne tira cinque o sei a partita) sono certo che anche il custode del campo almeno un gol, prima o dopo, l’avrebbe fatto.
Continuiamo a giocare malissimo, becchiamo un contropiede sulla destra e l’arbitro grazia Vianello che meriterebbe il giallo.
Punizione per loro, sacrosanta.
Uno spiritoso vicino a me chiede se può batterla Sangiovanni, invece batte il loro 5 e la mette nel sette.
Vista da dietro la porta Del Mestre non pare impeccabile, ma è comunque una punizione della Madonna.
0-2.
Daniel è disperato: “Papà, possiamo ancora farcela?”
Ci servono tre gol, e non due come pensa qualcuno in curva convinto che col 2-2 si vada ai supplementari.
Sembra di vivere un incubo, non può essere vero.
Invece lo è.
Molti invocano rimedi dalla panchina (“Metti Da Ros, metti chi ti pare, insomma fai qualcosa!”).
Guadagnamo l’ennesima punizione, tanto lo sanno tutti com’è che funziona.
Sulla palla va Paolucci, prima che Sangiovanni lo redarguisca per averci provato: la tira lui.
E la tira come sempre.
Stavolta però la palla gli ricapita fra i piedi, o almeno così mi sembra, e lui mette in mezzo un rasoterra sbilenco che serve un avversario lanciando il contropiede.
L’impressione dal vivo, quindi non so quanto attendibile, è che Lapaine abbia almeno venti metri di tempo per fare quel che dovrebbe: abbattere l’avversario e prendersi il giusto giallo.
Ma non lo fa.
Il tipo arriva davanti a Del Mestre, ma forse per stanchezza o forse per emozione tira fuori una ciabattata improbabile.
Come la palla passi sotto la pancia di quello che io considero il miglior portiere del campionato è un mistero.
Ma succede.
E adesso incubo e realtà si mescolano.
Molta gente in tribuna si alza per andarsene (ma andatevene affanculo, non venite mai e ve ne andate dopo mezz’ora?), la curva è stordita, il clima è surreale.
Daniel si siede, con la sua sciarpa e la sua bandiera: “Papà, è finita.”
Dalla parte superiore della curva  parte qualche coro di contestazione, ma a prevalere è lo stato di choc collettivo.
Intanto entra Da Ros per Cardin.
Sotto sotto io ci spero ancora, di partite ne ho viste a migliaia, spero che arrivi al più presto l’episodio che forse può ancora cambiare le carte in tavola.
Arriva, con un bel gol di Araboni.
La curva riprende coraggio, e l’ottimismo è quello dei pazzi: “se facciamo il 2-3 prima del 45′, nel secondo tempo ce li mangiamo”.
E sì, perchè una cosa è chiara e fa incazzare non poco: appena la Triestina, sotto 0-3 e senza più nulla da perdere o da difendere, ha fatto quel che doveva fare dall’inizio, loro si sono letteralmente cagati in mano.
Non segniamo, ma nell’intervallo la sensazione è che non tutto sia ancora perduto: “Se segniamo subito…”
Inizia il secondo tempo, ed è con chiarezza un’altra partita.
Si gioca a una porta, e la Pro Dronero mostra limiti difensivi talmente evidenti che girano le balle a elica per essersi consapevolmente rifiutati di evidenziarli da subito.
La Furlan è una bolgia, e quando un loro giocatore la tocca con la mano, non so quanto volontariamente, nemmeno Nucini sotto contratto con Moggi avrebbe le palle di non fischiare il rigore.
Araboni fa doppietta, e adesso la curva è un girone dantesco.
Dominiamo in lungo e in largo, Da Ros salta l’uomo sempre e comunque e spesso ne salta due o tre in sequenza.
Loro sono palesemente cotti e nel pallone, si mandano a quel paese a vicenda.
Possiamo farcela.
Entra Zetto, e in venti minuti dimostrerà quanto ci sia mancato.
Da un suo capolavoro difensivo nasce l’azione che poi si sviluppa sulla sinistra e ala fine smarca Franciosi dalla parte opposta.
Diagonale di precisione e 3-3.
Delirio.
L’ex assessore Edera coi suoi cento chili rotola addosso a Daniel, che è troppo felice per scomporsi.
Mancano venti minuti più il recupero, e penso che adesso i favoriti siamo noi.
Sarà Eccellenza, sarà quel che si vuole, ma se facciamo il 4-3 questa partita entra nella storia.
Ci crediamo tutti, adesso.
Monti di testa manda alto di un soffio, e sembra il preludio a quello che ormai pare inevitabile.
E che invece non succede.
Perchè noi siamo la Triestina.
E il lieto fine, per noi, non c’è mai.
Però ci spero fino alla fine.
Anzi, prima, ci credo, poi solo ci spero.
Quattro di recupero.
Non può finire così, adesso segniamo.
Come il Milan col Siena, come il Man City all’ultima di campionato, non può finire così.
Invece finisce.
Ed è tutta una roba molto triste, col loro portiere che ci prende pure per il c**o, coi giocatori sdraiati per terra, con Zetto che piange, con Daniel che quando sente parlare del Bire mi supplica: “Papà, ti prego, oggi no. Andiamo a casa.”
Invece ci andiamo, per fortuna.
Ed è meglio così, perchè alla fine fra disperati ci tiriamo su il morale a vicenda.
Andandoci ascoltiamo la radio, con Puglia che professa ottimismo.
Beato lui che ci riesce.
Quando Costantini dice testualmente “rispetto a Dronero siamo andati in difficoltà, perchè il campo così grande all’inizio ci ha creato dei problemi” il conducente perde il controllo dei nervi e tenta di spaccare la radio.
Ma poi passa.
Al Bire, fra amici, qualche risata riusciamo pure a farcela.
Siamo una dozzina, e sappiamo bene che qualsiasi cosa accada ci saremo anche l’anno prossimo.
Se Dio esiste, prima o poi ci ricompenserà”

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TRIESTE – In attesa di sabato 27 aprile, giornata in cui è prevista la sfida di campionato tra Cagliari e Udinese allo stadio “Nereo Rocco” di Trieste (col calcio d’inizio fissato per le ore 18),  sono state stilate preventivamente tutte le misure di sicurezza per ovviare a eventuali problemi di ordine pubblico, in occasione della gara di serie A in programma nel prossimo week-end.

Innanzitutto, il discorso della vendita dei tagliandi: saranno solamente 5.300 i biglietti disponibili (solamente in prevendita sino a venerdì compreso) per la gara tra sardi e friulani, di cui 1.300 riservati a questi ultimi che verranno disposti in curva “Trevisan” e che potranno accedere allo stadio esibendo la propria tessera del tifoso.

I supporters dell’Udinese che vorranno raggiungere il “Rocco” con i propri mezzi dovranno parcheggiare auto e moto presso i posteggi della Wartsila, nell’area della Grandi Motori, per poi proseguire verso l’impianto di Valmaura tramite navetta. Allo stesso modo, chi invece deciderà di arrivare a Trieste con il treno raggiungerà lo stadio con il servizio di bus che sarà predisposto all’esterno della Stazione Centrale; per tutti gli altri spettatori (sia di Trieste che di Cagliari) che vorranno seguire la partita, saranno invece la curva “Furlan” e la tribuna “Colaussi” a essere messe a disposizione, con i tradizionali parcheggi di via Flavia (nei pressi del PalaTrieste) pronti a poter essere utilizzati.

Per quanto riguarda la viabilità, oltre alla chiusura dello svincolo di Valmaura della Grande Viabilità (sia in entrata che in uscita), dalle ore 14 di sabato sarà vietato il traffico nell’area circostante al “Nereo Rocco”: via Valmaura, via Palatucci e via Miani saranno interdette al transito dei veicoli, mentre nelle medesime strade non sarà possibile parcheggiare a partire dalle ore 11.

E’ stata infine prevista anche la chiusura degli esercizi commerciali di zona, con i supermercati dell’area di Valmaura che dovranno forzatamente abbassare le saracinesche alle ore 14.

 

 

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Certo, emigrare nuovamente in “continente” è un problema enorme per il Cagliari e i propri tifosi: ma se Trieste deve essere la meta sino a fine campionato, allora ben vengano i tre punti lontano dalla Sardegna. Specie se hanno il deciso sapore di essere quelli della staffa, in un’altra stagione dove si è parlato tanto poco di calcio giocato e molto (troppo) di altri traslochi forzati.

Finisce 2-0 al “Rocco” per la squadra di Lopez e Pulga, che così blinda definitivamente il discorso-salvezza con un +14 sulla terz’ultima posizione che manda dritti in B. No, il Cagliari ancora una volta si tiene lontano, molto lontano dalla zona calda di classifica. E lInter? Forse la gara di Trieste è lo specchio di un’intera stagione: squadra rattoppiata che perde ulteriormente pezzi per strada (Nagatomo non fa in tempo a scaldare le “gomme”, subentrando a Cambiasso, che 8 minuti dopo si infortuna…), che maledice la malasorte (il legno colto dal “Cuchu” nel primo tempo avrebbe trasformato la gara in tutt’altra storia) e, neppure tanto velatamente, il rigore che l’arbitro Celi ha concesso ai padroni di casa nella ripresa. Forse un pò troppo generoso, ma di fatto è la che il match ha cambiato volto: la “Stramaccioni-Band” si è sciolta poi strada facendo, con Pinilla mattatore da doppietta di giornata. Il biscione colleziona un’altro boccone indigesto, ma è chiaro che quando la macumba si accanisce, è francamente dura fronteggiare qualsiasi tipo di avversario. Specie in una stagione dove, gioco spumeggiante a parte, è mancato tutto il resto. Botte di deretano comprese.

Eppure, almeno nella primissima parte della sfida, l’Inter ha cercato di rendersi timidamente pericolosa: certo, il fraseggio in campo non è da “Triplete”, ma i nerazzurri hanno fatto venire qualche piccolo grattacapo alla retroguardia sarda. Tra tutte, l’occasione che mette Cambiasso a tu per tu con Agazzi, uccellandolo con un “cucchiaio” ma trovando solamente il palo sinistro a sbarrargli la strada: un segnale forte e preciso di come non sarà giornata. Il primo tempo scivola via, con pochi altri veri sussulti da ambo le parti: il Cagliari sembra voler riservare i colpi migliori nella ripresa, e così infatti sarà. La mossa vincente del duo-tecnico in panchina arriva al minuto 12 della seconda frazione, con Pinilla che prende il posto di Dessena: il cileno ringrazia del cadeau e fa doppietta, prima dagli undici metri col penalty guadagnatosi sul (dubbio) contatto con Silvestre (1-0 al 63′) poi con la co-partecipazione di Cabrera, abile a metterlo davanti a un Handanovic non impeccabile in uscita, trafiggendolo per la seconda volta a un quarto d’ora scarso dalla fine delle ostilità. Trionfo sardo, parecchio scoramento invece per gli interisti presenti al “Rocco”: indipendentemente da come finirà il campionato, sarà decisamente un’annata da chiudere nel cassetto dei ricordi…da dimenticare.

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