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Un “Hall of Famer” come lui lo noti dai particolari. Non solo dal modo di interagire con chi gli sta accanto, ma anche dal metodo con cui si dedica a spiegare i concetti che più gli stanno a cuore. Forse però c’è un aspetto che è in grado di farti percuotere l’animo: la semplicità e l’umiltà con cui un campione della sua stazza sa cogliere nel segno. 

L’inizio del 5° “American Bowl Camp” di Trieste, senza nulla togliere al resto dell’eccellente coaching staff in cattedra, porta a tinte chiarissime un nome: quello di Mike Singletary. Il nativo di Houston, anima pulsante dei Chicago Bears per 11 anni di fila tra il 1981 e il 1992, ha a dir poco ipnotizzato i partecipanti dell’evento organizzato dalla Pro Loco Muggia: i tantissimi giovani presenti da ogni parte d’Europa hanno avuto modo di apprezzare le parole, mai banali, che “The Heart of Defense” ha saputo regalare nella giornata inaugurale del Camp.

Prima di raccontare l’impegnativo lavoro effettuato sul terreno del “Grezar”, va registrato un momento molto importante sotto il profilo tecnico e soprattutto emozionale, accaduto durante il pomeriggio di mercoledì. L’ “Ante Camp” – così lo chiameremo per comodità – aveva infatti visto lo stesso Singletary rubare letteralmente la scena durante un clinic specifico per coach e giocatori.

Quaranta minuti di profonda intensità concettuale, nella saletta stampa del “PalaTrieste”, con tematiche incentrate sull’atteggiamento da tenere in campo e sull’immancabile lavoro da fare per riuscire – magari un giorno – a ottenere i risultati sperati. Messi così potrebbero sembrare concetti triti e ritriti, che ben si sposano con qualsiasi sport esistente: ma ciò che invece svetta è la sorta di “quieta energia” che il due volte miglior difensore dell’NFL riesce a trasmettere. Quasi un qualcosa di inaspettato, specie perché tutto ti aspetti da quell’“omaccione”, tranne che ti possa colpire nell’animo. Non è un caso che un coach navigato come Sebas Serrano (discreto “sergente di ferro” a Valmaura nell’aprire e chiudere la sessione di allenamenti del giovedì) quasi si sciolga nell’udire le frasi semplici, ma decise, di Singletary. “E’ stato il migliore intervento da parte di un allenatore che io abbia mai sentito prima”, spiega: “Ho fatto davvero difficoltà a trattenere le lacrime dall’emozione”.

Questa scossa si è rivelata forse il miglior apripista che ci si potesse immaginare per l’ “American Bowl Camp” 2014: nonostante un tempo incerto, in cui il sole ha fatto capolino solo nelle prime ore del pomeriggio, sudore e tecnica sono stati i protagonisti indiscussi sul manto verde del rinnovato stadio di Valmaura. Allenatori e allievi (in due distinte sedute di allenamento) hanno rotto il ghiaccio con esercizi mirati, divisi per ruoli: running backs, wide receivers, offensive lines, tight ends, quarterbacks, defensive backs e linebackers. Tutti quanti a impegnarsi sodo, mantenendo alta la concentrazione anche durante il clinic tecnico tenuto a fine giornata dagli “officials” Carl e Perry Paganelli. Anche se la fatica dell’allenamento si fa sentire, non si è davvero mollato di un centimetro.

In fondo, riprendendo un concetto espresso proprio dallo stesso Singletary, “In questo sport non ci si deve risparmiare mai. Nè sul lavoro da svolgere, tantomeno nel rafforzare il legame con il team e con i tuoi compagni di squadra. Io stesso, nella mia carriera, mi sono perfino impegnato ad amare l’erba che ho calpestato sul campo”. Se non è questo un insegnamento…

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Con la conferenza stampa tenutasi quest’oggi nella “Sala Predonzani” del Palazzo della Regione, si è ufficialmente aperta la 5° edizione dell’ “American Bowl Camp”, evento che già da anni accentra sulla città di Trieste l’interesse di un intero movimento – quale quello del football americano – sia a livello nazionale che in quello internazionale.

L’idea del Camp, nata nel 2010 e organizzata dalla Pro Loco Muggia in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, Turismo FVG, Comune di Trieste e Comune di Muggia, porta senza dubbio la firma di Riccardo Lonzar. Anche in questa occasione è spettato a lui il compito di “cerimoniere”, analizzando il buon riscontro di numeri sul fronte delle iscrizioni che di fatto confermano il dato ottenuto nel 2013. Non solo: tra gli allievi del coaching staff, quest’ultimo composto da otto ex-giocatori NFL (di cui quattro vincitori di Super Bowl), rispetto alle annate precedenti saranno molti di più i partecipanti sotto i 18 anni. E’ un piccolo ma importante traguardo che l’American Bowl Camp 2014 ha raggiunto ben prima di iniziare l’attività sul campo, prevista sul manto erboso del “Pino Grezar”: tale ambito si lega a un progetto di sviluppo avviato con FIDAF (Federazione Italiana di American Football) proprio inerente ai settori giovanili, con il futuro prossimo che sempre di più vuole aprire la porta alla cosiddetta “linea verde”.

Il Camp, che quest’anno vedrà la partecipazione di celebrità del football quali Lamont Warren, Kris Haines, Matt Joyce, Emery Moorehead, Steve Bono, Mike Singletary, Quentin Coryatt e Shaun Gayle, punta nell’immediato a trasformarsi in un contenitore di sport americani ancor più completo: tutto ciò avverrà già a partire dai prossimi appuntamenti, nei quali Riccardo Lonzar ha voluto confermare l’introduzione dal 2015 dello “cheerleading”, strizzando progressivamente l’occhio anche verso ulteriori discipline a stelle e strisce quali baseball e basket. 

E’ comunque evidente come il cuore pulsante sia sempre quello strettamente collegato al football, con lo stesso Lonzar a preannunciare con un anno di anticipo il probabile avvento a Trieste di un altro grande della NFL: Mark Rypien, ex quarterback dei Washington Redskins, vincitore di due Super Bowls. Ma già il presente vede una schiera incredibile di campioni, pronti a essere i protagonisti indiscussi e il motore trainante dell’evento: in tal senso, è unanime il giudizio positivo da parte di tutte le istituzioni intervenute alla conferenza stampa di quest’oggi.

Per Michele Bregant, Direttore Generale di Turismo FVG, “l’organizzazione di appuntamenti formativi e sportivi di questo tipo è un’attività che la Regione intende appoggiare e sviluppare in maniera sensibile, specialmente a livello di promozione turistica. E’ importante dunque focalizzarsi su quelli che sono i target strategici su cui operare, in particolare nel Nord Europa e negli Stati Uniti, luoghi dove il football è ben conosciuto e dove tutti gli attuali partecipanti al camp – sia allenatori che allievi – avranno la possibilità di tornare a casa forti dell’esperienza positiva che il Friuli-Venezia Giulia ha saputo trasmettere loro”.

Per Antonella Grim, Assessore all’Educazione, Scuola e Università e Ricerca del Comune di Trieste, “l’eccellente organizzazione dell’American Bowl Camp costituisce un ottimo volano per far conoscere la nostra città, non dimenticando che questo sport ha profondi e solidi valori educativi da poter veicolare verso i più giovani.” Sulla stessa linea d’onda è anche Stefano Decolle, Assessore al Turismo e Commercio del Comune di Muggia: “Il football americano e i suoi protagonisti sono nuovamente i benvenuti nel nostro territorio” – afferma – “nonostante una stagione difficile in ambito locale, le grandi risorse organizzative da parte di realtà come la Pro Loco Muggia sono fondamentali per la nostra provincia e per avvicinarci ancor di più a uno sport che, da piccoli, avevamo avuto modo di apprezzare durante le telecronache notturne di Dan Peterson”. Il rappresentante del CONI Regionale, Giorgio Kufersin, ha voluto infine soffermarsi sulle “importanti sinergie che un evento come l’American Bowl Camp permette di creare tra enti locali e movimento sportivo: questo si traduce in un punto di partenza per la collaborazione tra chi lavora con lo sport e il turismo stesso, dando luogo a buoni e futuri risultati per tutta l’economia globale”.

La chiusura degli interventi è stata affidata a professionisti del football americano, primo tra tutti Giorgio Longhi che, in rappresentanza della FIDAF, ha sottolineato come “il portare a questa edizione – di per sé già di eccellente fattura – ben venti ragazzi sotto i 18 anni, stia a significare l’importanza di aver intrapreso un vero e proprio nuovo percorso di ampliamento educativo verso questa disciplina. In fondo, ciò che conta di più ai nostri giovani è quello di poter stare vicino a questi grandi campioni, traendone un prezioso insegnamento che va aldilà del football”.

Per Sebas Serrano, componente della Federazione Internazionale assieme ad Aitor Trabado (anch’esso presente a Trieste), “è un piacere e un onore poter far parte di questo evento, uno dei migliori d’Europa a livello qualitativo”: oltretutto, entrambi i coach saranno impegnati proprio nei prossimi giorni nella valutazione di una possibile “promozione”  di questo appuntamento quale clinic ufficiale IFAF. Infine, sul fronte referees, Vincenzo Calandrelli di AIAFA ha sottolineato come l’American Bowl Camp “dia l’ ottima occasione per alzare l’asticella anche sul fronte arbitrale, con la presenza a Trieste di due fischietti storici come Carl e Perry Paganelli a delineare ancor di più l’alto livello di questo evento”.

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Anche senza il “mito” Montana, l’ American Bowl Camp 2014 che partirà a breve sul manto verde del “Grezar” di Trieste sarà davvero un evento di assoluto spessore. Il perché di questa affermazione è presto detto: due delle “new-entries” dell’evento triestino hanno al loro attivo un Super Bowl nel 1985, vinto con la maglia dei Chicago Bears ai danni dei New England Patriots. Questi signori portano il nome di Emery Moorehead e Mike Singletary, due personaggi molto conosciuti oltre oceano e – più in generale – dagli appassionati di football americano.

Il primo, nativo di Evanston e classe 1954 che ha ricoperto il ruolo di wide receiver, nella sua carriera universitaria ha vestito la maglia dei Colorado Buffaloes, prima di essere scelto dai New York Giants nel corso del sesto giro del Draft NFL 1977. Nella “Grande Mela”, Moorehead ha trascorso tre stagioni prima di spostarsi per un anno ai Denver Broncos, quindi nel 1981 passò ai Chicago Bears dove trascorse il resto della carriera. Una curiosità: Emery e suo figlio Aaron sono stati la 1° coppia di padre e figlio a raggiungere prima e a vincere poi il Super Bowl.

Per quanto riguarda Mike Singletary (Houston, 9 ottobre 1958, nella foto), si può parlare davvero di top-player: in maglia Bears, squadra che lo selezionò al Draft del 1981, ha disputato interamente la propria carriera da “Pro” sino al 1992. Conosciuto anche con l’epiteto di “The Heart of Defense”, nei 12 anni in NFL si è sempre confermato tra i migliori giocatori della propria squadra, vincendo in due diversi ambiti (1985 e 1988) il titolo di miglior difensore della lega. Singletary ha inoltre partecipato per ben 10 volte al “Pro Bowl”, venendo poi inserito nel “First-Team All-Pro” della NFL in otto distinte occasioni. 

Conclusa la propria carriera in campo, l’ex Bears ha quindi collezionato molte esperienze in qualità di allenatore, iniziando nel 2003 con i Baltimore Ravens in qualità di “assistant to the head coach”. Prima di insediarsi ai Minnesota Vikings, team di cui è anche allenatore dei Linebackers dal 2011 a oggi, Mike Singletary ha ricoperto anche il ruolo di head coach dei San Francisco 49ers.

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