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Ambizioni: basterebbe solo questa parola per far sì che la Pallamano Trieste un bel giorno possa svegliarsi più forte economicamente e, parallelamente, poter tornare con prepotenza a lottare per un titolo nazionale che manca ormai da troppi anni. Senza oltretutto il contributo da parte dello sponsor Principe, che non sarà più il marchio principale da portare sulle maglie, l’avventura giuliana nel prossimo Girone Unico di serie A parte però già adesso nel segno dell’incertezza: per Marco Lo Duca, che da giocatore di scudetti ne ha vinti a bizzeffe con Trieste, è arrivato il momento di pensare a un tipo di approccio diverso per uscire dall’impasse.

“Per prima cosa è vietato piangersi addosso – spiega il dirigente giuliano – perché per tornare a puntare a qualcosa di grosso bisogna ragionare forse in un modo diametralmente opposto a quanto fatto sinora. Abbiamo una base solida di atleti composta da giovani e veterani, che nelle difficoltà hanno saputo esaltarsi nell’ultima stagione. Ci sono già contatti per il ritorno di qualche nostra vecchia conoscenza, tuttavia la partita più importante da giocare in questo momento è sul fronte dei nuovi partner commerciali: trovare un pool di sponsor come già accade in città per il basket farebbe la nostra fortuna. Sappiamo quale sia la situazione nella sola Trieste, ecco perché dobbiamo allargare il raggio di azione anche in Friuli e nel vicino Veneto”.

Non sono cifre impossibili, quelle che il sodalizio biancorosso sta andando alla ricerca. “Calcoli alla mano, con 18 sponsor da 10 mila Euro ciascuno saremmo in grado di fare un campionato di qualità. Non c’è dunque bisogno di grandi budget per poter essere competitivi: con l’avvento di nuove realtà economiche qui in zona, crediamo che qualche interessante opportunità si potrà aprire. Ora intanto guardiamo alle prime scadenze, tra tutte quella di metà giugno relativa all’iscrizione per la prossima stagione: arrivare a quella data con le idee chiare è il nostro primo obiettivo”. 

(Da City Sport di lunedì 21 maggio 2018)

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Sciogliersi in lacrime a 55 anni compiuti? Detto, fatto: nella serata di martedì scorso, quando per la sua Principe è arrivata la matematica certezza di rimanere nell’Elite dell’handball nazionale per un altro anno, Giorgio Oveglia si è letteralmente lasciato travolgere dalle emozioni. «Appena mio figlio Michele mi ha confermato la vittoria del Fondi contro Oriago, sono scoppiato a piangere. Questo risultato mi dà una gioia immensa, ripensando a quel “patto” della scorsa estate fatto con i veterani Visintin, Carpanese e Modrusan per ripartire una nuova stagione con poche certezze e tanto pessimismo. Mi piacerebbe che, nell’atrio di Chiarbola dove si raccontano i nostri 17 scudetti, un piccolo spazio venga dedicato a questa annata: per importanza, questa “salvezza” vale quasi quanto uno di quei titoli in bacheca».

Con il Girone Unico in tasca, è naturale tracciare in casa giuliana un bilancio più che positivo di quanto realizzato nel campionato che si è chiuso sabato scorso: «Abbiamo tenuto testa a tutti, siamo arrivati terzi in regular season e abbiamo conquistato le finali di Coppa Italia: traguardi incredibili, considerando che ho fatto giocare molti dei miei ragazzi fuori ruolo, con una rosa che si è anche assottigliata nel corso dei mesi. Abbiamo buttato nella mischia ragazzini come Allia, Sandrin, Sodomaco e Hrovatin, abbiamo scommesso con successo su Udovicic e Crespo Diego che hanno fatto la differenza: sì, il risultato che abbiamo raggiunto ci riempie di orgoglio».

Il difficile arriva però adesso, per mantenere ancora una volta Trieste nella massima serie: «La volontà è quella di confermare in toto l’intera rosa: c’è anche qualche giocatore che vorrebbe tornare a casa e che potrebbe rientrare, vedremo il da farsi. Mi piacerebbe che entrino in società persone nuove abili nel dare una ventata di freschezza in ambito manageriale, anche perché dovremo essere in grado di costruire un budget importante per il prossimo campionato». E Giorgio Oveglia rimane al suo posto? «In questo momento è il problema meno importante: mi prendo due giorni di ferie e dal 2 maggio iniziamo a pianificare il futuro. Non è obbligatorio che sia ancora io a sedere in panchina». 

(da City Sport di lunedì 30 aprile)

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I due gironi dell’attuale A2 di basket hanno davvero un peso specifico diverso l’uno dall’altro? Ne abbiamo parlato con Dario Bocchini, ex General Manager della Pallacanestro Trieste e con un passato importante da dirigente in piazze importanti come Jesi, Imola e Ravenna.

Guardando i roster delle 32 squadre che compongono la serie A2, secondo lei si può parlare di squilibrio tecnico tra gironi?

«Bisogna partire dalla considerazione che il regolamento attuale permette alle squadre di poter cambiare faccia in maniera decisamente importante. Pertanto, ragionando in un’ottica futura, può benissimo accadere che anche chi arriverà all’ottavo posto abbia potenzialmente la possibilità di rafforzarsi sensibilmente: porto un caso emblematico, quello della Dinamo Sassari di Massimo Bernardi che, favoritissima per il salto di categoria, uscì mestamente al primo turno di play-off. Sono comunque dell’idea che la continuità nel lavoro a medio e lungo termine possa risultare la variabile più importante per il salto di qualità».

Se analizziamo ciò che sta accadendo nell’altro girone, è evidente che Casale Monferrato funga un po’ da “Alma” del raggruppamento Ovest: se lo aspettava?

«Il loro ruolino di marcia assomiglia molto a quello di Trieste, oltretutto perché anche a Casale hanno avuto problemi sul lato degli infortuni, con l’aggiunta che il puntare su giovani interessanti come può essere ad esempio il ’98 Denegri stia già dando dei risultati eccellenti. Pur non avendo grosse ambizioni prima dell’inizio del campionato, è una squadra che ricorda molto la mia Jesi allenata da coach Capobianco: anche in quel frangente si partì con la convinzione che potevamo toglierci delle belle soddisfazioni, volando naturalmente molto bassi sugli obiettivi stagionali. E, ricollegandomi sul discorso già citato di come la continuità nel lavoro e nella programmazione pluriennale abbia un peso specifico enorme, credo che Casale non si trovi al primo posto per caso».

Tra Est e Ovest, quali secondo lei sono le sorprese e le delusioni?

«Restando a Ovest, Legnano sta facendo un buon campionato, mentre Biella è squadra solida e costruita sulle fondamenta di quella della scorsa stagione, pur avendo perso Hall ma con l’aggiunta di un carismatico Tim Bowers. Sta deludendo la Virtus Roma che ha già cambiato allenatore, mentre anche Napoli sta facendo molta fatica. Per quanto concerne il raggruppamento dell’Alma, vedo bene Montegranaro, intelligente nell’aver puntato su due giocatori come Corbett e Powell che si conoscevano già alla perfezione dopo l’avventura di Treviso. E restando sulla De’Longhi, la squadra di Pillastrini ha sin qui pagato il prezzo di non essersi sempre espressa a buoni livelli».

Capitolo Rosselli: con il suo arrivo, Bologna diventa davvero la più temibile tra le concorrenti alla promozione?

«Certamente la Fortitudo avrà a disposizione un giocatore intelligente, in grado di spostare gli equilibri anche a livello di spogliatoio. Forse Bologna resta ancora incompleta, avendo tante spiccate individualità come Legion e Mancinelli ma senza un vero ragionatore in cabina di regia, con un McCamey che personalmente non mi ha entusiasmato».

Un giudizio su Trieste?

«Sin qui ha davvero avuto poche rivali, nonostante l’assenza di Bowers. E si è visto come il lavoro atletico del Prof. Paoli sia stato fondamentale per la bontà dei risultati ottenuti: può puntare naturalmente alla promozione, ma se sarà necessario dovrà farsi trovare attenta anche sul fronte mercato. Su questo Gianluca Mauro dovrà avere anche un pizzico di coraggio, magari inserendo in futuro qualche elemento in più senza minare gli equilibri di squadra».

(da “City Sport” di lunedì 4 dicembre 2017)

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Dopo il positivo test di domenica scorsa a Caprile contro l’Umana Venezia, per la Pallacanestro Trieste 2004 è tempo di tornare nuovamente in campo: i biancorossi saranno chiamati infatti a un nuovo scrimmage mercoledì pomeriggio, questa volta contro l’Apu Udine (ore 16.30 al PalaTrieste, a porte chiuse), in un match utile per confermare i progressi intravisti nelle ultime sfide pre-campionato.

“Affronteremo una squadra navigata e molto più esperta di noi” è il giudizio di coach Eugenio Dalmasson, “costruita per tentare il salto verso la A2 Silver e quindi in grado di poterci mettere in difficoltà. Di certo, test impegnativi come quello contro Udine ci permettono di mantenere sempre alta la concentrazione e di trovare stimoli importanti per continuare il nostro percorso di crescita. Sinora siamo stati in grado di interpretare al meglio tutte le situazioni che ci hanno visti impegnati sul parquet, sia sul lato degli allenamenti che in quello delle amichevoli già giocate. La nostra volontà è proseguire di questo passo, riuscire a fare bene anche contro l’Apu significherebbe proseguire brillantemente il nostro cammino prefissato”.

Il coach spende una parola sul nuovo arrivato Holloway, da qualche giorno al lavoro assieme alla squadra: “Murphy sta cercando di integrarsi nel migliore dei modi all’interno del roster, con il suo inserimento che di fatto diventa una delle tappe più importanti prima dell’inizio della stagione vera e propria. E’ importante sottolineare come ogni singolo componente della squadra stia lavorando forte assieme a lui, allo scopo di costruire velocemente quel DNA necessario per il difficile campionato che ci attende. Nonostante la fatica della preparazione si faccia sentire, crediamo che questo sia il momento giusto per continuare a stringere i denti e lavorare senza risparmiarci. Non basta infatti un buon allenamento o uno scrimmage positivo per poterci ritenere soddisfatti” conclude il coach, ”dobbiamo invece continuare a investire su noi stessi per comprendere quali siano gli ulteriori passi in avanti che potremo fare. Ci sarà bisogno ancora di tempo, ma le basi per continuare a far bene ci sono davvero tutte”.

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Ha voluto assolutamente esserci alla sua “prima” al PalaTrieste: Murphy Holloway, sbarcato ieri in perfetto orario alle ore 16 a Ronchi dei Legionari, qualche ora dopo si è presentato all’allenamento pomeridiano biancorosso per fare la conoscenza con staff tecnico e compagni di squadra.

”E’ una gioia essere a Trieste” esordisce l’atleta, “sono contento che il coach mi abbia voluto qui e sono felice di aver visto il mio nuovo team lavorare in maniera così intensa già in questa fase di preparazione. Il mio obiettivo principale, all’interno di questa giovane squadra, è quello di poter portare qualità e leadership, cercando di guidarla a una stagione di successo”.

Che tipo di giocatore è Murphy Holloway? “Sicuramente un “all-round” – continua – che può prendere rimbalzi ma anche cercare di realizzare tiri in sospensione, qualora la difesa avversaria me lo conceda. Posso dunque ricoprire ruoli diversi”. Ben conosciuto oltreoceano per la propria fisicità, tanto da avere anche una chance nel football americano professionista della NFL, Holloway ha però le idee chiare sul suo futuro: “Il mio primo amore resta sempre quello di giocare a basket”, spiega, “e, nel contesto attuale, di poter dare una mano tangibile a questo gruppo”.

In conclusione, l’atleta manda un messaggio ai propri nuovi supporters: “Ai tifosi dico che sono venuto a Trieste con l’intento di lavorare sodo, giorno dopo giorno, cercando di vincere il più possibile con questa maglia. E perché no, sognando magari di raggiungere traguardi importanti”.

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Mesi intensi attendono Stefano Tonut e tutta la Pallacanestro Trieste 2004 nell’immediato futuro. Sin da questo inizio di preparazione, la guardia biancorossa è ben cosciente di quanto ci sarà bisogno del suo contributo sul parquet nella prossima serie A2 Gold, all’interno di un anno che potrebbe diventare quello più importante della sua giovane carriera.

Seppure all’inizio di stagione manchi ancora un mese abbondante, la concentrazione e la voglia di far bene in “Tonno” la si è vista sin dai primi allenamenti, con un’amichevole contro Portorose che l’ha visto essere subito il miglior marcatore della squadra. Sono questi alcuni indizi di come il giocatore classe ’93 palesi la volontà di salire immediatamente sugli scudi: “Non vedevo l’ora di iniziare” spiega, “anche se le mie vacanze sono durate praticamente una decina di giorni in tutto, era forte il desiderio di riabbracciare i miei compagni di squadra. Sono contento di continuare a vestire la maglia di Trieste e di poter proseguire il mio personale percorso di crescita nella mia città”.

Ma cosa servirà in particolare a Stefano per poter fare un ulteriore passo avanti? “Sicuramente la prossima sarà un’annata dove poter e dover migliorare, in termini di costanza di rendimento da mettere sul parquet. Ho ancora tanto da imparare come giocatore, soprattutto a livello di testa e mentalità: correggere i passaggi a vuoto e gli errori commessi in campo lo scorso anno è il mio obiettivo-base. Fare tutto questo, continuando a lavorare assieme a un coach come Dalmasson e al resto dello staff tecnico, è un qualcosa di estremamente importante per me. Ci aspetta un campionato duro, ma siamo tutti focalizzati su cosa ci attende e su come dovremo essere in grado di affrontare le difficoltà”.

In attesa dei prossimi impegni pre-stagionali e continuando a sudare in palestra assieme al resto della truppa biancorossa, Tonut si sofferma anche sull’avventura estiva con la Nazionale Sperimentale, un’esperienza unica nel suo genere che lo ha portato a toccare in maglia azzurra anche il suolo cinese: “E’ stato tutto veramente incredibile: mi sono trovato benissimo col gruppo, composto da tanti ragazzi giovani come me, sin dal primo giorno. Francamente, con tutti i giocatori di serie A che facevano parte del roster, avevo il timore di non essere all’altezza della situazione: man mano che passava il tempo, ho capito però che la differenza con i più forti non era così abissale. Si è oltretutto creato un ottimo rapporto con Attilio Caja, bravissimo a curare i particolari e a dare un’impronta diversa ad ogni allenamento: di fatto, il mese trascorso con la Sperimentale si è dimostrato stimolante nel poter dimostrare tutto il proprio valore e per mantenere alta la concentrazione, al di fuori dell’ambito del campionato”.

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”E’ stato un test molto duro per noi, ma estremamente utile per iniziare a valutare il lavoro che stiamo facendo e che continueremo a fare nel corso di questo pre-campionato”.

Eugenio Dalmasson, allenatore di Pallacanestro Trieste 2004, commenta così la prima amichevole estiva che ha visto i biancorossi cedere di misura al KK Portoroz. “E’ oggettivamente difficile fare delle valutazioni in questa fase iniziale di preparazione – spiega il coach – con dei carichi di lavoro importanti che inevitabilmente hanno portato ad appesantire le gambe dei giocatori. Tuttavia la partita di ieri sera, contro un avversario tosto che ha saputo sfruttare la propria fisicità e un miglior stato di forma rispetto al nostro, ci ha dato subito modo di capire quanto dovremo essere capaci di stringere i denti con tutti gli avversari che affronteremo in stagione. Siamo una squadra giovane, che deve imparare a soffrire cercando di limitare gli errori sin da questi primi scrimmage: l’amichevole di Lucija ha oltretutto permesso al nostro staff di valutare il modo di reagire alle difficoltà da parte dei singoli, un qualcosa che ci aiuterà a calibrare al meglio le attività da svolgere nell’immediato futuro”.

Già questa mattina la squadra tornerà nella palestra di via Locchi per riprendere la preparazione atletica: il prossimo test pre-campionato è fissato per martedì 2 settembre alle ore 17, quando al PalaTrieste i biancorossi affronteranno a porte chiuse il Grosuplje.

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E’online l’intervista realizzata a Daniele Cavaliero, playmaker triestino che la scorsa stagione ha vestito la maglia della Sidigas Avellino: si parla non solo del Summer Day Camp 2014 dei Trieste Tropics, ideato da Andrea Pecile e da poco conclusosi al centro sportivo del “Bor”, ma anche dei progetti futuri del giocatore.

Il video è realizzato in collaborazione con Antonio Giacomin di Fluido.tv.

Buona visione!

httpvh://www.youtube.com/watch?v=evaY-aaoBf0

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Ci abbiamo preso gusto. Dopo Elena Capolicchio, sotto con un’altra che il basket ce l’ha nel sangue: Alice Policastro.

La “Poli” arriva tardi (a 8 anni!) nel mondo della palla a spicchi, dopo aver sperimentato diversi sport: karate (di cui tra l’altro è cintura nera), nuoto, ginnastica artistica e persino calcio. Inizia dal mini basket (squadra mista) per giungere nel 1996-97 nella prima squadra interamente femminile che disputa il campionato di Propaganda; allenata a 14-15 anni dal nonno (un certo Pippo Garano, autore della penultima promozione in serie A1 della SGT), si emoziona al ricordo di un giovane Paolo Ravalico, allenatore dell’U19  – coadiuvato dai fidi messeri Tony Miggiano e Lele Bassi – con cui conquistò un secondo posto alle finali nazionali del 2004. “Un coach con un grandissimo entusiasmo e con una gran voglia di mettersi al pari dei suoi giocatori, capace inoltre di coinvolgerci sempre con la sua umanità”, spiega Alice. Un altro allenatore che l’ha “segnata” dal punto di vista tecnico è Nevio Giuliani (fresco autore dell’ultima promozione) che le ha permesso di sviluppare e acquisire quelle “sfumature” proprie dei grandi giocatori, convertendola nel ruolo da “3” anziché da “4”.

Capitano per meriti sportivi, la Poli è laureata in psicologia ed è istruttrice di minibasket, seguendo i ragazzini dai 3 ai 9 anni con una filosofia precisa: “La cosa su cui punto maggiormente è il gruppo: il basket è uno sport di squadra, dove trovi qualcuno che ti aiuta e qualcuno da aiutare nelle varie situazioni. A tal fine uso il cosiddetto “Esercizio del circo”: tutti i bambini sono gli animali e si devono passare la palla senza farla prendere al domatore, ovverosia la sottoscritta, in modo da sviluppare la coalizione e la solidarietà tra loro.”

E da giocatrice, qual’ è una partita che reputi…indimenticabile?

“La finale U19 persa di 12 contro Sesto San Giovanni , con delle compagne straordinarie: Ottavia Umani, la Bisiani, il mio play Sara Accardo. Quanti ricordi….”

Per poi arrivare all’ultima travolgente stagione, coincisa con la promozione in massima serie…

“Siamo partite con l’obiettivo della salvezza, andando poi avanti abbiamo acquistato consapevolezza nei nostri mezzi e, nonostante l’uscita in Coppa Italia al primo turno, da gennaio abbiamo cominciato a vincere con una discreta frequenza. Gara-3 di finale play-off, davanti ad un pubblico strepitoso (oltre 2000 presenze), è stata un’emozione indescrivibile, un qualcosa di inaspettato per chi era abituato a vedere sugli spalti solo amici e parenti…

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“In questi giorni mi gioco la semifinale del “Lui e Lei” di basket con la squadra dei “Fulminai”, poi mi butto sulla Crese Volley…”

Ma c’è dell’altro, no?

“Esatto: sono stata ingaggiata da coach K per costruire (assieme a Elena Capolicchio) la prima squadra femminile di basket a partecipare ad un torneo riservato ai maschietti”

“Divertente…qualche dettaglio?”

“Beh, dovremmo essere in 15, ma non posso rivelare i nomi né delle giocatrici né del coach (probabilmente all’esordio) dell’ “Ottava Meraviglia”, che è il nome del nostro team..”

In bocca al lupo, “Poli”!

 

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Si può essere sportivi a 360° senza dover per forza di cose abbracciare la palla a spicchi per un’intero anno solare. Lo sa bene Lara Cumbat, uno dei migliori talenti del basket femminile locale che, per la seconda estate di fila, si prende il lusso di svestire il ruolo di rocciosa guardia tiratrice per…”caricarsi a bestia” nei panni di capitana del team di “Elsitodesandro.it”, in un torneo come la Crese Volley 2014 che dalla prossima settimana sarà parte integrante del già ricco menù sportivo programmato nel comprensorio di Borgo San Sergio.

Non puoi che sorridere, quando le comunichi la “riconferma dei gradi” di giocatrice più importante della squadra: lei, per tutta risposta, dopo un “Oh mamma, davvero?”, strabuzza gli occhi di felicità come una bimba davanti a una vetrina piena zeppa di giocattoli, con in mano un buono spendibile di 1.000 Euro. E’ un po’ questo gesto che ti consente di capire quanto questa pazza avventura estiva si palesi – per lei e per tutti gli altri effettivi “sandrini” – in una parentesi di gioia autentica, specie all’idea di poter riabbracciare e stare nuovamente vicino a tanti amici, prima che compagni di squadra.

E pensare che, in tutta confidenza, nella testa dell’allora piccola Lara era balenato un piccolo pensiero di diventare pallavolista, un giorno: “Per ovvi motivi…familiari (leggi, la patria potestà affettuosamente firmata “Franco”, NdSandro) ho poi scelto la carriera cestistica” spiega, “ma non c’è dubbio che il volley sia sempre stato uno sport che mi ha affascinato già da giovanissima. A questa Crese, il mio personale obiettivo è quello di confermare le mie potenzialità di alzatrice e di migliorare quanto già fatto vedere nella passata edizione”. Un piccolo flashback, relativo al 2013, torna inesorabilmente nella testa della capitana del team SDS, con una qualificazione sfiorata al tie-break dell’ultima partita del girone eliminatorio: il tutto, contro una squadra nettamente più forte e tecnica di quella biancorossa…”Fu un vero peccato, ma alla fine possiamo tranquillamente dire di aver piazzato in quel contesto le basi per un’ annata, come quella attuale, che ci deve vedere ancora più carichi, con aspirazioni sicuramente più importanti rispetto al passato”. Il che, tradotto, significa centrare almeno un numero maggiore di vittorie di quanto non fatto precedentemente: “La scorsa estate chiudemmo con un record di 1-2, è logico dunque aspettarsi un ruolino di marcia migliore sul profilo del rendimento sul campo”.

Con un roster in gran parte rinnovato rispetto alla passata edizione, e magari riflettendo su eventuali problemi di “chimica”, Lara Cumbat non ha affatto problemi nel prendere sonno la notte…”Oh no!”, tuona categorica la capitana, in relax dopo la prova convincente di qualche istante prima al torneo “Lui&Lei” del Santos Basket, “gli innesti di “Laion” e “Ale”, con quest’ultima che di pallavolo ne mastica molto più di noi, gasano la sottoscritta e tutto l’entourage sandrino. Idem per quanto riguarda “Folpo-Carpa Junior”, dotato di grande fisicità, un elemento che saprà sicuramente darci ottime indicazioni sin da subito”. E per quanto riguarda gli altri? “Beh, mi aspetto conferme sia da “Vise” che da Andrea-“Sgionfo”, con quest’ultimo che ha lavorato con meticolosità nel migliorare in ricezione. Ma penso anche a un’altra new-entry del 2014,  quel “Gengi”-Grimaldi che dovrà portare il proprio mattoncino al team, dimostrando oltretutto di meritare la fiducia riposta su di lui dal nostro staff tecnico”.

L’aspetto che però lega l’organico di Elsitodesandro.it, e su cui il presidente Sandroweb sa di poter contare sin da subito, è l’attaccamento alla maglia che tutti i componenti del roster portano con sé da molto tempo. Anche al di fuori del contesto che li vedrà protagonisti a partire dal prossimo 26 giugno (contro i NPC 2) sul manto verde di Via Petracco. “Questi colori ci accomunano, pur giocando nel corso dell’anno sportivo a sport decisamente diversi tra loro: chi a pallamano, chi a basket come la sottoscritta. L’eterogeneità di discipline nel nostro DNA non è un tallone d’Achille, semmai la dimostrazione che ci si può mettere in gioco tutti assieme grazie al grandissimo affetto che ci lega: farlo con la maglia dell’SDS è un ulteriore motivo di soddisfazione e di orgoglio, per me e per chi affronterà questa nuova avventura”.

 

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