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Capita, in una sera d’estate, di trovarsi a chiacchierare a margine di un torneo di basket. E così, tra una parola e l’altra, il discorso si sposta su un’atleta che sta giocando in modo sbalorditivo e che pare non si sia mai fatta intervistare.

Con la nostra solita umiltà e fuorviati da un paio di spritz, azzardo personalmente: “Nessun problema, l’intervisto io”. Immediatamente un brivido mi percorre la schiena: spero che la mia “boutade” non cada nel vuoto, ma un noto giornalista locale ribadisce: “Magari, sarebbe un bel colpo”. E così parte quest’idea, mettendoci immediatamente sulle tracce di Elena Capolicchio.

All’inizio riluttante, la giocatrice ci concede un incontro per le 17 del giorno seguente presso un bar vicino alla stazione (arriverà in treno): giungiamo con 5 minuti d’anticipo e la riconosciamo subito. Procede ad ampie falcate, sulle spalle borsone da basket, seguito da calzoncini corti e maglia della nazionale italiana, arrotolata per difendersi dal caldo.

Dopo una breve presentazione, ci addentriamo nel bar in cerca di refrigerio e ci snocciola alcuni dati impressionanti: nata nel 1992 (segno zodiacale scorpione) comincia a trattare la palla a spicchi a 4 anni nel Ronchi (squadra mista), poi esordisce in un team femminile nella categoria cadetti col Monfalcone, passa alla prima squadra (serie B, per 3 anni) e a 15 primavere si sposta a Reggio Emilia in A2. Nel 2011 si trasferisce a Orvieto, nel primo anno si infortuna al crociato ed al menisco, ma durante il secondo centra un’altra promozione; nel 2012 è a Brindisi, ennesima promozione dalla A3, infine l’ultimo anno conquista la salvezza con l’Interclub Muggia. Nel frattempo, si sta laureando ad Orvieto in “tecnologia ed industria alimentare”.

Partiamo allora chiedendole chi le ha trasmesso la voglia di giocare…

“Provengo da una famiglia molto sportiva”, risponde: “Lo zio Luciano è il vice allenatore di Ronchi e l’head coach è mio cugino.”

Un canestro che ti ricordi?

“Sicuramente quello segnato da metà campo con Brindisi in semifinale (vinta) contro Sesto San Giovanni”

D’estate solitamente ci si riposa, quindi che cosa significa quel borsone che ti porti appresso?

“Allenamento alle 18 e partita alle 21…”

Come scusa?

“Sì, quest’anno per la prima volta sono un “nanetto”

Continuiamo a non capire…

“Ho deciso di partecipare ad un torneo misto e la mia squadra (di cui sono il Kapi-nano), si chiama “Kuei del nano nero”, quindi tutti nanetti.”

Ho capito, grazie…beh, parlaci allora di questa tua esperienza…sicuramente più soft del campionato trascorso…

“Solo in parte più soft perché, se è vero che non ci alleniamo, è altrettanto vero che il nostro coach cerca di stimolarci continuamente, svegliandoci la mattina (verso le 7) con consigli, tattiche, difese e suggerimenti per le gare, e augurandoci la buonanotte dandoci una visione più ampia dello sport e della squadra.”

Un po’ sfinente per una corsetta estiva…

“Assolutamente no, perché apprezziamo e condividiamo il suo attaccamento e una volta in campo cerchiamo di fare il meglio per quanto possibile; inoltre oltre ad Alice Romagnoli (mia compagna a Muggia) ho la possibilità di giocare con Manon Rivron (che è stata mia degna avversaria a Fogliano), con Lollo Perotti (uno dei protagonisti della promozione di Ronchi in C2, con Fuffo Fortunati storica gloria anch’esso di Ronchi, ecc.”

Insomma, il mondo del basket passa per Ronchi…

“E’ sicuramente un pezzo importante del mio trascorso cestistico, il luogo da cui sono partita per affrontare nuove sfide…”

Perfetto Elena, se non vuoi far tardi all’allenamento mi sa che dobbiamo fermarci qui, hai una battuta per chiudere?

“Chiudo con una frase del mio summer-coach: “Non importa quanto hai vinto…ma quanta voglia hai di vincere ancora…GO, NANETTI!

 

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