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Poteva non piacere a più di qualcuno. Quella frase “La Triestina ora ha il presidente che si merita”, esclamata nel momento successivo alla vendita societaria al “prode” Flaviano Tonellotto, materializzò in un colpo solo il proprio personale addio velenoso e la progressiva fine dei sogni alabardati d’alta quota.

Ma Amilcare Berti, scomparso quest’oggi all’ospedale di Udine, resterà ugualmente e meritatamente nei cuori di tanti triestini. Paradossalmente, molto di più in quello di coloro che si affacciarono sugli spalti del “Rocco” solo nelle occasioni più importanti dei fantastici anni che valsero all’Alabarda il “quasi” triplo salto di categoria da C2 a serie A. Molti di quei “tifosi” poi sparirono in corso d’opera, sottolineando il classico atteggiamento di chi segue le mode e non l’amore per la maglia: ma il merito di quella provvisorio…ripopolamento dello stadio di Valmaura è da attribuirsi a questo signore, che indottrinò i “miscredenti” e li condusse ad amare o semplicemente a interessarsi di una squadra che in tanti snobbavano. Sino al raggiungimento di traguardi importanti.

Berti fu un personaggio che non va ricordato solo per la battaglia contro “le foche ammaestrate”, termine col quale era solito sottolineare la leziosità di alcuni dei suoi giocatori in campo. O magari per la scaramanzia nell’indossare il fedele cappotto in una calda e assolata domenica di giugno, durante una delle decisive gare play-off dell’Unione: no, non lo ricorderemo solo per questo. Egli fu colui che seppe riunire un intero popolo rosso-alabardato, risvegliando gli animi sopiti di una intera città che ha sempre parlato del blasone della Triestina, senza forse mai capire realmente il vero senso di tale termine. Un pregio assoluto e cristallino, mai più ripetuto o replicato da tutti coloro che gli sono succeduti e che mai potranno dire di essersi minimamente avvicinati al suo virtuosismo e ai risultati ottenuti sul campo.

L’Alabarda sta forse – con fatica – per riemergere nuovamente dalle sue ceneri. Ma oggi, a ragione, si ferma per qualche istante a piangere copiosamente la dipartita di uno dei suoi condottieri più illustri, colui che senza mezzi termini ha saputo regalare riflettori più adeguati a questi colori. In un mondo del calcio dove spesso comandano interessi personali e gestioni societarie “allegre”, con i tifosi (quelli veri, non i “modaioli”) costretti a pagare il prezzo più alto in termini sportivi, Amilcare Berti è e sarà per molto tempo la più classica delle pecore bianche in un mare di caproni grigi. Già solo questo aspetto lo rende inarrivabile, almeno per l’attuale presente.

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