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E’ nel DNA dei supporters alabardati possedere una capacità quasi infinita nel soffrire per la propria squadra – anche per annate consecutive – senza quasi mai batter ciglio. Ma la speranza, dopo un altro fallimento come quello del 2012, era quella di ritrovare un minimo di serenità sportiva, seppure una serie D o un’Eccellenza possano provocare principi di nausea ai più.

Passino due o tre sconfitte di fila sul campo: fa parte del gioco. Ma c’è un orgoglio da difendere, quello che l’attuale proprietà sembra dimenticare o clamorosamente far finta di niente: c’è chi ha ancora tanta voglia di tifare per una maglia importante come quella della Triestina. E quella maglia, in questo momento, qualcuno l’ha scambiata per uno straccio da utilizzare per lavare i pavimenti. Non c’è dignità in questo: tantomeno una logica appropriata che possa spiegare i motivi di una gestione assurda, fatta da roboanti silenzi e dai “pagherò” che ormai tutti considerano come i più classici specchietti per le allodole.

#SosUnione: è, più che un semplice hashtag, un grido di allarme che squarcia le tenebre nel tentativo di risparmiarsi un’ancora più pesante caduta verso gli inferi. Dall’incredulità post-conferenza stampa di venerdì scorso nella sede alabardata dello stadio “Rocco” – quando un Presidente convoca i giornalisti e non permette loro di fare domande perché non c’è nessuno a poter fare da interprete simultaneo – si è passati alle lacrime versate fuori da più di qualcuno. Lacrime amare di chi, in qualsiasi categoria e in qualsiasi situazione, non ha mai smesso di tifare, incitare e stare accanto alla squadra. Nemmeno in momenti di buio pesto.

I social network ribollono di rabbia, così come i forum di discussione: l’inizio della mobilitazione è ormai avvenuto, con la creazione di un gruppo spontaneo su Facebook che delinea non solo la volontà di smarcarsi da una proprietà che continua a temporeggiare e far parlare di sé unicamente per goffagine di gestione, ma di urlare il proprio dissenso contro chi sta distruggendo gli ultimi brandelli dell’Unione. Già più di 3.600 iscrizioni – un numero destinato a crescere esponenzialmente – in un profilo dove davvero tutti (anche ex-giocatori ed allenatori dell’Alabarda) provano a scuotere l’ambiente circostante. Un primo piccolo passo, al quale sicuramente ne seguiranno altri.

I tifosi hanno fatto e stanno facendo la propria parte. E’ giunto il momento che anche dalla rabberciata stanza dei bottoni della Triestina giungano segnali tangibili. Delle favole non ce ne facciamo più niente, cari signori: è ora che ve lo mettiate in testa.

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Primo, caldissimo giorno a Portorose per l’Unione Triestina 2012: dopo la mezza giornata di riposo concessa al gruppo, sul sintetico di Fiesa (poco distante dalla città di Pirano, sul campo che li ospiterà sino alla giornata di mercoledì) gli alabardati hanno “bagnato” l’inizio del ritiro sulla riviera slovena con una doppia seduta di allenamento.

Dopo il trasferimento nelle strutture dell’ Hotel Riviera e del Grand Hotel Portorose, che ospiteranno la Triestina nei quattro giorni di questo ritiro pre-campionato, subito grande e corroborante lavoro per la ventina di giocatori convocati da Maurizio Costantini. Sotto l’attenta supervisione da parte del preparatore atletico Milos Tul, il sole cocente non ha minimamente fermato la ripresa dell’ attività fisica da parte della compagine giuliana, che ha alternato l’iniziale risveglio muscolare a diverse fasi tecniche di attacco contro difesa, collimando poi con una partitella a metà campo e dedicandosi infine a circuiti di forza nella sessione pomeridiana.

Il mister alabardato ha chiesto maggior personalità a tutto il proprio collettivo, sin dalle prime fasi di giornata, in particolare agli elementi più giovani della rosa: tradotto, poco risparmio di energie, allo scopo di mettere maggior dose di benzina nelle gambe dei giocatori.

Si replica nella giornata di lunedì, con un ulteriore doppia seduta sul terreno di Fiesa.

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