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Studiare da grande squadra? Si può. Anzi, lo si sta già facendo

Rimembrate i discorsi fatti nelle ultime stagioni, parlando di basket biancorosso? Ragionavamo un po’ tutti su un discorso molto chiaro: ottenere il prima possibile la salvezza e successivamente non soffrire di vertigini. Bene, potete di fatto cancellare tutti quei concetti e rifugiarvi comodamente in una strofa di una celebre canzone popolare autoctona: “I tempi xe cambiai“.

Ho avuto modo di tornare a distanza di mesi all’Alma Arena anche per una sessione di allenamento pomeridiano. Scoprendo che se da un lato poco è mutato nel tradizionale lavoro che viene fatto settimanalmente, dall’altro c’è la profonda consapevolezza che tutto stia davvero scorrendo nel verso giusto. Forse banalmente perché la Trieste che è stata in grado di vincere 11 gare delle ultime 13 ha una grande capacità intrinseca: quella di saper mutare pelle e di farlo nei momenti di difficoltà. Una dote indiscutibilmente da grande squadra, focalizzata a migliorarsi di settimana in settimana trovando sempre un diverso protagonista che può risolvere le partite. Lo è stato Stefano Bossi ieri a Chieti, così come continua a esserlo il “Pec” da qualche gara a questa parte o Matteo Da Ros che risulta forse essere il vero “regista” nascosto che questo team può vantare all’interno del suo roster. 

Ne ho parlato qualche giorno fa direttamente con coach Dalmasson: tutti ormai, addetti ai lavori e tifosi, vedono già il traguardo dei play-off come obiettivo praticamente già acquisito. Diciamocela tutta: è una condizione mentale pericolosa, poiché rischia di dare per assodato un qualcosa che deve ancora conquistato, seppure l’attuale terzo posto in classifica dia adito allo staff tecnico di dormire su una bella coppia di guanciali. Tuttavia crediamo che l’Alma abbia davvero tutte le carte in regola per arrivare molto lontano in questo campionato. Al netto di tante voci di mercato, che spesso portano in grembo la condizione di destabilizzare l’equilibrio dello spogliatoio e la concentrazione dei singoli. Ecco perché, a mio avviso, questo gioco di nomi e cognomi può potenzialmente non valere la candela: Trieste sul campo corre sulle proprie gambe in barba agli infortuni (e – notizia buona – quello di Bobo Prandin potrebbe rivelarsi meno grave di quanto ci si aspettasse, ma bisognerà attendere ancora un po’ per avere notizie certe), un ulteriore segnale che questa è una squadra che può ulteriormente elevare il proprio livello. Magari senza ulteriori ritocchi. E con la possibilità di recuperare qualche individualità che attualmente sta facendo fatica in campo, divenendo il vero valore aggiunto da portare in auge nelle prossime settimane e nei prossimi intensi mesi.

Studiare dunque da grandi si può, indipendentemente dal risultato finale che si vuole acquisire. In pratica, l’Alma lo sta già facendo a pieno, nonostante qualche passaggio a vuoto di troppo durante le ultime partite che va necessariamente smussato. Quale miglior prova per rafforzare le proprie convinzioni, se non il doppio impegno casalingo con Verona e Fortitudo Bologna? Un test per tutti, per chi calca da protagonista il parquet di Valmaura e per chi (forse) sulle tribune ha anche da dimostrare di avere un po’ più di sangue “caliente”. Perché si vince e si perde insieme, sempre. Senza brontolare. Così si fa squadra. E così si punta ancora più in alto.

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