Si torna in A2. Con una marea di rimpianti
Fa male. Male da morire. E forse averla vissuta da vicino, a fianco come sempre di una squadra che ci vede prima di tutto tifosi che semplici cronisti, intensifica il malessere che inevitabilmente ci porteremo dentro per parecchio tempo. La Pallacanestro Trieste cade, e cade fragorosamente, nell’appuntamento più importante della stagione: lo fa nel peggiore dei modi, arrendendosi troppo presto davanti a una Brindisi che ha fatto semplicemente il proprio dovere sul parquet, da squadra seria qual è. E dopo la sbornia di sette giorni prima con la vittoria contro Verona, che incontreremo nuovamente al piano di sotto, il calice amaro da buttare giù assomiglia a una damigiana. Ma sia chiaro, una volta per tutte: è inutile piangere su quanto hanno fatto le altre squadre, che invece la serie A se la tengono stretta. Trieste era padrona del proprio destino e l’ultima carta se l’è giocata davvero male.
Uscire dal PalaPentassuglia, sapendo che d’ora in avanti ci attende nuovamente il purgatorio della A2 da cui sarà naturalmente complicato riemergere (visto anche il quantitativo industriale di nobili decadute a fare tanta fatica nel rimettere piede nell’Olimpo del basket italiano…), porta naturalmente a una serie infinita di domande. Si poteva evitare tutto questo? Certo che sì, al di là di un percorso ad ostacoli durato una stagione intera in cui Trieste è partita malissimo, ha saputo rialzarsi in corso d’opera ma ha fallito clamorosamente il finale. Certo, tra tutte c’è la questione-Davis ad aver pesato come un macigno (e, col naturale senno di poi, l’aver affidato praticamente tutta la cabina di regia a Ruzzier e Bossi nelle ultime giornate, senza dotarsi di un rimpiazzo, si è trasformato in un gioco d’azzardo che non ha pagato). Ma la verità è che, da un mese di gennaio scintillante contrassegnato da quelle quattro vittorie di fila che avevano addolcito la bocca di tutti – con annesso qualche pensiero sconcio anche in chiave playoff – nelle 13 partite seguenti Trieste ha vinto solo tre volte. Quando le cose stanno così, maledire alcuni risultati “strani” degli altri campi ha senso fino a un certo punto. E continuare a puntare il dito su questo ambito è un esercizio che non ha più senso.
Una retrocessione porta inevitabilmente sul banco degli imputati una società che, alla fine della fiera, si è ritrovata con il cerino in mano e che non ha saputo trovare il modo di dare la scossa giusta per evitare di abbandonare la massima serie dopo cinque anni. Di riflessioni da fare ce ne sono a bizzeffe, c’è una proprietà nuova che ieri sera, con una A2 sul groppone, si è fatta sentire con quel “Guardare avanti con l’umiltà di chi è caduto. Imparare dagli errori. Rialzarsi. Agire. Il dolore di oggi è la grinta di domani”. Ora dalle parole (o meglio, dai claim) si dovrà essere bravi a resettare tutto e ridare soprattutto entusiasmo a un ambiente – quello dei tifosi – che ha saputo sempre rispondere presente nonostante tutto e che inevitabilmente finirà col raffreddarsi. Questa è una piazza che vive di basket. E ieri ha ricevuto uno schiaffo bello potente.
(da Citysport.news di lunedì 8 maggio 2023, credits ph. Pallacanestro Trieste)
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