Quattro buoni motivi per crederci sul serio
Raggiungere una semifinale promozione non è roba da tutti i giorni. E non è una cosa che capita a chiunque, ma solo a una squadra con un’identità vincente.
È inutile parlare più di sorpresa, nello spiegare il fenomeno biancorosso di una Trieste arrivata poche ore fa al penultimo capitolo play-off. In molti ne parlano quasi come un fatto dovuto, la realtà delle cose è invece a nostro avviso diametralmente opposta: perché eliminare Treviglio prima e Tortona poi – in mezzo a una selva di alti e bassi – resta comunque un segnale forte e potente lanciato dall’Alma, diventata “grande” non a caso in mezzo a diverse difficoltà e imprevisti.
In previsione della sfida (bellissima) contro le aquile fortitudine di Bologna, ora più che mai diventa forte e potente la consapevolezza di poter provare davvero ad arrivare sino in fondo. Con quattro variabili che – sommate e shakerate rigorosamente assieme – possono continuare a fare la differenza per la banda di Dalmasson.
- 1️⃣ La coesione del gruppo: le parole ricche di miele di Daniele Cavaliero, nel post gara-4 con l’Orsi, identificano a chiare tinte che razza di spogliatoio abbia a disposizione la Pallacanestro Trieste al suo interno. Tradotto, un gruppo di grandi amici. E se anche un cavallo di razza come “Cava”, che di realtà e situazioni diverse ne ha viste a bizzeffe nella sua carriera, si innamora sin da subito di compagni semi-sconosciuti che lo hanno accolto a braccia parte, è chiaro che la grandezza della “comfort-zone” biancorossa assume le dimensioni delle Piramidi di Giza. Tutto questo al netto dell’amore viscerale che Daniele nutre per la squadra della propria città.
Siamo proprio sicuri che la stessa, medesima situazione si respiri a pieni polmoni anche altrove, in questo momento? - 2️⃣ La somma utilità di ogni singolo componente del roster: un organico a tutto tondo è quello in cui nessuno è prima donna e tutti fanno parte dei denti di uno stesso ingranaggio. Se c’era bisogno che Trieste confermasse questo trend, ecco che l’infortunio di Javonte Green ha fornito l’assist a tutti gli altri undici del gruppone biancorosso di dimostrare, uno per uno, di essere i pezzi fondamentali di un unico puzzle.
E se anche chi esce dalla panchina continuerà a dare contributi importanti, come quelli visti nella serie contro Tortona, allora sì che le cose si faranno interessanti in casa giuliana. - 3️⃣ Una bella dose di faccia tosta: gli altri potranno avere anche campioni tecnicamente più forti, l’Alma adesso se la può invece giocare con il consolidamento della sicurezza di quali siano le proprie armi a disposizione. Che, tra le varie, va inserita anche quel pizzico di sana incoscienza che sbuca fuori dal cilindro come un tiro imbucato dalla lunga distanza preso senza ritmo. O a un alley oop (vedi quello di Da Ros per Parks di gara-4) che ti spacca in due un match diventato sin troppo rognoso rispetto alle aspettative.
Trieste spesso non ha giocato benissimo in post-season, ma ha saputo anche pescare questi jolly. Che servono tanto, eccome se servono… - 4️⃣ Una piazza intera che sogna assieme alla squadra: la abbiamo lasciata per ultima, ma è forse la variabile che in questo momento ricopre l’importanza più elevata. In mezzo a un consumo mentale e fisico da far impazzire, l’energia che sprigiona l’Alma Arena è meglio di un pallet di integratori salini. A memoria non ricordiamo un così tale brusìo, rumore e incitamento: un segnale che anche i supporters biancorossi – organizzati e non – stanno crescendo di mentalità. Continuare a farlo, specie in previsione del confronto sulle tribune con una delle tifoserie più belle e calde d’Italia quale la Fossa della Fortitudo, diventa una sfida nella sfida.
Ecco perché lottare tutti assieme ha un senso profondissimo. Adesso più che mai, che il divertimento – quello vero – sta per avere inizio.
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