“Not Cache but Cake”, il duo Oveglia-Bellomo trionfa all’edizione 2014

La chirurgia estetica e l’ambito dolciario: come unire due mondi così diversi? Ci sono volute due menti eccellenti della Pallamano Trieste per risolvere un problema altresì irrisolvibile per le generazioni future, quasi paragonabile alla congettura dei numeri primi gemelli di euclidea memoria.

La terza edizione di “Not Cache but Cake” è stata un tripudio di idee – molte di queste azzeccate – collimate all’interno di una serie di startup innovative presentate in quel di Campo S.Luigi, con l’umile dimora di Andrea Carpanese e della futura mamma Bruna a trasformarsi per una serata intera nella “Silicon Valley” delle torte. Uno spettacolo a cui hanno partecipato un nutrito gruppo di concorrenti – di ogni estrazione sociale e quoziente intellettivo – accomunati dalla passione per i dolci e dalla voglia di stupire sia il pubblico presente (sold-out da settimane tutti i posti a disposizione per gli spettatori) ma soprattutto i “Fabulous 4” seduti al tavolo dei giudici.

Quattro eccellenze di fama interregionale quali Alessio Pohlen (splendidi e ricercati i suoi occhiali stile nerd-retrò), Fabio Bubola (delizioso il cappello da chef in stile Ratatouille), Daniele Bosich (salutato con un lungo applauso in sede di presentazione da tutti gli “Hulkmaniacs” presenti in sala) e Thomas “L’Immortale” Postogna (denigrato in lungo e in largo dal blocco di pallamanisti biancorossi – nonché compagni di squadra dello stesso – per nulla convinti dall’atteggiamento profuso in sede di giudizio) hanno avuto modo di sciorinare sentenze strombazzanti e sbandierare palette numerate dall’1 al 6, collezionando anche varie proteste ufficiali in corso d’opera (prima tra tutte quella di un Marco Visintin che, dopo aver adulato in lungo e in largo i giurati prima e durante la presentazione della propria torta, ha finito con l’inveire contro tutto e tutti, rivolgendosi infine verso il cronista con frasi del tipo “Sandrin, xe tutto combinado: scrivi ‘sta roba, che cussì tutti sappi chi xe ‘sti qua”).

Abbandonando il campo delle polemiche, è giusto tributare un applauso alla creazione di “Tette Rifatte”, nata da un’idea di Michele Oveglia e Luca Bellomo che hanno saputo fare incetta di riconoscimenti al “Not Cache but Cake 2014”: miglior punteggio in assoluto, premio della critica per la bellezza della torta e anche lo speciale trofeo “Fair Play” per un dolce bellissimo all’occhio, ma che i giurati hanno parzialmente bocciato a livello di palato. Aldilà del duo vincitore, c’è stata comunque gloria per tutti i partecipanti: in mezzo a “Soffiorisate al cioccolato”, “Dolci un po’ salati”, “Torte scadute”, “Tre Porcellini” e “Mus in B Tanta Special” (ne citiamo solo una manciata di quelle in concorso, sottolineando comunque come la qualità dell’intera lizza di dolci presentati sia stato nettamente superiore alle aspettative), questa terza edizione va in archivio – utilizzando un’enfasi tipica dei sobborghi di Cupertino – come la più riuscita di sempre.

Ad imperitura memoria rimarranno i ricercati “quote” usciti dalla bocca dei giudici (“ ‘Sta roba ghe somiglia alle merendine che te ciol nelle machinete…”, o anche “Chi ga messo la Manzotin de sora, spacciandola per gelatina?”), assieme ad alcuni titoli pecorecci quali “Culate mate”, “Luganiga bianca”, “Transtrudelona”, “Gigia” e “Orchite no grazie”. Questi ultimi a significare come anche nei concorsi dolciari, come nella vita di tutti i giorni, si finisca spesso e volentieri in un oceano di termini espliciti e doppi sensi non richiesti.

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