Ho cercato per qualche giorno di rimanere con la testa “ovattata” e di non commentare quanto successo nel dopo-partita di Trieste-Treviso di domenica scorsa. Perché reputo sbagliato fare del mero qualunquismo solo per il gusto di farlo. O di ricorrere a quella sorta di “moda” di sparare sull’ambulanza (o magari sulla Croce Rossa, come qualcuno mi ha fatto notare di preferire NdS) per propiziare la più classica caccia alle streghe su chi sia il più colpevole o il più ignorante.

Personalmente, in queste situazioni reputo fin troppo semplice puntare il dito su qualcuno anziché su qualcun altro, così come mettere nero su bianco – forse in maniera precipitosa – che un’intera tifoseria sia razzista e votata più a offendere gli avversari che a tifare i propri colori. Diciamoci la verità, senza nasconderla dietro a un dito: gli sfottò sono sempre stati all’ordine del giorno, in partite di questo tipo. In quelle più sentite e “sanguigne”, riguardare la Trieste-Treviso di domenica scorsa è come sfogliare un lungo libro di amarcord, dove difficilmente troveremo pagine piene zeppe di pacche sulle spalle tra tifoserie rivali. Non solo nell’astronave di Valmaura, ma in qualsiasi posto del mondo dove va in scena un derby o più in generale una partita “sentita” dalle rispettive tifoserie.

Si potrebbe aprire un dibattito lungo svariati chilometri se questi tipi di comportamenti da parte di qualcuno – da una parte e dall’altra della barricata – siano sbagliati o meno. Se sia giusto mantenere un palazzo dello sport freddo e silenzioso (un aspetto su cui si discute da anni, dalle nostre parti), piuttosto che acceso di tifo e di inevitabili prese per il culo tra fazioni diverse. Non credo in tal senso sia questo il VERO punto di riflessione da intraprendere, bensì quello di prevenire in maniera il più intelligente possibile di tracimare oltre quel rimbombo di “vaffa” che – facciamocene una ragione, gente – fa parte del contesto. Perché (questo sì) qualcosina in più si può fare per limitare eventuali contatti fisici poco romantici tra chicchessìa (le famose “birre rovesciate sulla testa di qualcuno” sono solo la punta dell’iceberg).  E forse una sistemazione logistica migliore sul “dove-mettere-chi” va pensata e ragionata per un immediato futuro. Senza il bisogno di mettere in gabbia nessuno.

Non mi permetto di avere la verità assoluta in mano su questa tematica. Ma dispiace concludere un week-end sportivo nel leggere chilometri di post sui social network dove due parti della stessa tifoseria finiscono con l’osteggiarsi a vicenda. Una coda velenosa inaspettata: forse è proprio questa la vera sconfitta di una domenica con 5.000 anime al “PalaTrieste”.

No nervi, amici, sul serio. E riprendete in mano quello che è stato scritto da Andrea Coronica, non uno qualunque. Semplicemente il capitano dell’Alma, con alcuni preziosi “consigli per gli acquisti”:

Abbiamo bisogno della vostra voce!

Abbiamo bisogno che un palazzetto come il nostro ci traini quando le cose in campo non girano..

Non solo degli applausi quando le cose vanno bene ma dell’incitamento di TUTTO il pubblico quando le cose non vanno.

Solo così possiamo diventare una Squadra con la “S” maiuscola!

#voiconnoi #noiconvoi

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