La Triestina resta in Eccellenza: una delle testimonianze di chi ha vissuto la finale dalla “Furlan”
Non si è ancora spento l’eco di delusione rosso-alabardata: la Triestina (nella foto di Matteo Nedok, uno dei momenti di scoramento in campo a fine partita) , col 3-3 rimediato in casa contro la Pro Dronero, ha dovuto dire addio alla promozione in serie D, conquistata invece dai piemontesi.
Pubblichiamo una bella ed emozionante testimonianza da parte dell’utente forest, assiduo frequentatore del Forum dell’SDS, che come tanti altri tifosi ed appassionati ha vissuto in prima persona gli ultimi 90 minuti di una stagione conclusasi malissimo per l’Unione:
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“L’appuntamento sotto casa è anticipato di un quarto d’ora rispetto al solito, perchè oltre duemila biglietti venduti in prevendita fanno ben sperare.
Esco, guardo mio figlio e provo molta tenerezza: si è messo la maglia della Triestina, ha preso la bandiera della partita col Monfalcone e ha una sciarpa della Furlan quasi più grande di lui.
Arriviamo al parcheggio, e la quantità di gente che si avvia allo stadio è da big-match di serie B.
La biglietteria ha una coda chilometrica, ma il biglietto ce l’ho in tasca da giorni e non è un problema.
Entriamo, manca più di mezz’ora e faccio in tempo a salutare un sacco di amici e scambiare due chiacchiere.
Ci saranno già almeno quattromila persone, e un pò mi fa piacere un pò mi dà fastidio.
Perchè ce n’erano seimila per la finale di pallavolo e settemila per quella di basket, ma tutto l’anno questi perchè non vengono?
Comunque sia, continua ad arrivare gente e la Furlan si riempie come non accadeva da anni.
Daniel è emozionatissimo, perchè c’è il clima delle grandi occasioni.
A dieci minuti dal via, parte un coro con sventolio di centinaia di bandiere e discesa di uno striscione gigante dall’alto.
Roba da brividi.
Buona parte della cinquantina di tifosi ospiti, in tribuna, filma col telefonino, incredula che la loro squadra giochi in un contesto simile.
Squadre in campo, è ora.
Attacchiamo dall’altra parte, e per la prima volta un pò mi dispiace: spero in una partenza aggressiva, che sfrutti l’ambiente e il fatto che loro non potranno non esserne condizionati.
Attaccare sotto la Furlan aiuterebbe.
Invece la partita è una me**a, per usare un francesismo.
Nel senso che paiono cagarsi sotto in ventidue.
Noi giriamo palla a zero all’ora, loro guardano e lasciano fare.
Io penso che il loro piano sia far passare la buriana, arrivare vivi e vegeti a mezz’ora dalla fine e lì tentare il colpaccio.
Del resto, sanno di dover fare un gol, e che possono permettersi pure di prenderne uno senza essere fuori.
Ma non c’è nessuna buriana.
Non c’è niente di niente.
Solo una girata alta di Araboni, sulla quale la mia sensazione è che la palla gli arrivi troppo dietro al corpo per poter pensare di far gol.
A un certo punto loro sparacchiano un cross dalla trequarti, e per ragioni a me sconosciute Del Mestre anzichè arrivarci in comoda presa la smanaccia in corner.
Prima che lo battano, io e un amico contiamo nove alabardati (portiere compreso) nella nostra area piccola, e lui mi chiede: “Ma lasciare almeno Franciosi a centrocampo per non portarceli tutti in area, e magari ipotizzare un nostro contropiede, pare brutto?”
Io ridendo gli rispondo che se non altro possono farci gol solo da fuori, perchè in area piccola noi siamo in nove e loro in due o tre.
Infatti fanno gol.
Da dentro l’area piccola.
Come, me lo sto ancora chiedendo.
Iniziano a balenarmi orrendi pensieri sulla nostra tradizione negli spareggi con l’andata fuori: mai vinto uno che sia uno.
Ma c’è tempo.
Punizione per noi, un pò ci spero.
Sangiovanni manda via tutti, e automaticamente io smetto di sperare.
La sua milionesima punizione vale puntualmente le novecentonovantanovemilanovecentonovantanove che l’hanno preceduta.
Perchè continui a batterle è un mistero, perchè per il calcolo delle probabilità (ne tira cinque o sei a partita) sono certo che anche il custode del campo almeno un gol, prima o dopo, l’avrebbe fatto.
Continuiamo a giocare malissimo, becchiamo un contropiede sulla destra e l’arbitro grazia Vianello che meriterebbe il giallo.
Punizione per loro, sacrosanta.
Uno spiritoso vicino a me chiede se può batterla Sangiovanni, invece batte il loro 5 e la mette nel sette.
Vista da dietro la porta Del Mestre non pare impeccabile, ma è comunque una punizione della Madonna.
0-2.
Daniel è disperato: “Papà, possiamo ancora farcela?”
Ci servono tre gol, e non due come pensa qualcuno in curva convinto che col 2-2 si vada ai supplementari.
Sembra di vivere un incubo, non può essere vero.
Invece lo è.
Molti invocano rimedi dalla panchina (“Metti Da Ros, metti chi ti pare, insomma fai qualcosa!”).
Guadagnamo l’ennesima punizione, tanto lo sanno tutti com’è che funziona.
Sulla palla va Paolucci, prima che Sangiovanni lo redarguisca per averci provato: la tira lui.
E la tira come sempre.
Stavolta però la palla gli ricapita fra i piedi, o almeno così mi sembra, e lui mette in mezzo un rasoterra sbilenco che serve un avversario lanciando il contropiede.
L’impressione dal vivo, quindi non so quanto attendibile, è che Lapaine abbia almeno venti metri di tempo per fare quel che dovrebbe: abbattere l’avversario e prendersi il giusto giallo.
Ma non lo fa.
Il tipo arriva davanti a Del Mestre, ma forse per stanchezza o forse per emozione tira fuori una ciabattata improbabile.
Come la palla passi sotto la pancia di quello che io considero il miglior portiere del campionato è un mistero.
Ma succede.
E adesso incubo e realtà si mescolano.
Molta gente in tribuna si alza per andarsene (ma andatevene affanculo, non venite mai e ve ne andate dopo mezz’ora?), la curva è stordita, il clima è surreale.
Daniel si siede, con la sua sciarpa e la sua bandiera: “Papà, è finita.”
Dalla parte superiore della curva parte qualche coro di contestazione, ma a prevalere è lo stato di choc collettivo.
Intanto entra Da Ros per Cardin.
Sotto sotto io ci spero ancora, di partite ne ho viste a migliaia, spero che arrivi al più presto l’episodio che forse può ancora cambiare le carte in tavola.
Arriva, con un bel gol di Araboni.
La curva riprende coraggio, e l’ottimismo è quello dei pazzi: “se facciamo il 2-3 prima del 45′, nel secondo tempo ce li mangiamo”.
E sì, perchè una cosa è chiara e fa incazzare non poco: appena la Triestina, sotto 0-3 e senza più nulla da perdere o da difendere, ha fatto quel che doveva fare dall’inizio, loro si sono letteralmente cagati in mano.
Non segniamo, ma nell’intervallo la sensazione è che non tutto sia ancora perduto: “Se segniamo subito…”
Inizia il secondo tempo, ed è con chiarezza un’altra partita.
Si gioca a una porta, e la Pro Dronero mostra limiti difensivi talmente evidenti che girano le balle a elica per essersi consapevolmente rifiutati di evidenziarli da subito.
La Furlan è una bolgia, e quando un loro giocatore la tocca con la mano, non so quanto volontariamente, nemmeno Nucini sotto contratto con Moggi avrebbe le palle di non fischiare il rigore.
Araboni fa doppietta, e adesso la curva è un girone dantesco.
Dominiamo in lungo e in largo, Da Ros salta l’uomo sempre e comunque e spesso ne salta due o tre in sequenza.
Loro sono palesemente cotti e nel pallone, si mandano a quel paese a vicenda.
Possiamo farcela.
Entra Zetto, e in venti minuti dimostrerà quanto ci sia mancato.
Da un suo capolavoro difensivo nasce l’azione che poi si sviluppa sulla sinistra e ala fine smarca Franciosi dalla parte opposta.
Diagonale di precisione e 3-3.
Delirio.
L’ex assessore Edera coi suoi cento chili rotola addosso a Daniel, che è troppo felice per scomporsi.
Mancano venti minuti più il recupero, e penso che adesso i favoriti siamo noi.
Sarà Eccellenza, sarà quel che si vuole, ma se facciamo il 4-3 questa partita entra nella storia.
Ci crediamo tutti, adesso.
Monti di testa manda alto di un soffio, e sembra il preludio a quello che ormai pare inevitabile.
E che invece non succede.
Perchè noi siamo la Triestina.
E il lieto fine, per noi, non c’è mai.
Però ci spero fino alla fine.
Anzi, prima, ci credo, poi solo ci spero.
Quattro di recupero.
Non può finire così, adesso segniamo.
Come il Milan col Siena, come il Man City all’ultima di campionato, non può finire così.
Invece finisce.
Ed è tutta una roba molto triste, col loro portiere che ci prende pure per il c**o, coi giocatori sdraiati per terra, con Zetto che piange, con Daniel che quando sente parlare del Bire mi supplica: “Papà, ti prego, oggi no. Andiamo a casa.”
Invece ci andiamo, per fortuna.
Ed è meglio così, perchè alla fine fra disperati ci tiriamo su il morale a vicenda.
Andandoci ascoltiamo la radio, con Puglia che professa ottimismo.
Beato lui che ci riesce.
Quando Costantini dice testualmente “rispetto a Dronero siamo andati in difficoltà, perchè il campo così grande all’inizio ci ha creato dei problemi” il conducente perde il controllo dei nervi e tenta di spaccare la radio.
Ma poi passa.
Al Bire, fra amici, qualche risata riusciamo pure a farcela.
Siamo una dozzina, e sappiamo bene che qualsiasi cosa accada ci saremo anche l’anno prossimo.
Se Dio esiste, prima o poi ci ricompenserà”
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