La Nazionale non risparmia nemmeno una generosissima Svezia: e ora ci aspetta la 2° fase

La Nazionale si regala la quinta vittoria di fila a Capodistria, chiudendo a punteggio pieno una strepitosa prima fase di Europeo: finisce 82-79 per gli Azzurri in una gara che non valeva praticamente nulla ai fini della classifica (Italia già matematicamente prima nel girone, Svezia già aritmeticamente fuori dai giochi) ma che i nostri hanno voluto far propria, nonostante una prestazione non propriamente da “Win or Die”, come era logico aspettarsi dopo le precedenti sfiancanti battaglie degli scorsi giorni.

Spalti comprensibilmente semivuoti alla Bonifika Arena, per un ambiente molto più “tranquillo” dopo il pandemonio dei precedenti appuntamenti: Pianigiani dà ossigeno a Belinelli (mai utilizzato nel match) mettendo in campo Cinciarini, Aradori, Gentile, Datome e Cusin come quintetto iniziale. La Nazionale parte bene con due “bombe” in apertura (8-2 al 4′), la Svezia si affida a Taylor e Jerebko per rimanere a stretto contatto: è 14-13 a quattro minuti dalla prima sirena, situazione che si sblocca con alcuni buoni attacchi ad alto coefficiente realizzativo da parte azzurra (e un più che discreto 65% complessivo dal campo). Senza strafare, l’Italia è sul +7 al 10′ (27-20).

La Nazionale fa ruotare gran parte dei propri effettivi in campo, la stessa cosa viene fatta sull’altra sponda da coach Dean. Pianigiani chiama time-out quando vede i suoi troppo molli nel trattamento offensivo del pallone: immediatamente dopo è Melli a essere l’uomo in più per l’Italia, con 6 punti di classe (conditi però da tre falli già a metà frazione), non è da meno Vitali che dall’angolo infila la tripla del 39-31 al 15′. Ma un altro momento di relax italiano è dietro l’angolo, con un conseguente contro-break scandinavo ancora con Jerebko e Taylor che pareggiano i conti a quota 43, a due minuti abbondanti dalla pausa lunga: gli attacchi tricolori rimangono impalpabili sino al termine del secondo periodo e la Svezia chiude alla grande, andando su un meritato +5 all’intervallo (43-48).

Si registrano pochi veri strappi da entrambi le parti alla ripresa di contesa, l’Italia si rimette in moto in attacco (bene Gentile e Aradori) ma continua a concedere parecchio dalle parti del proprio canestro: gli scandinavi restano avanti sul 56-63, con la tripla del diciassettenne Hakanson che manda alle stelle l’entusiasmo dei supporters svedesi. Non appena però l’ Italia torna a difendere sul serio, l’inerzia inizia a prendere un altro padrone: quattro di fila per Cusin e la deflagrazione di Aradori riportano la Nazionale in perfetta parità (63-63 al 30′): i nostri rivedono la luce e tentano le prove generali di fuga a inizio di ultimo quarto, con un altro parziale favorevole di 7-1 (70-64). La Svezia non demorde e riesce ancora una volta a ricucire lo strappo: è Jerebko a ridare la parità alla propria formazione (e a mandare Gigi Datome in panchina per raggiunto limite di falli).

Si arriva in volata, con vantaggi risicatissimi e con una marea di gite in lunetta sia da una parte che dall’altra: il momento più importante del finale è il rimbalzo in attacco di Aradori, che si conquista il fallo e fa 1/2 per il +3 italiano a 6” dal termine (82-79). Sul capovolgimento di fronte, la bomba di Jerebko non va a fil di sirena, la Nazionale conserva immacolato il proprio ruolino di marcia e può concedersi qualche giorno per staccare la spina prima di lanciarsi verso l’avventura di Lubiana in quel della Stozice Arena: la seconda fase dell’Europeo di Slovenia richiederà energie fisiche e mentali importanti per continuare il sogno, l’Italia dovrà farsi trovare pronta per non svegliarsi sul più bello.

Italia-Svezia 82-79 (27-20 , 43-48 , 63-63)

Italia: Aradori 16, Gentile 19, Rosselli 3, Vitali 7, Poeta, Melli 11, Belinelli n.e., Diener n.e., Cusin 7, Datome 7, Magro n.e., Cinciarini 12. Head Coach: S.Pianigiani

Svezia: Hakanson 5, Skjoldebrand 2, Kjellbom 6, Pita n.e., A. Gaddefors 2, T. Massamba 6, Grant 3, Jerebko 21, B. Massambra, Rush, Taylor 28, V. Gaddefors 6. Head Coach: B. Dean

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