Grazie!
Quante volte l’abbiamo letta questa parola, subito dopo la conclusione di gara-5. Tante volte la si considera come un qualcosa di circostanza, magari col rischio di venire inflazionata o di non rispecchiare il vero significato che nasconde dentro di sé. Perché tutti i “Grazie” letti sui social, scritti da chiunque si sia appassionato alla Pallacanestro Trieste targata Alma, sono legittimi e meritati.
Spesso (anzi, quasi sempre) il cammino di una squadra prevede alti e bassi nell’arco di un campionato. Quasi nessuno è capace di dribblare questo aspetto. Tantomeno la giovane Trieste di Eugenio Dalmasson non è sfuggita a questa “trappola”, come logico ci si potesse aspettare, seppure i sorrisi abbiano all’unanimità sovrastato i mugugni e cancellato ancora una volta quel dannato “no se pol” che troppe volte ci portiamo dietro in giro per l’Italia.
Credo, avendo avuto la possibilità di viverla all’interno, che ci sia stato un piccolo segreto dentro questo gruppo, una forza che ha sempre animato ogni singolo componente del team e di chi lo ha seguito passo dopo passo in palestra e sul parquet: la voglia di chiudere ogni giorno di allenamento non guardando a quanto di buono fatto sin lì, bensì a pensare come migliorare ancor di più quel cammino nell’allenamento successivo. E possiamo dirlo: ci siamo riusciti.
Non analizziamo solo il risultato sportivo della stagione, di per sé già grasso che cola se si pensa che per il secondo campionato consecutivo si partiva con ben altre (e inferiori) velleità. E non soffermiamoci magari ad analizzare unicamente la serie playoff con Tortona, su quanto poco sarebbe magari servito per poter passare il turno o su altre mille considerazioni che in questo momento lasciano il tempo che trovano. Pensiamo piuttosto a quanta “plusvalenza” la principale realtà cestistica triestina porta in grembo al termine della stagione 2015/16, comprese alcune garanzie non da poco (un main sponsor che, oltre a cancellare quel brutto spazio bianco sulle maglie della prima squadra, ha avuto modo di appassionarsi a un mondo mai toccato in passato; un consorzio di forze imprenditoriali che hanno anch’esse la volontà di mettersi in gioco, e non solo “one shot”).
A tutto questo è doveroso aggiungere – e nemmeno questo è di circostanza – un affettuoso abbraccio, a molti appassionati e tifosi.
A tutti coloro che, dopo il -29 interno della prima giornata contro Verona o dopo l’incredibile débâcle di Matera nel finale, non si è lasciato andare unicamente ad anatemi.
A chi si è prodigato con passione infinita a colorare il PalaTrieste e a creare la marea biancorossa, a far alzare in piedi chi di norma rimane seduto e a far cantare a squarciagola chi solitamente rimane impassibile o in silenzio.
Agli “stakanovisti delle trasferte”, che hanno macinato chilometri per essere lì, a due passi dal campo, per poter dire “Ci sono anch’io con voi, biancorossi”. Per poi tornare al cinque del mattino con una stanchezza da paura, ma con la soddisfazione di aver sempre dato un segnale forte ai propri guerrieri biancorossi.
A chi si è sorbito la coda ai botteghini, stringendo poi in mano – all’uscita della biglietteria – una manciata di tagliandi con annesso grande orgoglio di poter far parte di questa famiglia, one more time.
E banalmente, a chi ha semplicemente creduto nella Pallacanestro Trieste 2004 e a chi continuerà a farlo. Perché è una parte di noi e perché, come lo dicono in molti, “questa è una malattia che non va più via”.
A tutti voi, che vi rispecchiate in queste caratteristiche: GRAZIE!
Bene….è già iniziata la campagna abbonamenti 2016/2017 ? che vado a prendere l’abbonamento nuovo.
ci vorrà un po’ di tempo per la prossima campagna abbonamenti, Mauro 🙂