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Crese Volley 2016, le pagelle sandrine di fine torneo

La parentesi sandrina alla Crese Volley 2016 si è chiusa la scorsa settimana ai quarti di finale, con una sconfitta al tie-break contro NPC 4.0 (arrivati poi al terzo posto assoluto, nel computo finale del torneo) che in parte brucia ancora per come si è sviluppata.

A distanza di qualche giorno, ecco le pagelle su tutti i componenti che sono stati i protagonisti dell’estate “All-Red” di San Luigi: non formuleremo banali voti numerici (per una volta, evitiamo di essere come la Gazzetta dello Sport per il Fantacalcio), bensì una spiegazione il più possibile esauriente per ogni profilo sandrino 🙂

  • Serena “Burry” Burato: una sola gara per lei, quella iniziale contro SIOT, poi i cavilli burocratici (chiamiamoli così) non le hanno permesso di scendere più in campo, in quanto organizzatrice del torneo e quindi col rischio di ipotetico conflitto di interessi. Sorvoleremo su questo potenziale pericolo di “inquinamento” paventato in corso d’opera (a parità di situazione, lo scorso anno le cose erano andate in maniera decisamente diversa, peccato essersene accorti a torneo 2016 già iniziato…), non di certo sull’attaccamento alla maglia dimostrata dalla neo-sandrina. Un atteggiamento di affetto contraccambiato da ogni componente della squadra, che spera di vederla al proprio fianco in future occasioni ludiche e non, libera da fardelli organizzativi. Superlativa nell’aver arbitrato addirittura una sfida del Team SDS con la propria maglia da gioco, in modalità “echissenefrega”.
  • Marco “Pive” Pivetta: il finto-capotreno delle precedenti edizioni è diventato John Wayne prima e pallanuotista a tre palle poi. Sicuramente i suoi pensieri erano rivolti ad eventi personali decisamente più “seri” (a proposito…auguri e felicitazioni!), ma ha svolto il compito che gli è stato proposto con la solita dedizione in difesa e impavido coraggio anche in attacco, contro muraglie cinesi di tutti i tipi. Si può essere pistoleri provetti anche solo con una semplice cerbottana in mano, il nostro “Pive” lo ha dimostrato a pieno titolo.
  • Clarissa “Cla” Stranich: sempre presente, sempre efficace, praticamente un’iradiddio in ogni partita. Alza il volume della radio a piacere, spesso è lei a sbrogliare le matasse più ingarbugliate nei momenti più difficili della Crese sandrina. Se avesse pronunciato “La mia è classe, cog***nazzi” avrebbe rubato ulteriormente la scena, senza pericolo di essere smentita. Un valore aggiunto anche nei post-partita, con dimostrazioni pratiche di vita apprezzate dall’intera banda sandrina. MVP del torneo 2016.
  • Fabio “Bubo” Bubola: carico a tal punto da far ricrescere eventuali gonadi strappate. Con l’adrenalina che schizza fuori dalle orecchie, il “veterano” mette in bacheca un’altra Crese contrassegnata da voti altissimi alla stessa stregua di Greg Louganis a Seoul nell’Olimpiade del 1988. Va vicinissimo al bis di MVP sandrino, ma si consolerà con una birra da litro gentilmente offerta da “Cla”.
  • Il Procione Procione “Vise”: idee chiare sin dalla scelta della maglia 1+4. E’ quello che nel corso delle quattro edizioni del Team SDS alla Crese ha mantenuto costante e immutata la propria potenza di fuoco, tra schiacciate velenose e vaporose chiome alternate da caschetti con spie luminose posteriori. All’unanimità, sarà lui il prossimo assessore allo sport della giunta comunale Sandrina che – prima o poi – si insedierà in Piazza dell’Unità d’Italia.
  • Laretta “la capitana” Cumbat: impegni di natura cestitica la tengono lontana dai campi di San Luigi per la prima parte della competizione. Generosità da sherpa himalayana caratterizzano la sua Crese, con la sottolineatura che le “tachicardie da gioco” evidenziate durante alcune azioni frenetiche sono proprie di chi ci tiene a dare il massimo sempre. Soprattutto con la maglia dell’SDS.
  • Giorgia “Gio” Arbanassi: stesso discorso fatto poco sopra per la capitana, relativamente ad altri impegni concomitanti che non le hanno sempre permesso di timbrare il cartellino nel rilevatore-presenze di Via Felluga. Un altro eccellente innesto per la squadra, dotata di pulizia e precisione tecnica degna del miglior Christiaan Barnard al suo primo trapianto di cuore. Combatte come una pazza nel quarto di finale, specialmente contro il poco tempo a disposizione che la separava prima di un viaggio verso Sant’Andrea a bordo della DeLorean di Marty McFly. Ma rimane sul campo di battaglia sino all’ultimo, essendo di fatto l’ultima a mollare la presa: stoica come Enrico Toti senza stampella.
  • Andrea “Sunshine” Pecile: il più esuberante di tutti, il miglior settimo uomo della pallavolo amatoriale moderna che ci si possa immaginare. C’è chi, scrivendo questo pezzo, ride ancora per l’ultima foto di gruppo del torneo con la maschera di Iron Man indossata subito dopo aver iperventilato a dovere, per non correre il rischio di rimanere soffocato dalla sua stessa anidride carbonica. Colonna portante della panchina, quando chiamato in causa fa sempre e solo la cosa giusta: quello che in pratica sta già facendo al Trieste Tropics 2016, di cui ne parliamo qui (messaggio promozionale, NdSandro).
  • Thomas “L’immor(t)ale” Postogna: la riviera di Barcola è diventata la sua personale Formentera. Classico bomber da spiaggia, ma molto meglio di Bobo Vieri e Alessandro Matri messi assieme: i selfies scattati come se non ci fosse un domani, sia con eccellenti pupe e mascolini ex-compagni di squadra della Pallamano Trieste, hanno già fatto il giro dell’intero globo. E alla Crese? Beh, fino a quando ha vestito i panni di Jem, sembrava poter essere un insospettabile arma in più in favore del Team SDS. Tolti i capelli blu ha perso vigore, come Maciste in versione palla da biliardo; vince il primo premio per il miglior borbottìo in sottofondo quando è relegato in panchina, con il classico rumore che assomiglia a una pentola di fagioli a fuoco vivo.
  • Andrea “Carpa” Carpanese: l’immagine di tenero papà della piccola Ginevra stona un po’ se affiancata all’istantanea di “raccogli-pallini-di-San-Luigi” di cui si vanta spessissimo durante l’intero torneo. Ma l’uomo con l’elica sulla testa è un pozzo senza fondo di saggezza e di umiltà, specialmente con la frase “Gavemo combatudo sino all’ultimo, ma dovemo sempre ricordarse chi semo” dopo l’unica sconfitta, quella che di fatto ha estromesso i sandrini dalla semifinale. “In Carpa veritas”.
  • Stefano “Folpo” Frijo: i suoi tentacoli funzionano nel 92% dei casi. Quell’8% avverso è frutto di un carico di responsabilità in attacco che si fa sentire specialmente nella sfida di quarto di finale. Avercene però di terminali offensivi di siffatto tipo!  Vince il premio della critica nell’approvvigionamento delle brocche al termine di ogni gara (chissà se avrà vinto la Coppa Chiosco?).
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