LUNEDI’ 27 GENNAIO 2020

– Quella grande risposta che tutti si auspicavano: il 4-1 dell’Unione contro il Cesena rassicura mister Gautieri, perché la Triestina ha dato un segnale forte ieri al “Rocco”: «Dopo la brutta prova di Gubbio, penso che questa era la reazione che dovevamo avere. La squadra ha dato tutto nonostante il giorno in meno di recupero rispetto al Cesena, i ragazzi hanno dato dimostrazione di carattere e voglia. Ma se pensiamo di aver risolto tutti i problemi, ci sbagliamo di grosso. Indipendentemente dal risultato, lo spirito deve essere questo». La cosa che ha maggiormente soddisfatto Gautieri, è il fatto che la Triestina è riuscita a mettere in pratica tutto quanto studiato nel prepartita: «I ragazzi hanno interpretato alla lettera tutto quanto avevamo provato – spiega – sapevamo che il Cesena ha buoni palleggiatori, ha qualità in avanti ma qualche difficoltà dietro con la difesa a tre: abbiamo capito dove potevamo colpirli e l’abbiamo fatto. Nei primi 15 minuti della ripresa, un po’ per stanchezza e un po’ perché ci siamo abbassati troppo, abbiamo sofferto, ma una volta riprese le misure abbiamo rimesso le cose a posto, come nel primo tempo». Una vittoria pesante, che Gautieri non dimentica di dedicare a chi è uscito molto malconcio dalla trasferta di Gubbio: «Una vittoria da dedicare a Malomo, uomo e professionista vero, che dopo l’infortunio si dovrà presto operare. Poi ringrazio Costantino che è venuto in panchina nonostante le sue condizioni, ma è stato di grande aiuto nel gruppo. A dimostrazione che questo gruppo è sano e ha voglia di uscire da una situazione difficile». In sei giorni dunque due vittorie convincenti e l’unico neo di Gubbio, per il quale Gautieri individua un motivo preciso: «Lì siamo mancati sotto l’aspetto della cattiveria e della lotta. In serie C è diverso dalla A, devi essere sporco, capire che squadra hai di fronte e su che campo giochi. La qualità a volte non basta, ci devi mettere altro. Devi combattere e in parte anche menare per portare a casa la partita. Stavolta c’è stata una grande risposta da tutti, anche chi è entrato in corsa, compreso Cernuto. Del resto non si vince mai per un singolo. Ora però bisogna dare continuità di prestazioni e atteggiamento, al di là del risultato. Non si deve uscire dal campo sapendo che si poteva dare ancora qualcosa in più».

– La fatica nel trovare la continuità nei quaranta minuti: forse è questo ciò che attanaglia di più Eugenio Dalmasson in sala stampa, visibilmente deluso per un match contro Milano che ha ripresentato uno dei peccati originali dell’Allianz. “Come era successo contro Varese, anche nel terzo quarto contro l’Armani abbiamo fatto fatica a trovare il ritmo giusto rientrando in campo. La squadra ha situazioni di forma fisica nei singoli che sono molto differenti tra loro, abbiamo bisogno di lavorare parecchio per trovare quintetti che abbiano una certa coesione sul parquet: tutto questo manca, anche se poi devi sempre misurare l’avversaria che hai di fronte. E contro queste squadre è chiaro che per noi sia molto faticoso giocare”. La squadra ha però costruito tiri con un po’ troppa superficialità? “Non voglio giustificare anche questo aspetto, ma anche qui dipende dalle situazioni diverse che abbiamo tra i singoli: Hickman e Washington arrivano da lunghi periodi di inattività, abbiamo bisogno di tempo per il loro inserimento”.
Su lato Armani Exchange, Ettore Messina si gode una vittoria non scontata: “È stata una gara molto combattuta fisicamente: siamo stati abili a muovere bene la palla, i 19 assist finali e le percentuali che sono poi salite da tre punti sono state variabili positive. Ci siamo compattati nel corso dei minuti, l’Allianz poteva avere il vantaggio di essere più fresca per aver giocato di meno rispetto a noi, sono contento di come l’abbiamo portata a casa. Trieste? È squadra che ha notevole atletismo: quando i nuovi acquisti saranno in forma, sarà in grado di fare bene”. 

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Gentili utenti,

sto provvedendo a ripristinare il database del sito dopo un attacco hacker avvenuto nelle scorse ore: conto di terminare il ripristino nel minor tempo possibile.

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(Sandro)

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LUNEDI’ 30 DICEMBRE 2019

  • «É stata una partita complicata, soprattutto alla vigilia, a causa dei tanti pensieri che ci hanno accompagnato. Abbiamo vinto grazie a una partita giocata di squadra, con aggressività, pur commettendo errori perchè capita di farli. Ma abbiamo dimostrato di essere un gruppo». Così parla Daniele Cavaliero, dopo l’importante vittoria contro la Fortitudo. Cosa è successo per passare in pochi giorni dalla sconfitta di Trento e questa larga vittoria?”Una bella domanda ma non ho una bella risposta. Non lo so. Avessi disposto di una soluzione per uscire dalle difficoltà, nei giorni scorsi sarei andato di corsa dallo staff tecnico per raccontarla. L’unica ricetta che mi viene in mente è che bisogna continuare a lavorare insieme”. Successo di gruppo però voi, pedine storiche, siete stati fondamentali… “Tutti hanno dato qualcosa perchè è questo l’unico modo di giocare. Sapevamo che il pubblico si aspettava tanto da noi ma ce lo aspettavamo anche noi stessi, perchè quelle figuracce fanno stare male, ve lo assicuro”. Adesso bisogna però trovare continuità. Una gara importantissima è dietro l’angolo. “Questa è stata una grande pacca di incoraggiamento, ci aspetta una partita ostica, fondamentale, a Pesaro. Io credo molto nel lavoro giornaliero. Ho visto persone ferite dallo schifo che abbiamo mostrato a Trento e quel saporaccio amaro deve continuare a essere la nostra benzina anche per le prossime settimane. Ripensiamoci, se lo riavvertiamo non vogliamo assaggiarlo più. Abbiamo la responsabilità e il dovere di tenere la barra dritta, dobbiamo credere di poter continuare a vincere e risalire la classifica e questo porterà risultati”. L’innesto di Deron Washington cosa potrà cambiare in questa squadra? “Nei momenti di difficoltà ogni aggiunta comporta un valore positivo. Più frecce ci sono nella faretra meglio è. Non so ancora se Washington sarà un’aggiunta al roster o se sostituirà qualcuno. Noi siamo professionisti e conosciamo le regole del gioco. Va bene tutto ciò che in questo momento ci può essere utile”.
  • Antonello Rodio ha intervistato Carmine Gautieri, che ha avuto il merito di dare compattezza alla Triestina, farle subire meno reti e aver portato la media punti gara da 1,1 a 1,6. Certo, molte cose sono ancora da migliorare e non tutto fila per il verso giusto, e tanto dipenderà dal girone di ritorno. Intanto questa pausa è l’occasione per fare il punto della situazione con il tecnico alabardato, a cui sono bastate poche settimane per innamorarsi di Trieste.Gautieri, qual è il suo primo mini-bilancio di questi primi mesi in alabardato? “Intanto ribadisco che sono contento e orgoglioso di poter lavorare in una piazza così importante e con una grande società di persone serie e vere, da Milanese e D’Aniello fino a tutto lo staff, compresi massaggiatori, magazzinieri e gli altri. Sul piano tecnico, ho trovato un gruppo di ragazzi straordinari e predisposti al lavoro. Qualche buon risultato è arrivato, ma è ovvio che possiamo e dobbiamo fare meglio”. E il rapporto con la città? “Trovo Trieste una piazza speciale che mi ha colpito: in città ho trovato cultura, civiltà, ordine e rispetto. La gente, a cui auguro un 2020 di serenità, mi ha accolto bene. Chi mi conosce sa qual è il mio carattere, non dico queste cose per arruffianarmi, ma perché è quello che sento. I tifosi sappiano che darò sempre il massimo per regalare loro tante soddisfazioni”. Quanto è difficile trasmettere le proprie idee subentrando in corsa, con una squadra già costruita in estate? “L’esperienza mi dice che quando subentri, devi cercare di capire subito chi hai a disposizione. Ma quando il gruppo è intelligente e cerca di recepire quello che vuoi trasmettere, tutto diventa anche semplice. Certo, ci vuole un po’ di tempo anche per i giocatori, ogni allenatore ha i suoi metodi. L’inizio è stato difficile ma dopo un po’ ci siamo capiti: i ragazzi sanno cosa voglio io e io li ho capiti singolarmente cercando di trarre il massimo da ognuno”.
    Cosa l’ha soddisfatta di più in questi primi mesi? “All’inizio ho cercato di dare ordine, compattezza ed equilibrio, perché alla minima difficoltà la squadra faticava a reagire. Sotto questo aspetto, una quadra l’abbiamo trovata, e questo mi fa ben sperare”. In cosa invece si aspetta ancora di più? “Che la squadra sia sempre sul pezzo, indipendentemente dal momento della partita e dal risultato. Non dobbiamo mai perdere le nostre idee. Nelle ultime due partite contro Modena e Rimini abbiamo creato molto, ma bisogna essere più cinici e cattivi, ottimizzare di più le situazioni favorevoli perché non sempre si hanno tante occasioni. Ma ci sono grandi margini di miglioramento”. Ora l’obiettivo è di arrivare al massimo ai play-off? “Da gennaio parte un altro campionato, ecco perché dico che bisogna sbagliare il meno possibile, ottimizzare di più e migliorare la mentalità. Ai play-off ci devi arrivare bene: ho avuto la fortuna di farli e di vincerli, si tratta di partite completamente diverse. Quindi bisognerà migliorare tutto quello che è possibile”.
    A gennaio ci sarà subito un ciclo di 3 partite in 6 giorni con tanti viaggi… “Siamo abituati, appena pensi di poter lavorare dieci giorni di seguito, succede sempre qualcosa. Ma bisogna adattarsi a tutto e farsi trovare pronti, cercando di gestire bene situazioni e forze”. Cosa si aspetta dal mercato? “Milanese capisce al volo come può migliorare il gruppo, da parte mia non è corretto dire che serve uno al posto dell’altro, quando qui tutti danno il massimo. Ma il mercato dice che se qualcuno arriva, un altro andrà via, di certo va migliorata la rosa sotto certi aspetti”. Che identikit devono avere i nuovi arrivi? “Giocatori che facciano al caso nostro non solo sul piano tecnico, ma ragazzi che capiscano anche che devono sudare la maglia e dare l’anima, che capiscano l’importanza della piazza. Altrimenti meglio non arrivi nessuno”. In genere il mercato di gennaio può essere davvero utile? “Può essere utile ma dura troppo, sarebbe meglio fosse più corto. Quasi tutte le società fanno molte operazioni negli ultimi giorni, e per tutto il mese ci sono giocatori con la testa rivolta più al mercato che al campo. Quanto a noi, se c’è chi non vuole fare parte del gruppo, non trattengo nessuno. Chi resta, deve essere convinto e pronto a dare tutto”.
    Dove può arrivare questa Triestina? “Non mi piace fare promesse. Ho detto però ai ragazzi che dobbiamo fare la corsa su noi stessi e trovare continuità di risultati: sono convinto che la Triestina può arrivare in posizioni importanti, ma dipende tutto da noi”
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SABATO 23 NOVEMBRE 2019

– Cambio al timone di comando: nel giro di una mattina, durante l’Assemblea dei soci, si cambia pagina. Nuovo presidente, Mario Ghiacci al posto di Gianluca Mauro. Nuovo Consiglio di amministrazione, ristretto a tre componenti (Ghiacci stesso, Marco Bono e Luca Farina). Una proprietà che dopo aver ripianato le perdite con l’utilizzo e l’azzeramento del capitale sociale precedente e averne deliberato la ricostituzione, è composta esclusivamente da imprenditori locali. E continuerà a essere triestina, visto che l’obiettivo societario adesso diventa la caccia a sponsorizzazioni che possano consolidare la struttura coprendo quella parte di budget che resta tuttora scoperta.Ghiacci al vertice della Pallacanestro Trieste. A volte ritornano. “Non c’è due senza tre. Dal 2001 al 2003, dal 2013 al 2015 e adesso dal 2019 a…quando sarà. Ringrazio i soci che hanno creduto in me, in particolare Marco Bono e Luca Farina che hanno investito su di me come manager ma anche come uomo”. La PallTrieste riparte da un nuovo capitale sociale, vale a dire… “Lasciamo stare i numeri, quello che conta è che si riparte con un nuovo Cda. Avevamo problemi enormi, il primo è stato risolto”. Parliamo di obiettivi. “La società va rimessa in equilibrio il prima possibile, noi ci stiamo lavorando già da un bel po’. Si lavora anche nell’ombra, tranquilli, e si è lavorato tanto”. Si cercava una proprietà. “Ma la proprietà c’è. Ed è solida. La compongono imprenditori triestini che hanno fatto sforzi importanti e si sono impegnati a farne ancora qualora non si riuscisse a reperire fondi per la chiusura del budget”. Capitolo sponsor. “Appunto, stiamo lavorando per continuare con le sponsorizzazioni e trovare nuovi marchi che vogliano farci fiducia. Ci stiamo lavorando. Mi sento di dire che vedo la luce in fondo al tunnel”. Ogni nuovo presidente fa un discorso programmatico. Forza. “Parto da quello che c’è già. Ho piena fiducia e sintonia con lo staff tecnico. Tutta la mia stima a Eugenio Dalmasson con il quale faremo tutte le valutazioni per raggiungere il prima possibile il risultato della salvezza. Ma la Pallacanestro Trieste ha tante risorse. Ha una struttura che ha tutta la mia fiducia che integrerò con professionalità in cui ho sempre creduto”. E ha l’Allianz Dome. “È iniziato il quarto anno di gestione dell’impianto da parte della Pallacanestro Trieste. Dovremo fare un’analisi attenta insieme al proprietario del Palas, l’amministrazione comunale”. In attesa di nuovi sponsor, c’è chi non delude mai. Il pubblico. “I nostri tifosi sono meravigliosi. A loro posso solamente chiedere di continuare a starci sempre più vicini. Lo hanno sempre fatto e so che lo faranno. Sono la fortuna della nostra società”. Il nuovo Cda biancorosso adesso ha solo tre nomi. Esce dalla stanza dei bottoni Gianluca Mauro che ha retto la società portandola in serie A e poi, in veste di presidente e amministratore delegato, nei mesi seguiti alla tempesta Alma. “Gianluca va solo ringraziato. Ci ha permesso di realizzare un sogno lavorando per 4 anni che sono stati bellissimi anche se ovviamente con momenti estremamente difficili”. Ghiacci, lo ha ricordato proprio lei, questa sarà la terza avventura alla guida della Pallacanestro Trieste. Cosa sente di poter trasmettere? “Ragazzi, i miei valori non li ho mai cambiati e non li cambio certo a 67 anni. Io credo nell’umiltà, nel lavoro, nell’unione, nella fiducia e nell’entusiasmo. E dico che la Pallacanestro Trieste si ama a prescindere”. Un nuovo slogan? “No, un’affermazione che mi piace. La Pallacanestro Trieste si ama a prescindere”.

– Dopo dieci giorni senza impegni ufficiali, l’ultimo è stato quello di Coppa Italia con la Virtus Verona, la Triestina domani ritorna in campo (al Rocco inizio ore 17.30, arbitra Tremolada di Monza) per la delicata e difficile sfida con il Sudtirol, secondo in classifica. E giusto per rendere ancora un po’ più complicato l’avvicinamento a una partita sulla carta già piuttosto dura, in casa alabardata è piena emergenza terzini. Innanzitutto Frascatore è ancora out: il difensore mancino, alle prese con una stagione davvero tormentata sul piano fisico, ha già saltato gli ultimi due match ma non ha ancora recuperato dopo il ko che l’ha messo fuori causa durante la partita con il Fano, incontro nel quale tra l’altro era al rientro da un altro infortunio. A questo si aggiunge l’incertezza su Scrugli, che giovedì si era fermato in allenamento per un risentimento muscolare: ieri il terzino ha svolto parte della seduta ma è ovvio che non può essere al meglio e ci sono molti dubbi sul fatto che possa essere schierato domani dal primo minuto contro il Sudtirol. Nel caso di forfait, per Gautieri si aprono due soluzioni: la prima è quella di spostare Formiconi a destra e dare fiducia al giovane Ermacora a sinistra. Il classe 2000 in prestito dall’Udinese dove si è messo in luce come capitano della Primavera, mercoledì scorso contro la Virtus Verona ha sfoderato un’ottima prova e merita probabilmente una possibilità. Certo, manca di esperienza e in una partita che si preannuncia tosta potrebbe essere un problema, ma quanto a fisicità e velocità di esecuzione il ragazzo ha dimostrato di saperci fare. L’altra possibilità è quella di tenere Formiconi a sinistra schierando come terzino destro Steffè, che del resto nell’ultimo mese ha già giostrato in quel ruolo per due spezzoni di partita. Nonostante l’emergenza, dunque, le soluzioni a disposizione di Gautieri non mancano. Anche se le eventuali modifiche metteranno ulteriori pressioni all’assetto difensivo, già sotto accusa in varie occasioni e considerate le tante sconfitte con 3 gol al passivo. Un reparto che tra l’altro domani sarà messo a dura prova, visto che quella altoatesina è attualmente la formazione più prolifica del girone. Per il resto invece il tecnico alabardato ha solamente problemi di abbondanza. Quanto al modulo, è probabile si ritorni al consueto 4-4-2, visto che il 4-3-3 visto all’inizio del match con il Vicenza non è stato certamente convincente. Se al centro della difesa non si discute sulla coppia Lambrughi-Malomo, più incerte le scelte nelle altre zone del campo. Nella zona nevralgica del gioco Giorico e Maracchi sembrano essere ancora una volta favoriti, anche se il Paulinho visto contro la Virtus, se non domani, meriterà ben presto una possibilità. Quanto agli esterni, Procaccio e Gatto sembrano davanti a Mensah e Beccaro, anche se quest’ultimo potrebbe venir utile in un certo contesto tattico. Quanto all’attacco, la coppia di partenza potrebbe essere Granoche e Gomez, visto che quest’ultimo assicura anche un oscuro lavoro di copertura. Ma bisognerà tenere presente anche la gran voglia di fare di Costantino, ex di turno e comunque entrato bene in partita nelle ultime occasioni

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Un week-end… al palo, prima di rituffarsi in campionato: dopo il turno di riposo, Eugenio Dalmasson tasta il polso della sua Trieste. E lo fa con la convinzione che, tra alti e bassi, l’avvio di stagione è di quelli da non buttare via.

Coach, prima un inizio molto difficile, poi le due ultime partite vittoriose. Forse il turno di riposo è arrivato nel momento meno propizio…

“In questi casi si è consapevoli dove finisci ma non da dove poi riprendi. In queste situazioni è chiaro che rischi di perdere il ritmo di gara, pur allenandoti in una certa maniera. Certamente avremmo preferito giocare dopo le due vittorie, ad ogni modo nella settimana scorsa di ambiti su cui lavorare e migliorare ce ne sono stati parecchi”.

A proposito di lavoro: è innegabile che più di qualcuno sia indietro rispetto agli altri. E il momento poco brillante di Elmore e Justice conferma che la loro curva di apprendimento è più ripida degli altri.

“In un sistema come il nostro è chiaro che c’è chi sta facendo fatica, ma facendo un certo tipo di scelte in estate sapevamo di andare incontro a potenziali difficoltà su qualche singolo. Jon e Kodi affrontano un basket che ancora non è perfettamente nelle loro corde, arrivando da cammini diversi: chi da un’eccellente carriera universitaria, chi invece da un’esperienza europea già alle spalle. Per loro deve iniziare un percorso diverso, da qui in avanti: sta a noi aiutarli per far trovare loro la giusta dimensione all’interno della squadra”.

Nonostante gli alti e bassi, quattro punti nelle prime cinque giornate non affatto male. E il calendario non vi è stato certamente benevolo.

“Sicuramente finire questo ciclo con due vittorie è più che positivo. Dal punto di vista della classifica non si può che essere soddisfatti, anche perché il rischio di arrivare a questa sosta a quota zero era davvero elevato. Abbiamo giocato contro tante squadre di spessore, ma attenzione a considerare più semplice il prossimo pacchetto di sfide: già domenica prossima contro Pistoia è una di quelle gare che possono valere doppio”.

Dopo l’Oriora, ci saranno Brindisi e Virtus Bologna in casa. Guardando alle “disavventure” sin qui rimediate da tante big che disputano le coppe europee, affrontarle proprio in questo periodo può essere un vantaggio?

“Credo che non si debba guardare in casa delle altre, bensì calibrare unicamente il percorso su noi stessi: è chiaro che le squadre che affrontano ulteriori impegni extra-campionato possono avere difficoltà di rendimento, è altrettanto vero che stiamo parlando di team che alla lunga troveranno i propri equilibri e i veri valori. Da parte nostra dobbiamo essere comunque bravi a giocare ogni partita al massimo, sfruttando qualche giornata storta da parte delle altre. Ma per vincere contro di loro devi essere in grado di fare sempre qualcosa di speciale”.

Sin qui, cosa le è piaciuto di più e cosa invece di meno della sua squadra?

“Ho apprezzato in prima battuta il clima che si respira in ogni singolo allenamento. Si è sempre lavorato tenendo conto degli inserimenti in corso d’opera di chi è arrivato più tardi rispetto agli altri. E visto che proprio in questo ambito c’è una differenza nelle abitudini e nei carichi di lavoro di ciascuno dei miei giocatori, vedere mediamente un buon impegno in palestra è un segnale positivo. Sono da due settimane che stiamo inoltre lavorando tutti allo stesso modo, è anche per questo che sono arrivate le prime vittorie. Il rovescio della medaglia? Forse il fatto che arriviamo da anni in cui prima eravamo predestinati a vincere, poi a giocare per qualcosa di importante. Le difficoltà sin qui incontrate sono insite nel tipo di squadra che abbiamo: è per questo che dobbiamo pensare a creare qualcosa di diverso e a ricreare quell’entusiasmo che ha contrassegnato gli scorsi campionati. Con tutto l’affetto del pubblico che abbiamo sempre al nostro fianco, abbiamo buoni motivi per ripagare la fiducia di chi continua a seguirci”.

(da City Sport di lunedì 28 ottobre 2019)

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No, quella di sabato scorso contro Brescia non è una semplice vittoria da mettere in tasca: è davvero qualcosa di più. Ci sono state due partite distinte che si sono giocate parallelamente all’Allianz Dome: la prima fatta di emozioni, lacrime e gioia finale nel segno di Sveva, perché difficilmente si sarebbe potuto perdere col suo nome sulla maglia. E ce n’è un’altra squisitamente sportiva, in un match che regala alla Pallacanestro Trieste la consapevolezza che essere “brutti” ma generosi potrebbe diventare il leit-motiv di un intero campionato. 

Quattro punti in classifica prima del turno di riposo, due vittorie di fila contro avversarie tecnicamente superiori ma con la regola non scritta che in questo inizio di campionato si può vincere e perdere con chiunque: per la banda di Dalmasson – dopo cinque partite – di verità e di piccole certezze positive e negative ce ne sono un bel po’.

ECCO IL LEADER Lo si cercava come l’avvento del Messia. E DeQuan Jones è colui che in questo momento sa realmente prendere per mano una squadra che, in certi momenti della partita, si guarda allo specchio e non sa davvero cosa fare. I 22 punti segnati di media nelle ultime due gare sono la punta dell’iceberg di un giocatore che dimostra di saper fare bene tutto quello che gli si chiede di fare: penetrazioni esplosive in uno contro uno, tiri dalla distanza segnati con le mani dell’avversario a grattargli il naso, sacrificio anche a rimbalzo. Avremmo un po’ tutti messo la firma per avere un trascinatore così in un momento già delicato di stagione, è innegabile che l’ex Orlando Magic è colui che permette a Trieste di respirare a pieni polmoni in un ambito dove a occhio nudo si è tutt’altro che continui.

LA “SOLITUDINE” DEL LOBITO Davvero imprescindibile per questa squadra: i 31 minuti in campo di Juan Fernandez contro Brescia basterebbero da soli per spiegare come in questo momento non ci sia davvero una reale alternativa al play italo-argentino. Ed è inevitabile non parlare di quella che a pieno diritto si può parlare della “grana-Elmore”, che sabato scorso con la Germani non è nemmeno arrivato in doppia cifra di minutaggio in campo. Già una bocciatura piena per l’ex Marshall? Diciamo che ci assomiglia molto, specie guardando il suo linguaggio del corpo: perennemente spaesato, poco capace di dare e darsi una scossa quando è sul parquet, ma anche con una faccia seduto in panchina di chi si sente un marziano in mezzo a un sistema di gioco in cui è ancora totalmente avulso. Basterà la pausa di campionato per permettergli di capire realmente come poter finalmente essere utile alla causa?

I PROTAGONISTI NASCOSTI Provate a riguardare per un attimo gli highlights di Trieste-Brescia. E noterete come la vittoria all’ultimo respiro contro la squadra di Vincenzino Esposito è fatta da parecchi attori protagonisti: da Cooke che, seppure più di qualcuno continui a considerarlo un maniscalco del pitturato, sta dimostrando di essere giocatore intelligente e cosciente della propria utilità da riversare sul parquet. Così come Da Ros che, oltre al “buzzer beater” segnato da metà campo, ha saputo ritagliarsi una ventina abbondante di minuti di qualità. Ma anche Strautins, “oscurato” in fatto di permanenza sul campo dalla buona prova di Jones, può diventare da qui in avanti la mina impazzita di cui questa squadra ha bisogno come il pane: sono questi alcuni esempi di come nel roster biancorosso ci siano tante piccole “formichine” abili a portare valore aggiunto. E in mezzo al mal di pancia di altri singoli (a proposito, va recuperato anche Justice, magari con qualche azione ad hoc per permettergli di tirare un po’ più piedi per terra, visto che non è in grado costruirsi da solo conclusioni affidabili…), per Trieste non è proprio un brutto andare.

(Da City Sport di lunedì 21 ottobre 2019, photo Matteo Nedok)

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Avremmo voluto parlare del week-end sportivo. Invece questo è il momento del silenzio, in ricordo di una guerriera che ha combattuto una battaglia durissima e che da poco ci ha lasciato. Ci stringiamo attorno alla famiglia e ai tanti affetti della piccola Sveva con un abbraccio forte.

In segno di lutto e di rispetto, oggi lunedì 30 settembre non ci saranno i classici “suntini” giornalieri.

Noi tifiamo Sveva, sempre. E ancora più forte in questo momento

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Ok, alzi la mano chi pensava alla vigilia di arrivare punto a punto con la corazzata Umana, alla prima di campionato. Nessuno? Bene, mi accodo pure io alla schiera. Perché non c’era una, e dico una, variabile pre-partita che poteva pendere da parte giuliana. E di per sé, chiudere solo sotto di cinque lunghezze alla fine, dopo un match in cui Trieste ha condotto per buona parte, è davvero un buon affare. E che paradossalmente presenta anche qualche recriminazione.

L’approccio mentale giusto e il pensiero che presentarsi al Taliercio come vittima sacrificale avrebbe fruttato almeno un ventello finale di divario tra le due squadre: nel ko di ieri sera non arrivano i due punti, ma qualcosa che va al di là delle più rosee aspettative. La banda biancorossa ha risposto presente nella maniera giusta, dopo un pre-campionato dove spesso si è guardato più ai limiti strutturali di questa squadra piuttosto che alle potenzialità. Premesso che i primi quaranta minuti poco possono dire, se non dare solo alcune semplici indicazioni post esordio stagionale ufficiale, il giorno dopo la sconfitta con onore contro i campioni d’Italia è di quelli che se non ti fanno alzare col sorriso dal letto, poco ci manca. E quel retrogusto amaro di un match sfumato nel momento-chiave, che ci ha accompagnato lungo tutta la A4 dopo la serata veneziana, prende il posto alla positività. Perché vedere Justice fare già il… giustiziere (segnatevelo: molti ultimi tiri passeranno dalle sue mani, nel prossimo futuro), vedere il tanto vituperato duo Cooke-Mitchell fare onestamente il proprio lavoro in pitturato (anzi, a rimbalzo Trieste ha addirittura vinto contro la squadra di De Raffaele) e il “pulcino” Elmore non farsi intimorire nell’uno contro uno offensivo, gettandosi spesso e bene in penetrazione (ma molto di più dovrà fare nella costruzione di gioco, perché spremere Fernandez in cabina di regia avrà effetti potenzialmente nefasti, più avanti…) non sono certo cose da lasciare dentro a un cassetto.

La verità è una sola: che la Pallacanestro Trieste, senza Strautins e senza Jones (e su quest’ultimo, dispiace e non poco non averlo avuto a disposizione: la speranza è di non vedere più autogol e leggerezze del genere, da parte di chi in società si occupa di tesseramenti…) ha davvero fatto paura all’Umana. E se è vero che una gara del genere, come tante come questa, si “prepara” da sola perché sai che non puoi minimamente permetterti di essere molle sul parquet del vetusto Taliercio, dall’altra presentarsi alla prima di campionato con questa convinzione nei propri mezzi non era affatto scontato. Ci siamo sorpresi dunque a vedere spesso i biancorossi mettere alle corde i lagunari nei quaranta minuti di Mestre. Cosa è mancato nel finale? Sicuramente l’energia nervosa e fisica per poterla portare a casa, così come quella gestione poco accorta del vantaggio che ha finito poi con l’essere la vera nemica di Trieste. Ma ci sarà modo e metodo di rimediare, già domenica contro Varese. E guai a pensare che sarà una gara facile, guardando ciò che i nostri prossimi avversari hanno “non fatto” nel -22 rimediato ieri sera in casa contro Sassari.

Resettare tutto, ripartire da zero e regalarsi la prima gioia dell’annata: gli ingredienti per la “prima” all’Allianz Dome sono già sul taccuino giuliano. E con i più di 4000 persone a incitarti all’ora di cena, è e sarà sempre un bell’andare.

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Spesso l’indifferenza è l’arma migliore nei confronti dei sedicenti leoni da tastiera che – purtroppo – popolano il web e i social network. C’è però un momento in cui tutto questo diventa stucchevole e fine a se stesso. Ed è proprio in momenti come questi che vale la pena, solo per un attimo, “alzare la voce” e far capire a più di qualcuno che la misura è ormai abbondantemente colma. E che al tempo stesso non resteremo più “impassibili” e con le mani in mano, come accaduto sin qui.

Con sommo dispiacere abbiamo appreso, nel corso delle ultime ore, di una serie di attacchi assolutamente fuori luogo provenienti da alcuni gruppi Facebook e diretti nei confronti della nostra comunità virtuale e verso alcuni componenti del nostro forum di discussione. 

Se da una parte stigmatizziamo con forza tali comportamenti, dall’altra comunichiamo che sarà nostra cura – d’ora in avanti – ricorrere rapidamente a tutti i mezzi a nostra disposizione (tra cui la segnalazione alla Polizia Postale) per invertire questo trend. Sia sul web che all’interno della comunità virtuale.

Grazie per l’attenzione

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Vorrei tornare a essere un bambino per partecipare al Camp”: firmato, Andrea Pecile. Non è un caso che, giunti al termine dell’edizione 2019 del Sunshine Vice Academy, iniziamo a raccontare le ultime giornate di questa kermesse con una citazione di chi, questo evento, lo ha creato già diversi anni fa. Perché, con l’obiettivo di fare le cose sempre in maniera migliore, c’è anche la consapevolezza che una settimana passata tra una marea di giovanissimi partecipanti sorridenti ripaga volentieri da tutta la fatica accumulata in sei caldi giorni. E che, in fin dei conti, noi stessi più grandicelli vedendo un’organizzazione perfetta come quella “tropicale” vorremmo poter riavvolgere le bobine del tempo per essere anche noi stessi “candidabili” per un posto in prima fila assieme alla moltitudine di piccoli protagonisti che hanno invaso l’Allianz Dome, gentilmente concesso dalla Pallacanestro Trieste 2004.

Dai risvegli muscolari di “Lollo” Giannetti a quelli di Vale Carrafiello, passando alle innumerevoli partite di Quidditch Basketball in cui anche il più giovane dei “campers” ha saputo districarsi in mezzo alle tantissime regole da rispettare. Ma anche il consueto “Space Jam”, proiettato immancabilmente ogni anno, che ha lasciato poi spazio al video della famosa bomba del Pec ai Giochi del Mediterraneo e che è valsa alla nostra Nazionale l’ultima medaglia iridata del nostro movimento: di momenti topici in questa edizione 2019 ce ne sono un sacco da sottolineare, basti pensare anche al mega-trenino condotto da Davide Pensabene e Nicholas Bazzarini (tra gli indiscussi MVP estivi del Sunshine Vice Academy), ai “fantini” e alle coreografie sulle note di “Jambo” di Giusy Ferreri salutate dal blocco di genitori presenti alla giornata finale del Camp. E il primo grazie arriva proprio dalla schiera di mamme e papà che hanno lasciato, nelle mani dello staff di Andrea Pecile, che i propri pargoletti si potessero divertire per una settimana intera insieme ai tanti ospiti speciali che si sono susseguiti.

La settimana che si è conclusa è stata per i bambini un motivo per fare nuove amicizie e per consolidare l’amore per la palla a spicchi, compagna inseparabile dei mesi e degli anni che verranno. E con un diploma, una medaglietta e un sacco di buoni-omaggio da parte degli sponsor tropicali da portare a casa, l’idea è quella di aver vissuto tutti assieme un piccolo grande sogno. Perché la pallacanestro ne regala tanti, di sogni. E la speranza è che per ognuno di questi novanta giovani cestisti in erba di soddisfazioni, con una palla da basket tra le proprie mani, possano arrivare a bizzeffe da qui in avanti.

(Si ringraziano, per gli sponsor: White Abbigliamento, Montedoro Freetime, Soks, Backdoor, Coffee at Home, Eppinger, Motocharlie, Gelato Marco, Macelleria Suppancig, Antica Sartoria di Napoli, Amigos Caffè, Non Solo Antenne, Fragola Lilla, Aiello & Partners, Just Like Home. Per gli ospiti: Valentina Carrafiello, Mark Bartoli, Giga Janelidze, Alberto Martellossi, Daniele Cavaliero, Lorenzo Giannetti, Matteo Da Ros, Juan Fernandez, Lodovico Deangeli, i ragazzi dell’u18 e dell’u16 della Pallacanestro Trieste 2004, Andrea Coronica, Stefano Bossi, Roberto Prandin, Stefania Lucia, Eugenio Dalmasson, Matteo Praticò, Sergio Dalla Costa e Paolo Paoli. E ovviamente grazie a tutti gli infaticabili istruttori!).

P.S. save the date: dal 2 al 6 settembre prossimo lo staff Sunshine sarà di scena a Villara come centro estivo pre-scuola multisport. Consiglio spassionato: non fatevelo sfuggire…

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