Di una cosa siamo e saremo per sempre convinti un po’ tutti: che, per la Pallacanestro Trieste e i suoi tifosi, il 2023 che fra qualche ora ci metteremo definitivamente alle spalle è stato un anno solare tutt’altro che da incorniciare. E a distanza di 365 giorni fa, quando i piedi biancorossi erano ancora ben puntati in serie A, di cose su cui ragionare ce ne sono indubbiamente parecchie.
Era il 30 dicembre 2022 quando arrivò l’annuncio ufficiale della firma dell’accordo per il passaggio del 90% delle quote a Cotogna Sports Group. Un matrimonio che ha reso “a stelle e strisce” un sodalizio che nel recente passato aveva vissuto di tanti momenti di incertezza, specie dopo la fine della sponsorizzazione Allianz, che indubbiamente ha dato ossigeno alle casse societarie. E un progetto che, proprio per bocca del presidente Richard De Meo, voleva essere sin da subito da “dimensione europea”, con pensieri legati anche a partecipare a una coppa continentale. Propositi per il momento messi da parte, visto che la retrocessione arrivata nello scorso mese di maggio ha riportato tutti con i piedi per terra.
A2, quindi. Una categoria che non volevamo più vedere nemmeno con il binocolo ma con la quale giocoforza abbiamo nuovamente imparato a conviverci negli ultimi mesi. E quella volontà di “rinascita” (pardon, di “rebirth”, seguendo il claim estivo) necessaria dopo i tanti errori di gestione e di valutazione degli ultimi, delicati periodi al… piano di sopra. Ci sono due nuovi “timonieri”, tra un coach come Jamion Christian spuntato fuori in estate a sorpresa per il dopo-Marco Legovich e un GM come Michael Arcieriche tanto bene aveva fatto a Varese e che da qualche mese è chiamato nell’ingrato e affascinante compito di riportare la Pallacanestro Trieste nella massima serie. E questa prima parte di stagione, chiusa con l’attuale quarto posto in classifica nel girone rosso (c’è ancora da recuperare una partita) si riassume perfettamente con la parola “rodaggio”. Termine che parecchio stiamo sentendo nominare nelle conferenze stampa, a delineare che la banda biancorossa nella sua interezza è ancora una macchina che non va a pieni giri di motore, con qualche borbottio di troppo qua e là. E che probabilmente, in mezzo a tante “Ferrari” avversarie, ha necessariamente bisogno ancora di uno step bello grande da fare per arrivare in tarda primavera a essere una seria pretendente per uno dei due posti che regalano la A. Di fatto, questo è un segreto di Pulcinella che tutti conoscono e che – se può essere considerato un vantaggio – non permetterà a Trieste di vivere adagiata sugli allori da qui in avanti.
“Corri vai non ti fermare, che di strada ce n’è ancora tanta sai”: parafrasando Max Pezzali (e ci scusiamo se averlo nominato turberà il sonno di qualche tifoso della Triestina, causa concerto al “Rocco” del prossimo mese di giugno…), il cammino giuliano nel 2024 sarà quello nel segno della… rincorsa. C’è ancora tanto da fare prima di pensare nuovamente in grande, sino a qui Trieste si è indubbiamente costruita un’identità di protagonista d’alta classifica ma al tempo stesso non ancora quella di un team che “tremare il mondo fa”. Da qui riparte l’anno nuovo: a caccia di una “rinascita” non facile, ma al tempo stesso possibile, cercando di allontanare definitivamente quei malumori che piovono dalle tribune di Valmaura…