No, quella di sabato scorso contro Brescia non è una semplice vittoria da mettere in tasca: è davvero qualcosa di più. Ci sono state due partite distinte che si sono giocate parallelamente all’Allianz Dome: la prima fatta di emozioni, lacrime e gioia finale nel segno di Sveva, perché difficilmente si sarebbe potuto perdere col suo nome sulla maglia. E ce n’è un’altra squisitamente sportiva, in un match che regala alla Pallacanestro Trieste la consapevolezza che essere “brutti” ma generosi potrebbe diventare il leit-motiv di un intero campionato.
Quattro punti in classifica prima del turno di riposo, due vittorie di fila contro avversarie tecnicamente superiori ma con la regola non scritta che in questo inizio di campionato si può vincere e perdere con chiunque: per la banda di Dalmasson – dopo cinque partite – di verità e di piccole certezze positive e negative ce ne sono un bel po’.
ECCO IL LEADER Lo si cercava come l’avvento del Messia. E DeQuan Jones è colui che in questo momento sa realmente prendere per mano una squadra che, in certi momenti della partita, si guarda allo specchio e non sa davvero cosa fare. I 22 punti segnati di media nelle ultime due gare sono la punta dell’iceberg di un giocatore che dimostra di saper fare bene tutto quello che gli si chiede di fare: penetrazioni esplosive in uno contro uno, tiri dalla distanza segnati con le mani dell’avversario a grattargli il naso, sacrificio anche a rimbalzo. Avremmo un po’ tutti messo la firma per avere un trascinatore così in un momento già delicato di stagione, è innegabile che l’ex Orlando Magic è colui che permette a Trieste di respirare a pieni polmoni in un ambito dove a occhio nudo si è tutt’altro che continui.
LA “SOLITUDINE” DEL LOBITO Davvero imprescindibile per questa squadra: i 31 minuti in campo di Juan Fernandez contro Brescia basterebbero da soli per spiegare come in questo momento non ci sia davvero una reale alternativa al play italo-argentino. Ed è inevitabile non parlare di quella che a pieno diritto si può parlare della “grana-Elmore”, che sabato scorso con la Germani non è nemmeno arrivato in doppia cifra di minutaggio in campo. Già una bocciatura piena per l’ex Marshall? Diciamo che ci assomiglia molto, specie guardando il suo linguaggio del corpo: perennemente spaesato, poco capace di dare e darsi una scossa quando è sul parquet, ma anche con una faccia seduto in panchina di chi si sente un marziano in mezzo a un sistema di gioco in cui è ancora totalmente avulso. Basterà la pausa di campionato per permettergli di capire realmente come poter finalmente essere utile alla causa?
I PROTAGONISTI NASCOSTI Provate a riguardare per un attimo gli highlights di Trieste-Brescia. E noterete come la vittoria all’ultimo respiro contro la squadra di Vincenzino Esposito è fatta da parecchi attori protagonisti: da Cooke che, seppure più di qualcuno continui a considerarlo un maniscalco del pitturato, sta dimostrando di essere giocatore intelligente e cosciente della propria utilità da riversare sul parquet. Così come Da Ros che, oltre al “buzzer beater” segnato da metà campo, ha saputo ritagliarsi una ventina abbondante di minuti di qualità. Ma anche Strautins, “oscurato” in fatto di permanenza sul campo dalla buona prova di Jones, può diventare da qui in avanti la mina impazzita di cui questa squadra ha bisogno come il pane: sono questi alcuni esempi di come nel roster biancorosso ci siano tante piccole “formichine” abili a portare valore aggiunto. E in mezzo al mal di pancia di altri singoli (a proposito, va recuperato anche Justice, magari con qualche azione ad hoc per permettergli di tirare un po’ più piedi per terra, visto che non è in grado costruirsi da solo conclusioni affidabili…), per Trieste non è proprio un brutto andare.
(Da City Sport di lunedì 21 ottobre 2019, photo Matteo Nedok)