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Alma, grazie di tutto: in serie A vola la Virtus Bologna

Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta: e la meravigliosa Alma della straordinaria stagione 2016/17 ha lottato parecchio, uscendo sì sconfitta dalla finale promozione che regalava la serie A, ma invasa da una moltitudine di abbracci virtuali, tutti quelli di una città che sino al 19 giugno ha sognato in grande, grandissimo. La corazzata Virtus fa il proprio dovere e chiude i conti già in gara-3, con un 66-72 che suggella la forza straordinaria del team di Ramagli, sicuramente non straripante come le prime due partite della serie ma sufficientemente lucida sino al termine per staccare il biglietto che la riporta nell’Olimpo del basket nazionale.

Il rumore dell’Alma Arena, nei minuti che precedono la palla a due, è un qualcosa che difficilmente si è visto a Trieste negli ultimi decenni di basket giocato. È Cavaliero a rompere il ghiaccio per Trieste, con Lawson, Parks e Ndoja a esibirsi subito dopo con un canestro a testa da tre punti: ad accendere ancor di più l’inferno dantesco di Valmaura ci pensa Green, abile a raccogliere in cielo l’alley-oop di Parks, tuttavia la Virtus anestetizza alla grande la carica biancorossa, trovando in Rosselli l’uomo in più in pitturato a fare già discreti sfracelli (7-12 al 4′). Il vantaggio della Segafredo raggiunge le sette unità con l’appoggio al vetro di Spissu, l’Alma si tiene in linea di galleggiamento con il solito cuore targato Coronica (9-15) ma con poco reale fosforo in fase di costruzione di gioco. Green prova a dare uno scossone con il coast-to-coast del -4 all’8′, a cui segue un 4-0 fulmineo di parziale interno che regala a Trieste la parità a quota 15: la Virtus ha mani freddine dalla linea della carità (solo 1 su 4 nei primi dieci minuti), i giuliani ringraziano e con la schiacciata allo scadere di Cittadini mettono per la prima volta il muso avanti (19-18).

A inizio di secondo quarto Bologna ottiene parecchio valore aggiunto dal perimetro (bene Lawson e Umeh), trovando poi qualche pertugio prezioso in area e rubando anche qualche buon pallone per poi riversarsi in contropiede: la Virtus si rimette ben presto in carreggiata (26-31 al 15′), l’Alma chiude la porta al piccolo principio di allungo felsineo con le triple di Baldasso che – prima di sedersi in panchina nonostante sia più caldo di una colata lavica – porta Trieste nuovamente avanti di due punticini al 18′ (35-33). I giuliani non riescono però a chiudere in vantaggio alla pausa lunga, addormentandosi a 4” dalla seconda sirena sulla schiacciata di Lawson direttamente da rimessa di Spizzichini (37-38).

L’Alma riparte bene nel terzo quarto: una bomba a testa per Da Ros e Pecile regalano il momentaneo +4 biancorosso al 23′, ambito in cui nuovamente la Segafredo non dà il minimo segno di cedimento. Lawson riporta avanti le “V Nere” sul 49-51 e Trieste si ritrova nuovamente a inseguire, seppur di poco, tenuta in vita ancora una volta da Baldasso (ancora -2 sul 54-56), costretta a qualche punto di gap anche alla penultima sirena, sul 54-58. Bologna fa le prove generali di fuga a nove minuti dal termine, con il solito straordinario Umeh (54-63), il nuovo sussulto biancorosso è targato Green (2+1, poi schiacciata su assist di Cittadini) e soprattutto da un palazzo dello sport dove il meraviglioso pubblico di fede giuliana canta a squarciagola “La gente come noi non molla mai”. Un fiume in piena di adrenalina e di carica emotiva, che spinge la squadra di casa a pareggiare i conti sul 63-63 ancora con Green: la rottura prolungata della Virtus dura parecchio, sino a quando Rosselli riesce, a quattro minuti dal termine, a mettere due punti fondamentali nel traffico sotto canestro. L’arrivo in volata è per gente con gonadi, come quelle dimostrate da Spissu che imbuca dall’angolo il 66-70 a 1’26” dalla sirena finale: Trieste ricorrere per due volte all’istant-replay nel giro di quaranta secondi, ma il destino è tutto nelle mani della Segafredo, che chiude baracca e burattini con la schiacciata di Lawson. Finisce qui il sogno biancorosso.

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